“Il Russo vantava sia con me che con Bruno Buttone di avere grossi rapporti di amicizia e affari con Giuseppe Scotti, fratello di Pasquale Scotti (…) . Attraverso Russo Mauro ho saputo che Pasquale Scotti possedeva varie attività commerciali tra cui una catena di abbigliamento in Lombardia”.

M. F, pentito del clan Belforte (dal 2007), egemone a Marcianise, nel Casertano ha confermato tutto. La traccia che porta a Pasquale Scotti, il super latitante imprendibile da 27 anni, passa per le sue origini criminali: l’appartenenza alla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, di cui Scotti era il numero due. Mauro Russo (attualmente non indagato), impegnato nel settore dei videopoker in tutta Italia, con aziende e attività a Milano, secondo quanto riportano le informative degli investigatori, sarebbe vicino al latitante. Una informazione emersa dalle dichiarazioni del pentito del clan Belforte M. F., citato in una nota della squadra mobile di Napoli, messa agli atti di una inchiesta sulla ‘ndrina Valle.

L’unico collegamento tra F. e Mauro era fornito dal contesto criminale comune anche se in territori diversi. Il primo, nel casertano, il secondo nel napoletano. I Belforte, infatti, erano cutoliani di ferro negli anni di dominio incontrastato di o’ professore vesuviano, al secolo Raffaele Cutolo. Dopo la nostra inchiesta, la Procura di Napoli, ascoltando M. F., ha affrontato anche questo aspetto. Le sue dichiarazioni confermano la ricostruzione della trama criminale, ilfattoquotidiano.it le ha potute leggere. Ecco il suo racconto. “ Ho conosciuto personalmente unitamente a Buttone Bruno, nell’anno 1999 a casa di Salvatore Natale quest’ultimo già appartenente al clan camorristico della N.C.O. Natale Marino, Russo Mauro di Casoria”. Salvatore Natale, padrino di Caivano, (ucciso proprio in quell’anno) era imparentato con Buttone, visto che quest’ultimo ha sposato la figlia di Natale. “Dopo l’uccisione di Salvatore Natale – racconta il collaboratore – Mauro Russo ha stretto sempre di più i rapporti imprenditoriali con Bruno Buttone e con me”.

Fino al 2006, anno della sua carcerazione, F. si è assiduamente visto con Mauro Russo, il quale, insieme a Bruno Buttone, si occupa del grande affare delle slot. “Il Russo Mauro ha installato in diversi esercizi di Marcianise (…) dette installazioni venivano imposte dal clan che noi rappresentavamo ai bar della zona. In cambio Mauro Russo al tempo della lira ci dava cinquecentomila lire (poi 250 euro) per ogni esercizio”. F. racconta i rapporti tra Russo e Scotti, riferendo un episodio inedito, ulteriore conferma della buona salute del latitante, da alcuni dato per morto. L’episodio riguarda un soggetto, chiamato professore, di Casoria, a casa del quale F., insieme con il Russo, si è recato. “Ricordo che il Mauro Russo era anche in amicizia con tale Giuseppe che era un insegnante o meglio veniva chiamato professore che esercitava in Casoria, questo professore (…) aveva sul proprio comodino diverse foto tra cui quella raffigurante il professore con Pasquale Scotti, all’epoca come noto era già latitante. Tale circostanza è stata direttamente da me appurata in quanto diverse volte dal 1999 sino al 2002 mi sono recato presso la casa di questo professore di nome Giuseppe. Questo Giuseppe ricordo che vantava con orgoglio la propria amicizia con Pasquale Scotti e ricordo anche che durante delle conversazioni intrattenute con me e Bruno Buttone, questo ‘professore’ difendeva sempre Scotti Pasquale asserendo che era molto intelligente e sicuramente da non definirlo infame in merito al suo finto pentimento”.

Il riferimento è all’iniziale collaborazione di Scotti nel 1984 prima della fuga dall’ospedale civile di Caserta. Da allora o’ colier si è dato alla macchia lasciando vuote le pagine più buie della storia criminale campana: i rapporti con la politica, il caso della liberazione dell’assessore Ciro Cirillo e le relazioni dei cutoliani con componenti dei servizi segreti, relazioni che garantirebbero a Scotti una ‘tranquilla’ latitanza.

IL DISOBBEDIENTE

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