Hanno bocciato Elisa. L’hanno fermata agli esami di terza media dopo averla ammessa. L’ho saputo in questi giorni e mi sono chiesto: perché è successo? Perché non sono riuscito alla scuola primaria ad incuriosirla al sapere? Dove ho fallito come maestro?

Sapevo che per Elisa era faticoso studiare. Avevo intuito fin dalla scuola primaria che a lei poco interessava conoscere i Babilonesi o il teorema di Pitagora ma aveva una grande passione per l’ambiente, l’agricoltura, gli animali. Forse avrebbe potuto trovare in una scuola diversa il modo di esprimere i suoi talenti, la sua voglia di praticità.

Ma la scuola italiana non è fatta per Elisa: quelli come lei vengono mandati avanti a pedate nel sedere. Non ci si preoccupa di cosa farà Elisa da grande. Non ci sono laboratori pratici, non c’è la possibilità di insegnare il teorema di Pitagora facendo falegnameria o cucinando. Chi non sta al passo con il programma perde il treno. E qualche volta resta in stazione senza mai più trovare una corsa. L’importante sono le verifiche, i voti, l’Invalsi che lasciano Elisa sempre all’ultimo posto.  

Vorrei guardarli in faccia i professori che hanno bocciato la mia ex alunna e leggere loro le parole di don Lorenzo Milani in “Lettera ad una professoressa”: “Dei sei ragazzi bocciati, quattro stanno ripetendo la prima. Per la scuola non sono persi, ma per la classe sì. Forse la maestra non se ne dà pensiero perché li sa al sicuro nella classe accanto. Forse se li è già dimenticati. Per lei, che ne ha 32, un ragazzo è una frazione. Per il ragazzo la maestra è molto di più. Ne ha avuta una sola e l’ha cacciato”.

Elisa dovrà ritrovarsi in una nuova classe, abituarsi a nuovi compagni, avrà una certa disaffezione per quei professori che l’hanno fermata. L’anno prossimo troverà la stessa scuola, quella che non l’ha mai incuriosita, interessata.

“La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. La vostra scuola dell’obbligo – scriveva il prete di Barbiana citando dati degli anni sessanta – ne perde per strada 462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi che li perdete e non tornate a cercarli”.

Oggi, cari professori che bocciate, quanti ne perdiamo tra scuola media e secondaria superiore?

Se nell’Unione Europea lasciano prematuramente i banchi il 12,8 % dei giovani, in Italia siamo fermi al 17,6%.

Il settimanale cremasco “Il Nuovo torrazzo” ha riportato i dati delle promozioni nelle scuole superiori della città: uno su tre non ce la fa. E ad avere le maggiori difficoltà sono i “primini”, quelli che devono passare dalla prima superiore alla seconda.  

Forse dovremmo leggere questi numeri immaginando i volti di quei ragazzi che sono stati bocciati e che ora non lavorano, non studiano. Per loro hanno trovato anche una definizione: ‘Neet, not in education, employment or training’.

Finché ci sarà un solo ragazzo che viene bocciato alla scuola dell’obbligo, noi insegnati avremo fallito. 

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