“Choosy“, “fannulloni”, “bamboccioni”, “sfigati” e “poco occupabili”. I ministri italiani, di questo e dei precedenti governi, non usano mezzi termini per rivolgersi agli italiani. L’ultima dichiarazione senza filtri è di Enrico Giovannini, ministro del Lavoro. “L’indagine promossa dall’Ocse secondo cui gli italiani sarebbero in fondo alla classifica nelle capacità linguistiche e espressive fondamentali dimostra quanto gli italiani siano poco occupabili“, ha detto commentando i dati diffusi sulla scuola dall’organizzazione internazionale. E le reazioni indignate sui social network non si sono fatte attendere.
D’altronde anche il predecessore di Giovannini, Elsa Fornero, non si era fatta problemi a ottobre dell’anno scorso, quando – nel corso di un convegno nella sede di Assolombarda – aveva definito i giovani “troppo choosy“, ovvero schizzinosi, sottolineando che “è meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale”.
Non era stato da meno l’ex vice ministro al Welfare, Michel Martone, che nel gennaio del 2012 si era scagliato contro chi a 28 anni non è ancora laureato, definendolo “uno sfigato”. “Dobbiamo dire ai nostri giovani – aveva detto il vice della Fornero – che se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto tecnico professionale sei bravo. Essere secchione è bello, almeno hai fatto qualcosa”. E ancora: “Bisogna dare messaggi chiari ai giovani”.
“Mandiamo i bamboccioni fuori di casa”, aveva invece sintetizzato con estrema brutalità e molta ironia alla fine del 2007 l’allora ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa nel corso di un’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, lanciandosi in una filippica contro i ragazzi che stanno ancora alle dipendenze dei genitori: “Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. È un’idea importante”.
Mentre Renato Brunetta, quando nel 2008 era ministro dell’Innovazione e della Funzione pubblica, si era scagliato contro i “dipendenti fannulloni“, che “vanno semplicemente licenziati”. L’attuale capogruppo del Pdl alla Camera era intervenuto così nel discorso d’inaugurazione del Forum della pubblica amministrazione alla Fiera di Roma. E più tardi, nella registrazione di Porta a Porta, aveva citato una frase di Mao usata spesso dalle Br: “Colpirne uno per educarne cento. Chi non lavora non deve mangiare, il sistema pubblico deve essere equiparato a quello privato premiando chi lavora bene e licenziando chi non lo fa. Bisogna puntare sugli incentivi come accade nelle aziende private”.