Alla foiba Basovizza nessuna autorità e in giro per l’Italia – a Firenze e Torino per esempio – gesti di odio. Nel giorno del ricordo delle vittime della violenza comunista i leader politici chiedono di non dimenticare, ma in pochi hanno presenziato alle celebrazioni previste in tutta Italia.

Disertata la celebrazione a Basovizza monumento nazionale. Associazioni combattenti, gonfaloni della città di Trieste (Medaglia d’Oro), di Muggia e di tante altre città coinvolte, e per la prima volta un picchetto in armi della scuola militare Nunziatella di Napoli: si è svolta così, davanti a una folla di persone, la cerimonia per il Giorno del Ricordo alla foiba di Basovizza, dichiarata monumento nazionale nel 1992. Cerimonia alla quale, dopo anni, non è intervenuta nessuna alta autorità o rappresentante del mondo politico. L’anno scorso, c’era il presidente del Senato, Renato Schifani; l’anno prima, quello della Camera Gianfranco Fini (“Preservare la memoria, ferita profonda per tanti”). Unica presenza politica – stando alle agenzie di stampa – quella dell’europarlamentare Pd Debora Serracchiani: “Sentiamo come un obbligo morale e un dovere civile essere presenti in questo recinto di sofferenza. Il trascorrere del tempo, l’assottigliarsi delle file dei testimoni e l’affievolirsi della memoria – ha proseguito Serracchiani – sono i più tenaci avversari della giustizia e dei diritti, perché la tentazione umana è sempre di prendere congedo dal dolore e dai debiti non pagati. E l’oblio rischia di essere, per gli infoibati come per gli esuli istriani, fiumani e dalmati, l’ultimo e più crudele sfregio. Per questo la Repubblica volle che fosse una legge a sancire l’orrore delle foibe e lo strazio dell’esodo. A fronte di questo esile e tardivo risarcimento morale -ha sottolineato- agli esuli tocca ancora assistere all’offesa di striscianti negazionismi e di ricorrenti atti vandalici che colpiscono i luoghi che custodiscono il ricordo: gesti che meritano una condanna netta, unanime e senza riserve. Il ricordo dei tragici fatti del confine orientale -ha concluso- deve essere custodito come un monito solenne e mai più strumentalizzato”. 

Scritte offensive a Firenze, danneggiata lapide a Torino. Scritte offensive tracciate con vernice rossa sono apparse in piazza Savonarola, a Firenze. Ignoti hanno scritto “nessun fascista vivo, solo morti”, e “Foibe” con accanto una falce e martello. Nel capoluogo toscano, da sempre, da quando è stata istituita, la giornata del Ricordo ha provocato forti tensioni ideologiche ed è stata contestata dalla sinistra estrema e dagli antagonisti dei centri sociali, che hanno organizzato, nel corso degli anni, dei controcortei in polemica con le manifestazioni commemorative della destra. In più di un’occasione è stata danneggiata e spaccata la lapide di Largo Martiri delle Foibe, in zona Fortezza da Basso. Nella notte sconosciuti hanno staccato dal muro e danneggiato una lapide dei “Martiri delle Fobie” a nord di Torino.  

Alfano: “Ricordo commosso”, Bersani: “Vicenda esuli troppo a lungo negata”.“Ricordiamo commossi gli italiani sterminati nelle foibe e tutti coloro che furono cacciati dalle loro case in Istria, a Fiume, in Dalmazia. Questa memoria va condivisa da tutta la nazione, per rendere onore alle vittime di uno sterminio e ricordare violenze e prevaricazioni di ogni tipo. Mai più pagine strappate, ma per sempre omaggio a chi pagò così duramente l’amore per la patria italiana” fa sapere il segretario del Pdl Angelino Alfano. Per Pierluigi Bersani, segretario Pd: “La vicenda degli esuligiuliano-dalmati è una delle pagine più drammatiche della nostra storia. Nel martoriato confine orientale, l’odio etnico e il furore ideologico determinarono, in una terribile concatenazione di eventi, la pulizia etnica e l’esodo di migliaia di italiani. Questa Giornata restituisce all’Italia la memoria di un dramma per troppo tempo negato e permette a ogni cittadino di sentirsi parte di un’unica comunità. Coltivare la memoria e la storia di quegli eventi è necessario per il rispetto dovuto ai 20mila infoibati e alla dignità offesa di 350mila profughi istriani, fiumani e dalmati – prosegue il leader del Pd – E’ fondamentale che in quel confine si sia lavorato, in questi anni, per sanare le ferite del passato e che si possa oggi guardare con fiducia a un futuro di convivenza e di collaborazione. Alle nuove generazione spetta il compito di impegnarsi affinché l’umanità possa emanciparsi dall’odio e dal pregiudizio. I giovani devono fare in modo che la democrazia, la libertà e il rispetto dei diritti dell’Uomo diventino un patrimonio comune di tutta l’Umanità. Gli orrori della guerra indussero uomini lungimiranti a pensare all’Europa unita come a un grandissimo progetto di pace e di prosperità per popoli che si erano combattuti per secoli. Quella fiaccola – conclude Bersani – va ripresa e l’ideale europeo va perseguito con forza e convinzione. E’ l’unico modo per comprendere e onorare la storia che abbiamo alle nostre spalle e per perseguire un ideale comune di umanità, giustizia e libertà”.

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