Emiliano Starita, Salvatore Mastellone e Giuseppe D’Alessio, i tre marinai italiani rapiti in Nigeria lo scorso 23 dicembre, sono liberi. A darne notizia è stato il ministro degli Esteri Giulio Terzi, per una gioia che in penisola sorrentina (i tre sono tutti originari della provincia di Napoli) era attesa sin da Natale. “I nostri tre marinai sono liberi e faranno presto rientro in Italia” ha detto l’esponente dell’ex governo Monti nel comunicare la liberazione del comandante, del primo ufficiale e del secondo ufficiale motorista del rimorchiatore Asso21 della società armatrice Augusta Offshore. L’Unita di crisi della Farnesina ha già informato i familiari e l’armatore, e a Piano di Sorrento, Sant’Agnello e Pompei si può tirare un sospiro di sollievo. “Mi ha chiamato mia figlia Mariella, era commossa, mi ha solo detto ‘li hanno liberati’ e poi finalmente abbiamo iniziato tutti di nuovo a respirare”, ha riferito Gaetano Milone, suocero di Astarita.

Il 23 dicembre un gruppo di sette uomini armati aveva assaltato il cargo quel giorno mentre faceva rotta su Port Harcourt. Ma, a differenza di altri casi di sequestro di navi, il commando armato non aveva trattenuto l’intera imbarcazione ma rapito quattro membri dell’equipaggio (anche un cittadino ucraino, insieme ai tre italiani). Immediatamente erano scattate le ricerche, anche grazie alla marina nigeriana, e il lavoro diplomatico assicurato dalla Farnesina. “E’ un successo degli uomini e delle donne della Farnesina e di tutti i funzionari delle strutture dello Stato coinvolte, che con la loro tenacia e professionalità hanno reso possibile l’esito positivo di questa difficile vicenda” ha commentato Terzi nell’annunciare la liberazione dei tre marittimi. Il titolare della Farnesina ha inoltre ringraziato “le autorità nigeriane, che in queste settimane ci hanno sempre assicurato la massima collaborazione”, in particolare il ministro degli esteri nigeriano con cui Terzi è rimasto in costante contatto per la gestione del caso. Sono 30 i connazionali sequestrati all’estero che in questi mesi sono stati riportati a casa. Due invece quelli che restano nelle mani dei loro sequestratori: si tratta dell’ingegnere Mario Belluomo (63 anni, catanese), rapito in Siria lo scorso 17 dicembre tra Homs e Tartus, e il cooperante Giovanni Lo Porto (38, palermitano), da quasi un anno nelle mani di un gruppo talebano pachistano.

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