Matteo Renzi che spinge da una parte. Ncd che preme dall’altra. Scelta Civica che chiede un ministero di peso dopo la spaccatura propria e del Pdl. Il presidente del Senato Grasso che incassa l’avvertimento del Colle sugli emendamenti ma mostra segni di insofferenza verso il premier Letta. L’ultimo pasticcio sul decreto Salva-Roma, trasferito in fretta e furia dentro al milleproroghe con tanto di monito del Quirinale, riapre la partita dell’equilibrio dentro al governo, sempre più precario.

La data cerchiata sul calendario è quella del 15 gennaio. Per quel giorno il nuovo segretario del Partito democratico vuole avere in mano gli elementi per il cambio di passo più volte chiesto all’esecutivo. Sul tavolo ci sono tutti i cavalli di battaglia con cui il sindaco di Firenze ha vinto la sfida delle primarie: legge elettorale e job act in primis. Rimpasto di governo a seguire per segnare il cambio di passo, con il placet di Scelta Civica, sempre più oscurata dentro l’esecutivo. Sul primo punto, la partita è quella di un Mattarellum rafforzato, l’unico sistema che potrebbe attirare l’interesse anche di Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Renzi preferirebbe – è noto – un sistema a doppio turno, Alfano è disponibile al confronto. Non Fi e M5S. E su questo il sindaco non vuole arrivare allo strappo: le regole del gioco non si cambiano a colpi di maggioranza. Tanto più che quella che sostiene il governo Letta è sempre più instabile. Se a qualcuno fosse sfuggito, è stato l’ex presidente del Senato Renato Schifani  a ricordarlo con una intervista al Messaggero

”Il governo Letta si regge in Senato sui voti del nostro partito – ha detto Schifani – questo governo stipulerà a gennaio un patto di coalizione, che chiediamo anche noi per individuare linee strategiche che qualifichino ulteriormente l’azione dell’esecutivo”. Nuovo Centrodestra è “determinante” nel nuovo patto di coalizione e chiede pari dignità nell’informazione della Rai. “Lamentiamo, e ci muoveremo nelle dovute sedi al più presto – precisa Schifani – il fatto di essere ignorati sistematicamente dal servizio pubblico della televisione. Che si occupa in maniera esclusiva delle prime tre forze politiche”, Pd, M5S e Fi. “Renzi deve dimostrare di essere coerente con quanto ha detto nella campagna per le primarie e noi saremo altrettanto coerenti con quanto detto in occasione della nostra non adesione a Forza Italia. Ossia: stabilità dell’esecutivo nell’interesse degli italiani, ma puntuale realizzazione di alcuni punti programmatici rigorosamente di centrodestra”. 

A far traballare ulteriormente le già fragili gambe della maggioranza di governo, c’è poi la sempre più ‘trascurata’ Scelta Civica. Ieri il capogruppo Andrea Romano ha esplicitamente chiesto un “riequilibrio” del peso del partito, annunciando battaglia: “Se non si apre una fase nuova voteremo in libertà anche quando il governo metterà la fiducia”. Intanto il segretario Stefania Giannini ha spedito una lettera riservata al premier. Oggetto, una “agenda di metodo e merito che possa sostenere il governo”. Tradotto: un ministero economico da cui farsi sentire. 

Insomma, mentre il Quirinale continua a chiedere al governo di fare quelle riforme in nome delle quali Napolitano ha accettato un secondo settennato al Colle, i partiti sembrano molto più interessati a mantenere la visibilità necessaria a trovare una posizione di forza in vista di una futuro ritorno alle urne. Del rischio logoramento è consapevole lo stesso Renzi, che non vuole fare “la fine di Veltroni”. Per parte sua, invece, il premier Letta si mostra saldo in sella, ma lo screzio con il presidente Grasso sugli emendamenti al Salva-Roma mostra che anche sul fronte istituzionale il clima è sempre meno tranquillo.

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