Incominciano a filtrare alcuni dettagli sulla definizione della spending review, in particolare “Il Corriere della Sera” riporta una bozza dei tagli che il governo vuole apportare alla spesa sanitaria. La ricetta salva spesa per il capitolo Sanità, uno di quelli che più pesa sulle casse dello stato, si divide in tre macro aree. Ridurre la spesa per farmaci, diminuire le prestazioni e le forniture in convenzione attraverso privati accreditati ed eliminare gli enti meno utili. Queste intenzioni sono inserite in una bozza di decreto legge che è stato vagliato informalmente dai vari ministri dell’esecutivo. Sarà affrontato nel consiglio dei ministri di settimana prossima, che affronterà per intero la spending review. In totale dal ministero della Salute stimano che con questi accorgimenti si risparmierà qualcosa come un miliardo di euro per il solo 2012. Mentre un altro miliardo e mezzo o forse due dovrebbero essere accantonati ogni anno a partire dal 2013. Non compare più invece l’idea del ministro della Salute Renato Balduzzi di eliminare i ticket

Da lunedì quindi il presidente del Consiglio Mario Monti, affiancato dal ministro Piero Giarda, sia dal consulente Enrico Bondi proveranno a prendere in mano il bisturi, ma dalle Regioni, dai sindacati e dalle aziende convenzionate temono l’accetta, per risparmiare 350 milioni di euro (per il 2012) sui tetti di spesa per i farmaci acquistabili dagli ospedali (mentre la cifra dovrebbe salire intorno ai 450 milioni dal 2013). Sarà più morbida l’aggressione delle spese per le prestazioni ambulatoriali e ospedaliere in convenzione con le strutture private, che il governo vuole ridurre del 2 per cento. Mentre si proverà a mettere mano a un ulteriore 3,7 per cento derivanti dai contratti di appalto per beni e servizi provenienti sempre da aziende private. Sempre nell’ottica della minore spesa, alle farmacie ospedaliere potrebbe essere concessa l’autorizzazione per preparare da sé alcuni composti farmacologici. Infine gli enti “inutili” che si pensa di sopprimere sarebbero tre: Consorzio anagrafi animali, Fondazione istituto mediterraneo di ematologia e Alleanza ospedali nel mondo. 

Come spiegano dall’esecutivo, la sanità è la voce del bilancio dello stato più opaca e quella più fuori controllo. Le Regioni, che spendono circa due terzi dei loro bilanci per l’assistenza sanitaria, per Giarda hanno la colpa di essere troppo asservite agli “interessi delle ditte fornitrici di farmaci e di attrezzature sanitarie” perché “la dinamica della domanda (più persone anziane e meno giovani) non è sufficiente a spiegare l’esplosione della spesa sanitaria”. Nei conti del ministro su circa 98 miliardi spesi per la sanità, 69 vanno in beni e servizi. Dal 1990 al 2009 la spesa sanitaria è quella che è cresciuta di più, passando dal 32,3 per cento al 37 per cento della spesa per i servizi pubblici.    

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