I numeri che ruotano intorno a quello che è stato definito il più grande evento televisivo della storia – Bbc e Sky parlano di un’audience televisiva di 2 miliardi di persone – sono da capogiro. Visit Britain, l’agenzia turistica del Regno Unito, ha stimato in più di un milione i visitatori che raggiungeranno la capitale per il matrimonio tra il principe William e Kate Midlleton, di cui 400 mila arriveranno in treno il giorno stesso.

Tanti da paralizzare molte capitali mondiali, ma non Londra. La città è pronta ad accogliere tutti senza scomporsi troppo. Percorrendo le vie che da Buckingham Palace portano a Westmister Abbey, a pochi giorni dall’evento, non si notano grandi differenze con altre festività. La folla di turisti (tra cui moltissimi italiani) è la stessa, la fila per visitare l’abbazia interminabile come al solito. La vera novità è l’imponente Media Centre montato davanti al Palazzo Reale, che sta lì a ricordare come il matrimonio sarà un affare soprattutto per la stampa che lo venderà in tutto il mondo. Anche l’atmosfera d’eccitazione che si respira per strada non è diversa da quella che ha accompagnato altri grandi eventi.

La sensazione è che per gli inglesi, e i londinesi in particolare, il Royal Wedding sarà soprattutto una buona occasione per festeggiare, a prescindere dall’evento in sé, che si simpatizzi o no per la famiglia reale. Lo dimostrano i 2.000 street party – feste che si tengono un po’ ovunque, piazze, parchi e strade del Regno Unito – che accompagneranno il matrimonio con una grande partecipazione popolare. Proprio sull’homepage di Streetparty.org.uk si legge l’invito che recita “che tu sia o no un fan della famiglia reale, il matrimonio sarà un’ottima scusa per far festa con i tuoi vicini”. D’altronde gli street party, con la loro tradizione quasi centenaria (il primo risale al 1919 dopo la firma del trattato di Versailles), saranno l’aspetto più suggestivo e caratteristico del lungo weekend di celebrazioni.

La vocazione celebrativa di Londra e dei suoi cittadini non si discute, e non c’è dubbio che alla fine il Royal Wedding sarà una grande festa. Un sondaggio del Sunday Times in collaborazione con il sito YouGov.co.uk rivela che solo due cittadini su cento non hanno ancora programmato come festeggeranno. Anche se lo stesso rilevamento indica che la partecipazione tra i sudditi di Sua Maestà non sarà da record. Sorprende che solo il 2% degli inglesi dichiari che si recherà in centro ed assisterà di persona alla cerimonia, e se il 35 % afferma che lo guarderà in televisione altrettanti dicono che non lo seguiranno affatto. Considerato che 2 milioni d’inglesi approfitteranno del ponte per fare una vacanza all’estero, il sospetto che a brindare con i novelli sposi ci saranno soprattutto i turisti appare più che fondato.

Come da tradizione, quando di mezzo c’è la famiglia reale non mancano le polemiche attorno all’avvenimento. I repubblicani di Republic.org.uk rilanciano la proposta di un referendum per l’abolizione della monarchia entro il 2025. Dal Telegraph, Con Coughlin sottolinea il rischio di attentati da parte di al-Qaeda e dell’Ira (recentemente tornata a uccidere nell’Ulster), e fa notare come non tutti in Gran Bretagna augurino il meglio alla coppia.

Proprio il tema della sicurezza è tra i più scottanti. I 5mila poliziotti che vigileranno per le strade della capitale costeranno ai contribuenti 20 milioni di sterline, secondo quanto riporta il Daily Mail, facendone l’evento più costoso della storia d’Inghilterra (più del doppio del G20 del 2009). Certo, se le attese saranno confermate e se, come anticipa il Daily Star, le entrate per i festeggiamenti frutteranno 50 milioni di sterline, la decisione di David Cameron di proclamare il giorno di festa nazionale diventa più comprensibile. La scelta aveva fatto infuriare il capo della Metropolitan Police Peter Smyth, tanto da spingerlo a dichiarare che dovesse essere il primo ministro a pagare il conto extra per la sicurezza. Evidentemente il leader dei conservatori, oltre a voler rendere omaggio alla famiglia reale, aveva fatto i suoi conti. Se le celebrazioni costeranno una cifra record, le entrate non saranno da meno. E allora, monarchici o no, l’imperativo è uno solo: che la festa abbia inizio.

di Andrea Tancredi, giornalista italiano a Londra, www.andreatancredi.co.uk

Articolo Precedente

La Siria, il Medio oriente
e l’immobilismo occidentale

next
Articolo Successivo

Sai Baba, il santone da 12 miliardi di euro

next