Dopo aver messo le mani praticamente sui grandi cantieri pubblici della Lombardia, adesso la criminalità organizzata si è inserita “con prepotenza” anche nell’edilizia romana. A lanciare l’allarme è la Filca (Federazione italiana costruzioni e affini) Cisl di Roma e provincia. Sono “le difficoltà economiche in cui versano le imprese” – meno 17mila addetti negli ultimi quattro anni –, fa notare il sindacato degli edili della Cisl, a facilitare l’infiltrazione delle mafie nel settore.
“Negli ultimi tempi sono specialmente quelle più piccole, con 4-5 dipendenti che – spiega a ilfattoquotidiano.it Andrea Cuccello, segretario della Filca Cisl di Roma –, stando in difficoltà con i contributi previdenziali e assistenziali e non potendo di conseguenza chiedere il rilascio del Durc (documento unico di regolarità contributiva, ndr), vanno automaticamente fuori dal mercato”. Ergo in pasto alle organizzazioni criminali. Per le quali il settore delle costruzioni è sicuramente tra i più adatti alla loro esigenza di riciclare le ingenti risorse economiche, proveniente da attività illecite, di cui dispongono.
“Offrendo denaro facile”, la malavita riesce quindi a fare i suoi investimenti in apparenza leciti: acquistare palazzine e intere lottizzazioni, ma soprattutto rilevare aziende di movimento terra e conquistare il controllo su un’ampia fetta della produzione del calcestruzzo. Le cui forniture saranno poi imposte a chi si aggiudica una gara (possibilmente pubblica), assicurandosi quindi il subappalto. Proprio come avviene già anche nel Nord Italia.
Ma ciò che più inquieta è che la camorra e la ‘ndrangheta sono riuscite ad annidarsi anche negli appalti pubblici. E il recente caso di rescissione del contratto ad un’impresa, per i sospetti di infiltrazioni mafiose – sollevati in seguito all’informativa giunta dalla Prefettura –, alla quale Roma Metropolitane e Metro C spa avevano assegnato un appalto da alcuni milioni di euro, “ne è la prova”, sottolinea Cuccello.
E poi come non considerare anomali gli appalti che si aggiudicano certe società con ribassi “superiori a volte anche del 50 per cento”. Perché “se oggi le basi d’asta per un appalto – ricorda il sindacalista – sono già molto più basse rispetto a quelle di alcuni anni fa e addirittura ci sono aziende che realizzano l’opera chiedendo il 50 o addirittura il 60 per cento in meno, significa che utilizzeranno necessariamente denaro sporco”. I guadagni insomma non sono i loro obiettivi. L’importante è soltanto aver pulito quei soldi, provenienti da estorsioni, traffico di droga ecc… E vien da sé che la maggior parte della manodopera impiegata sarà in nero. Con un inasprimento del fenomeno del caporalato, visto che “nel settore delle costruzioni su Roma più del 50 per cento della manovalanza è straniera”.
Certo norme come gli articoli 87 e 88 del Codice degli appalti pubblici – “Criteri di verifica delle offerte anormalmente basse” e “Procedimento di verifica e di esclusione delle offerte anormalmente basse” – sarebbero anche sufficienti ad evitare tali fenomeni. Ma non sempre le amministrazioni pubbliche si dimostrano così accorte. Per contrastare la criminalità occorrono allora strumenti più incisivi. E il software che la Filca Cisl ha progettato e donato al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, intervenendo preventivamente, va sicuramente in questa direzione. Si tratta infatti di un programma che, “verificando la regolarità di tutti i passaggi e di tutte le necessarie autorizzazioni, consente un monitoraggio costante dell’intera filiera produttiva”, conclude Cuccello. “Tutti i documenti inerenti la realizzazione delle strutture in cemento armato dei singoli cantieri pubblici o privati saranno raccolti in un database”. Permettendo dunque una vera e propria radiografia in ogni momento.