La reale portata dei tagli alla sanità si conoscerà solo in serata, al termine della riunione del consiglio dei ministri. Ma è sulla scura che rischia di abbattersi sulla spesa per la salute che continuano a concentrarsi gli sforzi dei tecnici del ministero dell’Economia. Per cercare di ridurre la cifra circolata ieri nella bozza delle legge di stabilità: 4,15 miliardi di euro in tre anni. Troppo per il ministro Beatrice Lorenzin, che in cdm chiederà “zero tagli per il 2014” e assicura sorridendo: “Torturerò nelle prossime ore il titolare del Tesoro Fabrizio Saccomanni“. Il quale ieri prometteva: “Troveremo una soluzione equa”. E oggi garantisce: “L’accordo c’è. Siamo nella fase di stesura dei testi”. Parole che arrivano qualche ora dopo quelle del ministro degli Affari Regionali Graziano Delrio: “Stiamo lavorando alacremente, ma ancora non abbiamo trovato la quadra. Comunque i tagli saranno meno del previsto”. Nel dibattito interviene anche Giorgio Napolitano: “Ci sia un confronto aperto a ogni valutazione anche critica, che ci aspettiamo sia comunque responsabile, cioè sostenibilmente propositiva, consapevole di condizioni oggettive complesse e di vincoli ineludibili”. Mentre sul testo circolato arriva la bocciatura di Confindustria

Contro la riduzione della spesa sanitaria rimane unito anche il fronte delle Regioni. “Nel caso di tagli noi reagiremo e porremo il problema al governo, anche perché, a fronte di una situazione che può portare diverse Regioni al default, scatterebbero automaticamente le tasse – afferma il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani -. La sanità è il comparto della spesa pubblica italiana che ha ridotto di più le spese in questi anni, per oltre 30 miliardi di euro”. Con le Regioni si è schierata anche il ministro della Salute, secondo cui ci sono ancora sprechi da scovare nella rete della spesa sanitaria, ma si devono evitare “tagli lineari”. Riguardo alla portata dei tagli contenuti nella bozza della legge di stabilità – ammette Lorenzin – si tratta di ipotesi: “Il punto non è solo quanto, ma come si taglia”.

E in attesa che i ministri si riuniscano alle 17 a Palazzo Chigi, Saccomanni anticipa che i “fabbisogni standard e i costi standard soprattutto in campo della sanità” saranno individuati “attraverso una spending review” che consentirà di trovare “spazi per economie in questo campo”, perché “ce ne sono”. Il ministro difende poi la nuova manovra: “Una legge che dà un forte sostegno a imprese e lavoratori, mantiene l’obiettivo di rimanere nei limiti europei” e “per la prima volta c’è un forte incremento della spesa per investimento” laddove “negli altri anni si sono fatti quadrare i conti tagliandola”. Questi gli obiettivi di alcune norme contenute nella bozza della legge di stabilità. Come le deduzioni Irap per le aziende che assumono e l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità per i Comuni. La manovra interverrà anche in ambito fiscale, con la definizione della Trise, la nuova tassa sui servizi comunali che sostituirà l’Imu, e con l’aumento dell’imposta sulle rendite finanziarie secondo la bozza al 22%.

Misure che per il premier Enrico Letta daranno “certezze per tre anni”. Ma su cui Confindustria esprime dubbi: “Così come sembra configurarsi, la legge di stabilità ci allontana dall’obiettivo di dare vigore alla lenta ripresa che si sta delineando – avverte l’associazione degli industriali in una nota -. Per raggiungere questo scopo, al contrario, non solo è importante dare subito un segnale forte, pur rispettando gli impegni europei, ma è anche indispensabile che gli interventi siano disegnati in un arco temporale pluriennale e con dimensioni crescenti nel tempo”. Secondo il commissario agli Affari economici Olli Rehn, sugli investimenti produttivi l’Italia ha ancora “un po’ di margine di manovra nel limite del 3% di disavanzo, piccolo ma ce l’ha”, visto che “le ultime misure di consolidamento vanno nella direzione giusta”.

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