«Se la Sa.Ba. vince un’altra volta il ricorso ci divertiremo». Così si esprimeva il sindaco di Volla, in provincia di Napoli, Salvatore Ricci, durante un dibattito pubblico organizzato dalla redazione de “L’inchiESTa Napoli”.

La Sa.Ba srl è l’azienda dei rifiuti che l’amministrazione vollese ha scelto per il servizio di nettezza urbana nel territorio cittadino. In due anni di attività, la Sa.Ba è stata raggiunta per due volte da interdittiva antimafia. Ha vinto il ricorso al Tar per la prima, ma non per la seconda. E ora il sindaco Ricci non ha più molto di cui divertirsi.

È dei giorni scorsi, infatti, la notizia di chiusura delle indagini a suo carico e di mezza giunta, proveniente dalla Procura di Nola. Il pm Maria Antonietta Troncone vuole vederci chiaro. Ma i grattacapi per le amministrazioni vollesi non cominciano certo oggi.

Nel 2004, Volla è stata commissariata dopo lo scioglimento, per infiltrazioni camorristiche, della giunta Mastrogiacomo. Scorrendo la sentenza del Consiglio di Stato (1222/2007), che respingeva il ricorso dell’allora amministrazione di centro sinistra, si leggono analogie inquietanti con la situazione attuale. Analogie evidenziate anche dall’onorevole Luisa Bossa (Pd), in un’interrogazione parlamentare al Ministero dell’Interno.

Partiamo dai consiglieri comunali. Il punto “i” della sentenza citata, parla della «concessione rilasciata ad una società per l’ampliamento di un centro commerciale». Il riferimento è alla struttura di grande distribuzione “Le Ginestre”, «nella disponibilità di Antonio Iorio», ex sindaco dal 1983 al 1993. Secondo il Consiglio di Stato, Iorio «è ritenuto persona incline ad accompagnarsi a soggetti malavitosi, atteso che annovera tra i dipendenti e i soci alcuni soggetti già noti alla giustizia». Iorio attualmente è consigliere di maggioranza.

Altro collegamento riguarda «l’affidamento delle opere del P.I.P. (Piano insediamenti produttivi, ndr) ad una ditta gravata da informativa antimafia interdittiva». Oggi l’affidamento alla ditta Sa.Ba è oggetto d’indagine. Nel 2004, tra le cause di scioglimento, leggiamo anche degli atti intimidatori nei confronti dell’amministrazione. In particolare, gli spari di arma da fuoco in direzione della Casa comunale, che hanno portato al ferimento della consigliere Maria Rosaria Buonocore.

Nel corso dell’amministrazione Ricci, gli episodi simili sono almeno cinque.

A cominciare dal 24 settembre scorso, data in cui l’ex assessore all’Istruzione, Geltrude Molisso, riceve in un busta chiusa un proiettile ed una lettera con scritto: «Vattenn, è o’ cunsuglio e nu’ gnurant (Vattene è il consiglio di un ignorante, ndr)». Il consiglio fu seguito dopo qualche tempo: da quattro mesi, infatti, non fa più parte dell’Esecutivo.

Poi, in sequenza, l’incendio dell’autovettura del consigliere Gerardo Rosati (Pdl), il rogo appiccato presso i nuovi locali del circolo didattico di via Napoli e due lettere anonime: la prima rivolta al sindaco, al consigliere di centrosinistra Guido Navarra e all’assessore Molisso; la seconda unicamente a Ricci. Il filo conduttore delle missive è il Piano urbanistico comunale, la cui approvazione stenta ad arrivare per obiezioni mosse dalla Provincia sul dimensionamento, ovvero sulla quantità di edifici da costruire sul territorio. Una manna per i costruttori dell’area.

Nel 2004 come oggi, a quanto sembra, è il cemento il trait d’union tra le due amministrazioni. In particolare sull’abusivismo. Se la prima è stata sciolta anche per «lo scarso impegno […] nella repressione dell’abusivismo edilizio», la giunta Ricci sembra incline a soddisfare in pieno gli appetiti dei costruttori. Cosa che fa dire all’onorevole Bossa: «Gran parte dei rilievi mossi allora dalla Commissione d’accesso nominata dal Prefetto di Napoli, che ha poi condotto allo scioglimento (del 2004, ndr), riguardavano proprio l’intreccio tra politica, camorra e interessi legati al mondo dell’edilizia speculativa».

di Danilo Di Bonito e Gennaro Sannino (InchiESTa Napoli)
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