Se uno s’illudeva che le cose si fossero messe in discesa per l’Ue e per l’euro, dopo il Quadrangolare di Roma venerdì scorso, la cancelliera Merkel le rimette subito in salita: boccia “soluzioni facili”, predica “responsabilità e controlli” –e la crescita-? Gli eurobond, che il presidente Hollande si ostina a mantenere sull’agenda, sono “sbagliati politicamente ed economicamente”. Solo al premier professore, la Merkel riserva una strizzatina d’occhi: “Monti può risolvere –dice- i problemi dell’Italia”. Sempre che non li risolva Prandelli, giovedì sera, imbrigliando la Germania mentre i leader, a Bruxelles, discuteranno di spread e project bond.

E’ da sudori freddi, l’avvio della settimana di passione dell’Europa contro la crisi e per la crescita: una settimana comunque corta, che si chiuderà venerdì, senza prospettive di resurrezione la domenica, se le cose andassero male. La Merkel raggela chi la fa facile, mentre esplodono nuove tensioni e preoccupazioni sull’asse cruciale Bruxelles-Atene: tensioni, perché la Grecia è sospettata di avere ‘barato’ una volta di più, con decine di migliaia d’assunzioni di funzionari pubblici –sarebbero ben 70mila-, nel 2010 e 2011, quando il loro numero avrebbe già dovuto scendere; e preoccupazioni, perché, c’è il rischio che, al Vertice della Crescita, il governo di Atene si ritrovi con la sedia (quasi) vuota.

A causa dei problemi di salute che hanno colpito, nelle ultime 72 ore, il neo-premier Antonio Samaras, distacco della retina, e il ministro delle finanze Vassilis Rapanos, che ha annunciato oggi le sue dimissioni dopo essere rimasto vittima di un malore, la missione in Grecia della troika –Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale- è stata rinviata; ed a rappresentare il governo al Consiglio europeo ci sarà il ministro degli esteri Dimitris Avramopoulos. Intanto, l’agenda del Vertice del 28 e 29 giugno rischia di dovere essere ‘riscritta’, o almeno aggiornata, proprio alla luce delle novità da Atene: il governo Samaras ha già fatto sapere che vuole una proroga di due anni al piano di risanamento concordato con l’Unione, con una riduzione del numero di licenziamenti di dipendenti pubblici; ma Avramopoulos si troverà di fronte le riluttanze della Germania e la rinnovata diffidenza di tutti i partner. Quanto al responsabile dell’economia della Commissione europea Olli Rehn, s’è già espresso contro ipotesi di dilazione.

L’Italia, invece, potrebbe arrivare al Vertice della Crescita con le carte in ordine, specie se il Parlamento approverà mercoledì, come si prevede, la riforma del mercato del lavoro: l’ha espressamente chiesto il premier Monti, per non ritrovarsi anch’egli sulla graticola davanti ai partner europei. La politica italiana, però, resta in fibrillazione e desta inquietudini nell’Ue, per i reciproci sospetti dei partiti politici che, pure, a parole e con i voti di fiducia in Parlamento sostengono il governo: Pdl e Pd s’accusano a vicenda di volere anticipare le elezioni in autunno e intaccano, quindi, la credibilità del loro appoggio all’Esecutivo dei Professori: appoggio che dovrebbe tradursi in una mozione comune nell’imminenza del Consiglio europeo (ma è possibile che le mozioni siano più d’una: sarebbe un altro segno di fibrillazione e ‘smarcamento’). Monti desidera presentarsi a Bruxelles con un mandato pieno della sua maggioranza e con i compiti a casa fatti.

Sull’agenda del Vertice della Crescita ci sarà, oltre al ‘caso Grecia’, il varo del piano da 130 miliardi di euro lanciato, venerdì, a Roma, dal Quadrangolare tra Italia, Francia, Germania e Spagna, che dovrebbe comprendere, fra l’altro, un recupero dei fondi per la coesione non utilizzati, i project bonds e l’utilizzo dei prestiti della Bei, che andrebbe ricapitalizzata. Inoltre, i leader dovrebbero avallare il progetto di una Unione bancaria, sollecitato anche dalla Banca dei regolamenti internazionali di Basilea, con l’obiettivo di rafforzare la difesa dell’euro dalle speculazioni, e miglioramenti della governance economico-finanziaria, oltre che passi avanti verso l’Unione politica chiesti dalla Germania. La Bri, ieri, ha anche fatto suonare un campanello d’allarme sul ritorno da parte delle grandi banche a pratiche pericolose, come la speculazione sui derivati: per la serie, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

A Bruxelles, si parlerà anche di eurobond, ma senza la prospettiva di giungere a decisioni, perdurando le riserve tedesche, mentre la discussione sulla Tobin Tax sulle transazioni finanziarie potrebbe fare maggiori progressi, nonostante le riserve della Gran Bretagna.

Decisivi, per l’esito del vertice, saranno pure i contatti bilaterali che s’intrecciano in questi giorni. Oggi, il presidente Hollande riceve il presidente della Banca centrale europea Draghi; e mercoledì Hollande avrà ospite per una cena informale la cancelliera Merkel: una conversazione, si apprende, sulla ‘reciprocità dei rischi’ che la crisi comporta. La cancelliera, del resto, si presenterà al Vertice dopo avere letto un rapporto pubblicato dal settimanale der Spiegel, secondo cui se l’euro saltasse anche la Germania ne soffrirebbe in modo pesante, con un calo del pil del 10% e cinque milioni di disoccupati in più. Un prezzo che nessun governo tedesco vorrebbe pagare. Anche per questo la Merkel spinge per riaprire il cantiere dell’Unione politica: l’economista americano Joseph Stiglitz, un Nobel spesso contro corrente, ma sempre capace di vedere lontano, avverte che la moneta europea potrebbe fallire senza adeguate nuove istituzioni.

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