Giuseppe Arnone, avvocato e consigliere comunale di Agrigento

“O me ne vado io o se ne va lui”, ha tuonato ieri, in piena direzione regionale del Pd e alla presenza del dirigente nazionale Maurizio Migliavacca (braccio destro di Pierluigi Bersani), Vladimiro Crisafulli, senatore ennese del Pd e componente della direzione, dopo aver tentato di avventarsi contro Peppe Arnone, avvocato e consigliere comunale di Agrigento, che da anni denuncia il malaffare e le collusioni mafiose del centrosinistra siciliano. La colpa di Arnone? Avere ricordato alla platea i rapporti di Crisafulli col mafioso di Enna, Raffaele Bevilacqua, ampiamente documentati da un’intercettazione ambientale.

Il clima in direzione era già teso fin dall’inizio. Si deve discutere dell’appoggio al governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo. Prende la parola Enzo Bianco, esponente liberal del Pd, ex ministro dell’Interno ed ex sindaco di Catania. Bianco sta per leggere il rapporto del Ros che fa riferimento ai rapporti del governatore siciliano (di recente rinviato a giudizio dalla Procura etnea per voto di scambio) con esponenti di Cosa Nostra.
Lo interrompe Arnone che gli obietta a brutto muso: “Invece di leggerci il rapporti dei Ros, leggici le intercettazioni che riguardano il tuo amico Crisafulli e gli appalti del mafioso Bevilacqua”. Bianco rimane in silenzio, mentre tutto intorno scoppia il finimondo. Crisafulli si alza e tenta di aggredire Arnone. Poi lancia il suo diktat e chiede che l’avvocato agrigentino sia allontanato dalla sala.

In un partito normale non ci sarebbe dibattito su una cosa del genere. Ma il Pd siciliano non è un partito normale. “Qui si devono allontanare quelli che come Crisafulli hanno disonorato i valori di Pio La Torre, non quelli come me”, risponde Arnone e rimane fermo al suo posto. Mentre Crisafulli abbandona i lavori. Ma il corpulento senatore è un uomo che pesa e non solo fisicamente. Per farlo rientrare, dalla direzione tirano fuori dal cilindro l’escamotage di allontanare dalla sala quelli che non fanno parte della direzione regionale. Tra questi lo stesso Arnone.

La decisione salomonica viene comunicata dal segretario regionale Giuseppe Lupo: “La sala è troppo piena”. Oltre ai cento componenti della direzione, ci sono un centinaio di militanti. Troppi per una riunione democratica. Arnone esce e viene insultato pesantemente da un supporter di Crisafulli che prova a completare l’opera del suo sponsor rimasta a metà. Viene trattenuto a stento dagli altri militanti presenti. “Credo che Pio La Torre e Piersanti Mattarella si rivoltino nelle tombe ad assistere a scene come queste” – commenta Arnone – “Credo sia venuto il momento che la direzione nazionale venga a mettere il naso sui sistemi illegali che si praticano ad Agrigento e ad Enna. È del tutto normale che i supporters di Crisafulli ritengano di di potere praticare l’intimidazione e l’aggressione come normale prassi di scontro politico”.

Ma è proprio normale? “Non ho visto nulla”, dice al Fatto Quotidiano Maurizio Migliavacca, “io ero al tavolo della presidenza ed ero lontano. Dovrebbe chiederlo a qualcuno che era lì”. Arnone però solleva un problema politico ed etico. Può rimanere dentro il partito un uomo come Crisafulli? “Crisafulli è stato eletto in direzione dai siciliani, Arnone non mi occupo”, risponde il leader nazionale. Nessun imbarazzo per i rapporti di un parlamentare del suo partito con un mafioso? “La saluto, buonasera”.

da Il Fatto Quotidiano del 20 settembre 2011

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