Rho, commissariato di Pubblica sicurezza. Poco dopo le 16 di oggi. Una signora si presenta davanti al piantone. Vuole fare una denuncia. E mettere nero su bianco la vicenda di un’operazione mal riuscita. Dove? Al reparto di chirurgia V°, quello diretto dal dottor Antonio Pallino, finito nella bufera di un’inchiesta su presunti episodi di malasanità. Il nuovo caso, così, aggiorna il tabellino a quota ventisette. Mentre sono cinquanta le persone ascoltate dagli uomini del commissariato.

La vicenda, intanto, arriva fino a Roma al ministero della Sanità. Ed è tanto imbarazzante da smuovere persino il ministro Ferruccio Fazio che in serata ha anunciato l’invio di ispettori e di esperti della Regione Lombardia. “Collaboreranno insieme”, ha detto. Quindi ha spiegato: “Ho parlato col direttore generale Sanità della Regione Lombardia e abbiamo concordato di fare azioni comuni. E’ nostro obiettivo andare avanti nella più completa collaborazione governo-Regione”.

Il caso è stato sollevato anche da Leoluca Orlando, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario. Nel pomeriggio, l’ex sindaco di Palermo ha inviato una lettera all’assessore regionale alla Sanità Luciano Bresciani, chiedendo “una dettagliata relazione” per la vicenda del reparto di Rho. Sulla stessa linea di Orlando anche il Tribunale per i diritti del malato che invoca chiarezza. “E’ importante – si legge in una nota a firma di Liberata Dell’Arciprete, segretario regionale della Lombardia – che si vada fino in fondo e che si accerti la verita’”. Non solo, ma “se le accuse saranno confermate preannunciamo sin da subito che ci costituiremo parte civile”

L’inchiesta condotta dalla procura di Milano attualmente è a carico di ignoti. Si indaga su due filoni: quello penale dove i reati ipotizzati sono omicidio colposo e lesioni gravi. E quello ammimistrativo in realzione alla presunta falsificazioni di firme sul consenso informato. Ma se gli indagati, ad oggi non ci sono, la lista degli errori denunciati è lunga e inquietante. “E’ un panorma surreale – ha concluso Orlando – che, se confermato, sarebbe gravissimo”.

La genesi dell’inchiesta è stata poi stranamente spiegata dal procuratore aggiunto Nicola Cerrato. Il magistrato, infatti, ha spiegato come l’indagine sia stata avviata in seguito ad alcune dichiarazioni di un medico che lavora nell’ospedale e che ha denunciato di aver subito un’aggressione da alcuni colleghi e poi ha parlato anche di operazioni scorrette all’interno del reparto. Quindi, riferendosi alle notizie di stampa, Cerrato ha commentato: “Riguardo alle notizie uscite da fonti allo stato non individuate, si procederà per violazione del segreto istruttorio”.

Al commissariato di Rho, nel frattempo, continuano ad arrivare nuove denunce. Un’altra persona ha preso appuntamento per giovedì. Anche lui vuole raccontare la sua storia. L’ennesima di tante che già compongono il fascicolo in mano alla dottoressa Ripamonti. Una lunga lista che contempla, ad esempio, la vicenda della signora Elena (nome di fantasia) ricoverata in reparto il 23 febbraio 2010 per un tumore al seno. Sottoposta a quadrectomia, le viene asportato il linfondo sentinella. Che risulta positivo. Da qui la necessità di svuotare l’ascella di tutti i linfondi. Si procede. La donna viene dimessa. Salvo essere richiamata. Motivo? Nessun linfonodo asportato è risultato positivo all’esame istologico. Sei giorno dopo Elena viene richiamata in ospedale per rifare l’intervento. Cosa succede? Si scopre che la ferita è infetta e dunque si tenta di far passare il nuovo ricovero per una medicazione della sutura. In realtà, viene trasferita in sala operatoria. Riportata in reparto, immediatamente accusa un forte fuoriuscita di sangue. Di nuovo torna sotto i ferri. Per essere dimessa da lì a pochi gioni. In quali condizioni non si sa.

Ma è capitato anche di ricoverare una signora per un’appendicite che poi è risultata inesistente. Valutazioni errate. Vediamone un’altra: l’ecografia, a dire del medico, evidenzia una calcolosi da colecisti. Ma poi l’ecografia radiologica ufficiale non trova alcun calcolo. E del resto capita anche di prescivere medicinali a un paziente, nonostante questo sia allergico al farmaco. Dopodiché ci sono le morti sospette. Che ad oggi risultano due.

“Ma non è un nuovo caso Santa Rita”. In serata sono arrivate anche le dichiarazioni di Ermenegildo  Maltagliati, direttore generale dell’azienda ospedaliera “Salvini” di Garbagnate Milanese, alla quale fa capo il presidio di Rho. “Non penso ci siano fatti rilevanti – ha proseguito il dirigente – . L’indagine della magistratura è comunque in corso. Intanto stiamo avviando indagini interne, e predisponendo la necessaria documentazione da fornire alla Regione e agli inquirenti”. Quindi un appello ai cittadini. “Il nostro è un buon ospedale, un punto di riferimento per tutto il territorio, una struttura che vanta numerose eccellenze. Sono sicuro che questa informazione, amplificata dai mass media, verra’ notevolmente ridimensionata”.

Nonostante il direttore generale dell’ospedale getti acqua sul fuoco e il procuratore aggiunto Cerrato minimizzi la portata di un’inchiesta potenzialmente devastante, la bufera politica continua a montare. Il presunto scandalo unisce Lega nord e Pd che chiedono alla giunta di Roberto Formigoni di andare in consiglio regioanle a riferire. Il leghista Fabrizio Cecchetti, che parla di “un quadro agghiacciante”, ha presentato una interrogazione urgente in aula. Quindi rilancia: “Se le indiscrezioni trapelate fossero confermate i responsabili meriterebbe di marcire in galera per il resto dei propri giorni, come merita chi gioca con la vita delle persone”. Il Pd, invece, chiama in aula l’assessore alla Sanità. Quel Luciano Bresciani che nel dicembre scorso, alla vigilia delle nomine regionali per i nuovi dirigenti, commentò l’ipotesi di lottizzazione come un giusto premio a chi, come la Lega, ha trionfato nelle urne. Quella fu la tornata della nomina di Pietrogino Pezzano, coinvolto in indagini di mafia, all’Asl 1, la più grande d’Italia. Quella è stata una nomina choc e uno schiaffo alla legalità. Così la definì il consigliere regionale dell’Idv Giulio Cavalli che oggi commenta così la vicenda di Rho: “E’ veramente inconcepibile che in una Regione che si vanta di essere la migliore nel campo sanitario in uno stesso ospedale pubblico della provincia di Milano siano stati eseguiti interventi sbagliati e siano state effettuate diagnosi completamente errate”. Quindi conclude: “Il Presidente Formigoni dovrebbe vigilare di più sull’attività delle strutture sanitarie pubbliche e concorrere meno alla spartizione delle nomine dei vari direttori Asl”. Il faro è stato acceso. Ora non resta che attendere. In procura, però, sono convinti: ancora una settimana e sul registro degli indagati compariranno i primi nomi.

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