L’Italicum valido solo per la Camera dei deputati. L’emendamento alla legge elettorale che fa già arrabbiare Forza Italia è firmato dal deputato bersaniano Alfredo D’Attorre. Nell’ipotesi della proposta di modifica per il Senato resterebbe il sistema proporzionale puro prodotto dall’affettamento del Porcellum da parte della Corte costituzionale. Se già la questione delle riforme elettorali è spesso roba da amatori, in questo caso si intreccia alle strategie politiche e le dinamiche quasi cervellotiche. Il politichese trionfa più che altrove e i doppi fini, pure. Dunque la proposta di D’Attore, letta così, sembra poco comprensibile: se per ipotesi cadesse il governo dopo l’approvazione della riforma elettorale, avremmo una legge elettorale (piena di difetti, ma chiara) a Montecitorio e un sistema destinato alle larghe intese forever a Palazzo Madama. Ma dietro alla mossa del parlamentare democratico c’è ovviamente di più: il tentativo di “costringere” Forza Italia a rispettare gli accordi su tutto il pacchetto su cui si è chiusa l’intesa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, i quali non prevedono soltanto la riforma elettorale, ma anche l’abolizione del Senato e la riforma del Titolo V della Costituzione. “La proposta – spiega dunque D’Attorre – va nel senso del messaggio lanciato da Renzi ed è una possibile base di mediazione che evita pasticci elettorali ed è coerente con il superamento del Senato“. Emendamenti analoghi, assicura il deputato del Pd, esistevano già a firma di molti gruppi politici. Il senso è: cambiamo la legge elettorale solo alla Camera, così facciamo prima, e poi eliminiamo direttamente il Senato con cariche elettive (come si sa nel progetto Renzi-Berlusconi la Camera alta si trasformerebbe in Camera delle autonomie, composta da sindaci e presidenti di Regione).

Forza Italia, però, si agita: “Cambiare la legge elettorale solo per la Camera creerebbe solo caos, caos che la Corte Costituzionale non potrà far altro che dichiarare illegittimo alla prima occasione” afferma Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio che parla di “ennesimo ricatto a cui dovrà rispondere il neo presidente del Consiglio, che non può tornare indietro rispetto a quanto già annunciato e pattuito con le maggiori forze politiche”. “L’emendamento D’Attorre, al pari di quello Lauricella, è semplicemente un altro tentativo da ‘apprendisti stregoni’ per tentare di bloccare la necessaria riforma elettorale”.

Giuseppe Lauricella è il deputato Pd che per primo – settimane fa – ha proposto di legare il destino della riforma elettorale a quello delle altre riforme istituzionali. La sinistra del Pd, dunque, su questo punto fa quadrato. “La riforma del Senato deve precedere l’entrata in vigore della riformata legge elettorale. L’emendamento Lauricella è irrinunciabile” dice l’ex viceministro Stefano Fassina. La soluzione di D’Attorre, secondo Cesare Damiano, è “un positivo compromesso”. Ma queste proposte ottengono un certo successo anche fuori dal Pd, tra i partiti che sostengono il governo in particolare: emendamenti simili sono stati presentati da Scelta Civica, per esempio. “Sulla legge elettorale è indispensabile portare subito a casa i risultati – rafforza il concetto l’ex ministro della Pubblica amministrazione, Gianpiero D’Alia (Udc) – Approvarla in pochi giorni per la sola Camera dei deputati è un modo corretto di procedere, visto che l’accordo complessivo sulle riforme istituzionali prevede il superamento del Senato per come lo abbiamo inteso fino a oggi”. 

I sostenitori dell’Italicum vedono in questa serie di prese di posizione banalmente un tentativo per rinviare il più possibile il “rischio” di tornare al voto. “Quelli che non vogliono cambiare legge elettorale – scrive il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti (Pd) – sono tanti, si agitano molto, marciano separati ma colpiscono insieme. Sarà dura”. “Se si cambiano le carte in tavola,allora è il gioco stesso a cambiare – aggiunge Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) – Con il Pd abbiamo siglato un accordo rivoluzionario capace di garantire agli italiani una nuova legge elettorale. Se ora il Pd cede al ricatto dei piccoli partiti, modificando l’Italicum e ritardandone l’entrata in vigore, siamo sicuri che gli italiani concorderanno con noi nel tratte le dovute conseguenze”. E i berlusconiani tirano la giacca a Renzi, inevitabilmente: “Forza Italia ha una posizione sola, ed è quella che abbiamo assunto dall’inizio: c’è un patto, noi lo rispettiamo – dice la responsabile comunicazione Deborah Bergamini – La palla sta a Renzi, che ha due strade davanti a sé: il pieno rispetto degli accordi, in linea con la politica del ‘fare’ che ha reclamato in passato, oppure un gioco al ribasso, su più tavoli, una specie di politica ‘double face’ dal respiro corto”.

La legge elettorale “Renzusconi” domani 4 febbraio arriverà in Aula per il voto sui primi emendamenti. Sono circa 40 i nuovi presentati in Aula. Ai 40 di oggi si aggiungono i 406 emendamenti e 136 subemendamenti depositati dai gruppi le scorse settimane. Come deciso dalla conferenza dei capigruppo, però, gli emendamenti che saranno posti in votazione saranno 225. Non pare di vedere grosso spazio per cambiamenti significativi all’impianto iniziale. Eppure uno degli stessi “fondatori” dell’Italicum ora non riconosce più la sua creatura: “Il testo è da rivedere, ci sono errori” dice Roberto D’Alimonte in un’intervista al Corriere della Sera. I punti da modificare, secondo il politologo e principale collaboratore in materia di Renzi, sono il premio di maggioranza che dovrebbe essere innalzata al 40% e la soglia di sbarramento per l’accesso in Parlamento: “Un’unica soglia uguale per tutti e fissata al 4% semplificherebbe il sistema e lo renderebbe più presentabile” dice D’Alimonte. Attualmente, invece, ci sono varie soglie di sbarramento per chi si coalizza, per chi non si coalizza, per i partiti regionali (con la norma “Salva Lega”). 

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