Stamattina i titoli dei giornali vicini al centrosinistra presentano un nuovo piccolo capolavoro politico di Berlusconi, e l’ennesima debacle della sinistra e del Movimento 5 Stelle.

Dopo anni di austerità cieca e depressiva, praticata dai governi mentre nel dibattito scientifico qualsiasi economista non autistico invocava, e invoca tuttora (si legga per esempio l’ultimo editoriale di Paul Krugman), un ripensamento della politica fiscale a livello europeo, il cavaliere è oggi l’unico uomo politico italiano che propone all’Europa un cambiamento di rotta.

Sappiamo benissimo che Berlusconi agisce per mera convenienza politica, e che a suo tempo è stato il principale fautore dell’austerità, al punto che la riforma per introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione è farina del suo sacco e fu elaborata per recuperare qualche credibilità internazionale nel bel mezzo del caso Ruby (non per ottemperare gli obblighi previsti dal Fiscal Compact, per il quale la riforma costituzionale era semplicemente “consigliata”).

Il punto è che, mentre il Pd si presenta come la solita Bosnia, campo di battaglia in cui (quasi) tutti sono troppo impegnati a fare la guerra a (quasi) tutti gli altri, e il M5S è impantanato nelle sue piccole beghe adolescenziali come i litigi sulla paghetta o i processi a chi parla male del boss, Berlusconi ha fiutato, non da oggi, l’esistenza di uno spazio politico enorme e ci si è fiondato, unico e solo, approfittando della sonnolenza cronica dei suoi avversari (avversari?).

In questo modo la discussione politica sull’austerità, che è il tema più serio cui oggi un governo e un parlamento dovrebbero dedicare ogni energia, sarà degradata dal populismo della destra e dei suoi mezzi di informazione a una serie di slogan elettorali, farciti di pericolosi (perché vuoti di credibili proposte alternative, rivolti alla pancia anziché alla testa degli elettori) proclami contro l’euro e la Germania, fino alle immancabili battute sulle zone erogene di Angela Merkel.

E la sinistra? Tra le colonne dei giornali tradizionalmente antiberlusconiani, la sinistra che si intravede sembra ancora una volta un pavido baluardo della conservazione, politica e di politica economica. L’Unità oggi titola: “Berlusconi sfasciacarrozze. Nel giorno del G8 invita a sforare il Patto Ue”. Il Fatto Quotidiano: “Riciclaggio e patti violati: è il caimano di governo”. La Repubblica: “Berlusconi, violiamo i limiti UE, tanto non ci cacciano”. Per il Manifesto quello di Berlusconi è solo uno “show”. Titoli che lasciano intuire che l’Italia debba invece rimanere sul sentiero “giusto”, quello del rispetto acritico dei trattati, perché i patti sono patti anche se sono sbagliati. Come se la ridefinizione degli accordi fiscali europei – il Fiscal Compact prima di tutto – non fosse una priorità che anche Pd e M5S dovrebbero affrontare, con una seria proposta concertata a livello nazionale e soprattutto europeo, cercando sponde nella Francia di Hollande e nella stremata Spagna di Rajoy.

L’unico aspetto positivo delle “larghe intese” è che un governo sostenuto sia dal Pd sia dal Pdl potrebbe essere più credibile nel dialogo coi nostri partner internazionali e nella proposta di un piano continentale di superamento dell’austerità, che preveda politiche non solo fiscali ma anche monetarie espansive, fino all’inserimento di crescita e occupazione tra gli obiettivi della Bce, accanto al controllo dell’inflazione. Un piano che non dovrebbe prescindere dal sostegno del M5S, il cui leader talvolta si è espresso, pur nel modo confuso e ondivago che gli è proprio, contro l’austerità. Ma sinistra e grillini, si sa, hanno altro a cui pensare. E a noi toccherà tenerci l’antieuropeismo da bar del cavaliere.

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