Cari Numeri Due, le larghe intese, appena passate a miglior vita, hanno generato un’ecatombe di leader (Bersani, Berlusconi, Monti), sicché non siete rimasti che voi.

Cari Enrico Letta, Angelino Alfano, Mario Mauro, Gianni Cuperlo e Matteo Renzi, voi siete – senza offesa, ma oggettivamente – dei numeri due, nel senso che nessuno di voi si è mai imposto direttamente come prima scelta. Se ora vi trovate in primo piano, è solo perché chi era sopra di voi si è ritirato o è stato espulso dalla gara. Mai, di vostro (almeno per ora), avete vinto la partita. E ora ci troviamo nel regno dei numeri due.

Lei, presidente Letta, per la verità è addirittura un numero tre, visto che quando si candidò alle primarie Pd nel 2007 si classificò soltanto terzo, dopo la Bindi e il vincitore Veltroni, con appena l’11,02% dei voti. Diventato poi numero due di Bersani, come vicesegretario, l’ha scavalcato a Palazzo Chigi, perché aveva fallito. Solo in un paese come il nostro chi non è scelto neanche dagli elettori del suo partito può diventare il presidente del Consiglio di tutti gli italiani…

Che lei, Alfano, sia un numero due, non c’è neanche bisogno di motivarlo. La nominò suo delfino “senza quid” Berlusconi e ora che la magistratura – e non lei – ha fatto il lavoro sporco, gli si rivolta contro e guadagna la scena. Si dice “Meglio tardi che mai”, ma forse nel suo caso sarebbe stato più giusto “Meglio mai che tardi”. Ha più dignità e credibilità chi molla il suo capo in difficoltà, cui deve tutto e che ha sostenuto per anni votando tutte le sue leggi, o chi gli resta fedele fino alla fine, immolandosi con lui?

Una carneficina di leader, dicevo, le larghe-piccole intese. E Monti non ha fatto eccezione. Il suo Macbeth è stato lei, caro Mauro, altro numero due, che l’ha mandato a occuparsi del cagnolino Empy e si è sposato con Casini.

Quanto a lei, Cuperlo, è stato l’ombra di D’Alema per anni. Dopo la presunta rottamazione, i ruoli si sono semplicemente invertiti. Secondo la leggenda, non scrisse il terzo libro di D’Alema sul Kosovo perché la sua prima stesura lo fece addormentare. Ma se riusciva a tramortire D’Alema, come può risvegliare i cuori assopiti degli elettori?

L’ultimo salvatore della patria è lei, caro Renzi, oggi leader indiscusso nei sondaggi. Eppure, appena un anno fa, lei perse le primarie del centrosinistra o mi sbaglio? Tutti gli altri, nel frattempo, sono finiti nel dimenticatoio e lei – da numero due – si è autoripescato. Ma se pure, com’è probabile, si prende il Pd, non rischia di fare ancora il numero due: di Letta, Alfano e Mauro in versione governativa? Capisco che siamo il paese delle seconde occasioni (solo per alcuni), capisco che si deve rinnovare la classe dirigente (però davvero), capisco che per tutti voi, numeri due, sia un’occasione unica per avere potere (e quando vi ricapita?); ma non meriteremmo anche noi italiani, finalmente, l’occasione di avere a che fare con qualche numero uno?

Un cordiale saluto.

il Fatto Quotidiano, 28 Novembre 2013

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