I cordoni della sicurezza coadiuvati dalle sigle sindacali perdono il controllo del corteo. In pochi attimi Piazza Salimbeni, sede storica del Monte dei Paschi di Siena, viene invasa dai fischi assordanti dei manifestanti. Sono dipendenti con la famiglia al seguito, lavoratori con venti o trent’anni di servizio alle spalle. Hanno raggiunto Siena in più di otto mila. Da tutta Italia. “Per essere qui abbiamo messo la sveglia alle 3:30 – racconta Adolfo, 56 anni, di Napoli – perché ci raccontano che gli utili sono in crescita e che la banca è in piena salute e poi, all’improvviso, ci minacciano con 1500 esuberi”.

Il piano del consiglio d’amministrazione uscente prevede una riduzione del costo del lavoro intorno al 3 per cento. Che in altre parole significano duemila licenziamenti oppure due giorni al mese a casa per tutti. “Che taglino i benefit e buonuscite milionarie dei dirigenti”, attacca Sara da Mantova, lavoratrice dell’Mps dal 2000. Solo da Roma sono in 350: “Abbiamo riempito cinque pullman. Se vogliono risparmiare che taglino i fondi al Siena Calcio e alla squadra di basket campione d’Italia da cinque anni”. Più i milioni di euro al Corriere di Siena, chiosa un altro manifestante. Ester ha 28 anni, viene da Modena: “Ci stanno lasciando senza tutele e diritti”.

La piazza, gremita, è presa d’assalto dai cori dei manifestanti. “Ladri”, ripetono in tanti. Circa una ventina di agenti in tenuta antisommossa controllano l’ingresso della sede. I sindacati confederali intimano alla folla di abbandonare la piazza. Che risponde a male parole. Il luogo era infatti stato prima concesso per il comizio, ma, vista la partecipazione in massa dei dipendenti, è stata interdetta per motivi di sicurezza.

Tra i più infervorati Raffaele Ascheri, autore di “La casta di Siena”, il libro inchiesta con il quale ha messo a nudo i conflitti di interesse tra banca, amministrazione comunale e provinciale e la curia senese. Partono parole grosse e qualche spintone ad Ascheri e compagni. Sono i sindacalisti locali, accusati dalla piazza di aver ottenuto potere e scambi di favori in cambio del silenzio.

Maurizio, 45 anni, senese impegnato da 24 anni presso il Monte dei Paschi sottolinea che “la banca deve un miliardo di euro ai 11 istituti creditori”. Una situazione resa ancora più difficile dal momento in cui “tutti i principali investitori si stanno ritirando – continua Maurizio – Da Caltagirone, ad Axa sino alla Coop stanno riducendo le quote di partecipazione. La soluzione è semplice: noi dipendenti deteniamo il 4 per cento delle azioni della banca, basta raccogliere le deleghe, unirsi e pesare nel Cda impedendo questi tagli al personale inconcepibili”. Ed è quello che la dirigenza attuale starebbe cercando di evitare. La vicenda si riduce ai problemi di vita reale. Damiano ha 27 anni, viene da Montepulciano con la fidanzata. “Lavoro in una filiale fiorentina da appena due anni e otto mesi – racconta sconsolato – se procederanno agli esuberi, io sarò il primo a rimanere a casa”. La manifestazione si conclude. Dalla banca escono alcuni alti dirigenti. A semplici domande negano ogni risposta, escludendo persino di appartenere alla banca. Il sindaco Franco Ceccuzzi, che aveva pubblicizzato la sua partecipazione al corteo, di fronte alle domande dei cronisti in merito al controllo della Fondazione Mps da parte del comune, saluta cordialmente e abbandona gli interlocutori.

di Alessio Marri

Articolo Precedente

Primarie centrosinistra a Palermo, si indaga anche sul gazebo di piazza Indipendenza

next
Articolo Successivo

Scajola, posti barca a sua insaputa? ‘Sconti da Caltagirone Bellavista. E caparre non saldate’

next