La Polizia stradale rischia di rimanere a piedi, ma il presidente della Repubblica può senz’altro sentirsi al sicuro. A fronte dei paventati tagli al comparto, infatti, che tanta maretta stanno generando tra gli operatori delle forze dell’ordine, esiste un servizio che non conosce crisi. Quattordici milioni e 300 mila euro di stanziamento nel bilancio di previsione 2014; 793 unità, tra poliziotti, carabinieri e corazzieri, il cui stipendio “grava in misura largamente prevalente sulle amministrazioni di appartenenza”, quindi costa allo Stato almeno altri 30 milioni di eurol’anno, considerando una retribuzione media di 40mila euro lordi. E i 14 milioni a che servono? A pagare al personale le indennità supplementari, come vedremo.

Le cifre sono facilmente verificabili: come ogni anno, all’inizio di febbraio, sul sito del Quirinale è apparsa la nota illustrativa del bilancio di previsione 2014. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha sempre voluto evidenziare i risparmi operati sotto la sua gestione, e la nota non ne fa mistero: i 228 milioni di euro a carico dello Stato “sono pari a quelli del 2008, con una riduzione in valore reale di circa il 12 per cento, tenendo conto dell’inflazione”. Cifra che viene confermata anche per i prossimi due anni, “grazie a ulteriori misure di riduzione della spesa adottate nel corso del 2013”. Sicuramente un segnale positivo. Eppure, quando poi si passa al comparto sicurezza, le cifre relative ai tagli appaiono ben poca cosa: “La consistenza del personale distaccato per esigenze di sicurezza – si legge ancora – si è ridotta nel corso del 2013 di 26 unità, passando da 819 a 793”, corazzieri compresi. Il numero è stabilito da un decreto interministeriale e non dalla Presidenza, fa sapere il Colle.

MA A CHE servono tutti questi uomini? La risposta viene dal passato. “È istituito presso la Real Casa un Regio commissariato di pubblica sicurezza per la tutela dell’augusta persona di sua maestà il re e della reale famiglia nell’interno delle reali residenze e fuori di esse… eccezion fatta per quella parte del palazzo ove il servizio è disimpegnato dai carabinieri Guardia del re”: così recitava il regio decreto del 6 novembre 1900 che istituiva quello che sarebbe diventato l’Ufficio presidenziale della Polizia di Stato. Un ex direttore dell’Ispettorato, Vito Rizzi, ha spiegato così qualche anno fa le ripartizioni dei compiti: “Inizialmente il servizio di vigilanza all’interno della residenza era svolto in parte dagli uomini del commissariato e in parte dai carabinieri Guardia del re. Oggi invece tutti i compiti di rappresentanza e di sicurezza all’interno del Quirinale sono completamente assicurati dai corazzieri, mentre i servizi esterni di protezione e di scorta del presidente, nonché di vigilanza e di presidio di tutti i siti presidenziali, sono svolti dal personale del nostro ufficio insieme ai militari del Reparto Carabinieri Presidenza della Repubblica”. Naturalmente se Napolitano si reca in visita in qualche città, a loro si aggiunge il personale del posto.

Coloro che lavorano per il presidente hanno diritto a un’indennità, che appunto grava sulle casse del Colle (i famosi 14 milioni di euro) e che varia dai 400 euro per gli agenti agli oltre 1600 per i dirigenti. L’indennità si somma allo stipendio e alle ore di straordinario, che spesso sono oltre 50 in un mese. Un posto di lavoro decisamente ambito. “Consideriamo che le squadre mobili non hanno indennità e che la stessa Direzione investigativa antimafia ne ha una di soli 200 euro al mese per gli agenti”, sottolinea Gianni Ciotti, segretario nazionale del Sed, sindacato nato da pochissimo dopo una travagliata scissione nel Silp Cgil. “Noi siamo assolutamente d’accordo con Renzi sulla necessità di tagliare, ma se si vanno a toccare le sezioni della Polstrada si fa un danno ai cittadini, è come lasciare scoperti 200 km di autostrada. Bisogna invece intervenire sui palazzi istituzionali, che hanno un numero esorbitante di personale, spesso sovrapagato. Per dare un messaggio agli italiani, cominciamo dal Colle”.

da il Fatto Quotidiano del 10 aprile 2014

Riceviamo e pubblichiamo dalla Segreteria generale della Presidenza della Repubblica

Gentile direttore, mi riferisco all’articolo apparso ieri su “il Fatto Quotidiano” dal titolo “L’Esercito di Napolitano”. Al riguardo desidero precisare che la cifra riportata di 793 unità di personale delle diverse forze di polizia distaccate al Quirinale per ragioni di sicurezza si riferisce alla data del 31 dicembre 2013 ed è il frutto delle riduzioni, operate negli anni precedenti, di ben 293 unità rispetto al contingente di 1.086 esistente alla data del 31 dicembre 2006. Rispetto al dicembre dello scorso anno vi è già stata nel corso del 2014 una ulteriore riduzione di 21 unità ed altre riduzioni sono previste nell’ambito della riorganizzazione dei servizi già programmata e ulteriormente intensificata, su sollecitazione del Presidente Napolitano, nell’ambito dell’auspicata revisione generale della spesa. In tale ambito è anche allo studio una ulteriore riduzione dell’importo delle indennità di distacco, che si aggiungerà a quelle già decise, rispetto alla disciplina risalente al 1997, una prima volta il 1° gennaio 2008 nella misura del 15% e da ultimo il 1° maggio 2013 nella ulteriore misura del 5%. Ho ritenuto opportuno sottoporre all’attenzione dei lettori del giornale da lei diretto questi ulteriori dati, oltre quelli riportati correttamente nell’articolo, per sottolineare come il Presidente Napolitano abbia affrontato il tema di una riduzione del personale addetto alla sicurezza della Presidenza della Repubblica e dell’importo delle relative indennità di distacco fin dall’inizio del suo mandato e continui tuttora nell’opera di ridimensionamento del contingente e del costo relativo, facendo anche appello alle autorità responsabili di specifiche valutazioni circa le reali esigenze di sicurezza della Presidenza della Repubblica.

Cordialmente
Donato Marra

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