Molti che commentano i miei post mi accusano di essere di destra. Anzi, qualcuno azzarda addirittura che io ed Il Fatto Quotidiano siamo di “estrema destra”. Prendo queste critiche seriamente e mi sento tenuto a rispondere per ciò che mi riguarda.

Provengo da una famiglia di sinistra. Mio nonno materno morì addirittura a seguito di un incidente occorsogli mentre fuggiva da una retata fascista. Allora essere di sinistra aveva ben altro significato rispetto ad oggi, quando non sai come qualificare gente che aprioristicamente si situa a sinistra ma ragiona come qualsiasi capitalista. Non fu forse Bersani a dare una spinta decisiva nel campo delle  privatizzazioni dei servizi? Parentesi: qualche giorno fa ho partecipato ad un incontro pubblico a cui un amministratore del Pd è arrivato in ritardo giustificando lo stesso col fatto che era andato a trovare un compagno in ospedale. Che senso ha oggi parlare di “compagni”? Chiusa parentesi.

Un tempo essere di sinistra significava indubbiamente essere portatori di valori di solidarietà, ma tra questi valori non rientrava l’ambiente, il territorio, un po’ perché, diciamolo pure, erano altri tempi, un po’ perché nella cultura di sinistra la tutela ambientale non era considerata se non in funzione delle condizioni di vita dei lavoratori, in fabbrica e fuori. Lo stesso Marx riteneva che la natura dovesse essere sottomessa dall’uomo ed all’uomoLa natura era funzionale alla vita sulla terra. Ed in questo non era poi tanto lontano dalla visione cristiana dell’uomo come custode dell’universo.

La sinistra quindi, che fosse sinistra socialista o comunista, si faceva portavoce di uno Stato che si prefiggeva il bene comune, di uno Stato che difendeva anche i beni comuni, ma non di uno Stato che fosse necessariamente anche attento a salvaguardare territorio ed ambiente. Anzi, spiace dirlo, ma tra lavoro ed ambiente, spesso si salvava il lavoro, persino e purtroppo quando i lavoratori ne morivano. Quante fabbriche della morte ci sono state in cui i sindacati non hanno mosso un dito pur sapendo che si moriva dentro e fuori dello stabilimento?

Del resto, anche quando ancora esisteva il PCI i comuni retti da questo partito non era che si distinguessero particolarmente in questo campo.

Dunque, veniamo al punto. La tutela del territorio e dell’ambiente naturale non è nel DNA della sinistra. Lo è in quello della destra? Se per destra intendiamo un atteggiamento di conservazione, contrapposto ad uno sviluppista, allora direi che effettivamente la tutela ambientale è più patrimonio di un conservatore che di un progressista. Forse la battaglia simbolo dai cui nacque l’ambientalismo fu quella condotta da John Muir contro la diga  nella valle di Hetch Hetchy, che doveva portare acqua potabile a San Francisco. Quella famosa battaglia, peraltro persa (oggi la diga è all’interno del parco nazionale di Yosemite) è un po’ il simbolo della volontà di conservazione, di preservazione per le generazioni future. Una battaglia contro lo sviluppo costi quello che costi, quello sviluppo che stiamo vivendo oggi.

Ma, detto ciò, forse sarebbe meglio ragionare fuori dagli schemi abituali e riconoscere che la tutela dell’ambiente ha più a che fare con la saggezza e la lungimiranza piuttosto che con la schematizzazione sinistra/destra.

 

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