Tagliare un bosco di 1500 ettari per fare cassa. È quanto sta avvenendo a Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, dove il Comune ha disposto il taglio di numerosi abeti bianchi tra i quali anche diversi alberi “monumentali” che hanno un diametro superiore a 80 centimetri. Il sindaco Bruno Rosi si difende: “Si tratta di alberi malati. Il taglio rispetterà il piano di utilizzazione del bosco”. Ma c’è chi sostiene: “Il bosco sarà violentato. Il Comune lo vende per evitare il dissesto finanziario”. Il bosco ‘Archiforo’ rientra, inoltre, nel Parco naturale regionale delle Serre che dovrebbe garantire la conservazione delle piante rare e dove operazioni massicce di disboscamento non potrebbero essere consentite. Tra l’altro, il Piano di utilizzazione del bosco, redatto dall’Università di Reggio Calabria e approvato dal Comune, lo dice chiaramente: “Gli alberi monumentali di maggiori dimensioni (superiosi a 80 cm), anche di cattiva forma, sono di alto pregio estetico, e per questo devono essere esclusi dal taglio”. “Sono polemiche politiche – ribatte il sindaco -. Il bosco produce solo 300 mila euro all’anno. Questo significa che non è sfruttato a dovere”. Intanto, il 25 marzo ci sarà l’asta nei locali del Comune che così intende sanare i conti. In sostanza saranno abbattuti 2603 piante di cui 1090 esemplari di rarissimo Abete bianco, conosciuto come il “principe dei boschi”  di Lucio Musolino

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