L’allora console statunitense a Milano, Peter Semler, incontrò  il pm di Milano Antonio Di Pietro nel novembre 1991 e in quell’occasione gli preannunciò gli arresti di Mani Pulite e gli disse che le indagini avrebbero raggiunto Bettino Craxi e la Dc. E’ la seconda puntata del quotidiano “La Stampa” sui rapporti Usa-Italia dopo quella in cui l’ex ambasciatore Reginald Bartholomew accusa il pool di Mani pulite di aver violato i diritti di difesa. “Di Pietro mi piacque molto – afferma Semler –  poi fece il viaggio negli Stati Uniti organizzato dal Dipartimento di Stato. Gli fecero vedere molta genta a Washington e a New York. Ero spesso in contatto con lui. Ci vedevamo. Ero in favore di ciò che Di Pietro faceva. Di Pietro con me era sempre aperto, ogni volta che chiedevo di vederlo lui accettava, veniva anche al Consolato”.

“Ci vedemmo alla fine del 1991, credo in novembre, mi preannunciò l’arresto di Chiesa e mi disse che le indagini avrebbero raggiunto Bettino Craxi e la Dc. Di Pietro aveva ben chiaro dove le indagini avrebbero portato. Da Di Pietro, da altri giudici e dal cardinale di Milano seppi che qualcosa covava sotto la cenere. Eravamo informati molto bene”. Che rapporti aveva con il pool di Mani Pulite? “Incontrai più giudici di Milano – afferma Semler – c’era un rapporto di amicizia con loro ma non cercavo di conoscere segreti legali. Eramo miei amici. Ci vedevamo in luoghi diversi. Di Pietro mi piacque molto”. Come reagirono i comandi militari Usa a Tangentopoli? “I militari – risponde Semler – non si interessavano troppo alla politica. Volevano solo essere sicuri che avrebbero potuto continuare a muovere liberamente le loro truppe e navi. E che le armi nucleari fossero al sicuro”. Semler rivela inoltre di avere avuto fra i primi incontri a Milano nel 1990 anche Bobo Craxi, i leghisti e i comunisti. “Nel 1992 – prosegue Semler – ricordo Pirelli e c’era un industriale importante, di origine siciliana, basso, con il cognome di quattro lettere che mi diceva le cose. Mario Monti all’epoca guidava la Bocconi, andavamo a cena assieme e gli procuravo oratori americani. Berlusconi non lo conoscevo bene, una volta ebbi con lui un pranzo assai lungo”

“Quello che Semler racconta è sostanzialmente vero ma impreciso” risponde Antonio Di Pietro. “Nel novembre 1991 – dice l’attuale leader Idv – non potevo anticipargli il coinvolgimento dei vertici di Dc e Psi perché, in quel novembre, già indagavo su Mario Chiesa ma non avevo idea di dove saremmo andati a parare. Nel novembre 1991 non potevo anticipargli ciò che non sapevo”. Perché si incontrava con Semler? “Perche’ lo desiderava – risponde Di Pietro – faceva il suo lavoro. Voleva capire e infatti capì perfettamente, a differenza di altri suoi connazionali. E incontrò un sacco di altre persone”. Non è irrituale? “No – dice Di Pietro – non ho mai violato il segreto istruttorio“. Lei fu invitato anche dal Dipartimento di Stato? “In America – risponde Di Pietro – ci ero stato anche prima per atti di indagine. Poi fui invitato come succede a molti. Ma voi che pensate: aveva ragione Bartholomew che diffidava di me, o Semler che mi ricorda volentieri?”.

 

 

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