Qualcuno dirà che un ultimatum è fatto di parole al vento, qualcuno dirà che un ultimatum è una parola forte. Lo diciamo convintamente, non è retorica, non sono parole al vento: abbiamo lanciato un ultimatum al governo Letta perché niente è più forte di quello che viviamo quotidianamente sulla nostra pelle, perché siamo stufi dei proclami, perché ora è il tempo del cambiamento. Con la legge di stabilità in discussione in Parlamento si colpiscono gli studenti fuori sede a cui vengono fatte pagare maggiori tasse sulla casa, con i tagli alle Regioni verranno colpite nuovamente le nostre borse di studio, con i tagli alla sanità a rimetterci saranno quelli che la sanità privata non possono permettersela.

Studenti, precari, giovani disoccupati. Tutti soggetti utili per agitare l’ennesimo scontro tra Grillo e Letta, ma puri orpelli nelle politiche “vere”, quelle sostenute da investimenti di lunga durata. A sentir parlare i Governanti degli ultimi anni tutte le scelte politiche sarebbero state fatte per i giovani, Monti arrivò a dire che persino il Tav Torino-Lione era per i giovani. Se qualcuno dicesse che i militari in Afghanistan fanno il bene dei giovani ne avremmo sentite davvero di tutti i colori ma almeno questa, per ora, ce l’hanno risparmiata.

Oggi il dibattito politico ci propina il “bonus giovani”, l’ennesima prebenda per un 40% di disoccupazione giovanile che non dovrebbe essere affrontata con un “bonus” ma con un piano straordinario per l’occupazione con investimenti veri in ricerca e innovazione per superare l’attuale, obsoleto, modello di sviluppo. Oggi alle giovani generazioni servirebbe una riforma del welfare che punti ad introdurre forme di reddito per chi studia o è senza lavoro. Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha detto qualche settimana fa che siamo poco istruiti: non è vero, i dati dimostrano che anche chi di noi è istruito è costretto ad emigrare, a cercare fortuna all’estero. Il problema, quindi, non siamo noi ma le politiche dei Governi passati e presenti. Per questo forse è sbagliato dire che siamo noi a lanciare l’ultimatum al Governo: sono le nostre condizioni materiali e l’incertezza sul nostro futuro a farlo.

E’ per questo che il 15 Novembre scenderemo in piazza in tutto il Paese e mentre la Commissione Bilancio del Senato stilerà le sue priorità noi ci riprenderemo il diritto di dire le nostre priorità. Se il Governo, a seguito della firma del Two Pack, si sente in dovere di presentare alla Commissione Europea la Legge di Stabilità, noi ci sentiamo in dovere di dire al Governo che il parere che deve ascoltare è il nostro, di chi vive quotidianamente in Italia, di chi vorrebbe viverci, di chi giorno dopo giorno prova a cambiarla per renderla un Paese migliore. Le nostre priorità ce le abbiamo chiare, noi siamo noi ad essere muti, è la politica ad essere sorda.

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