L’emergenza rifiuti in Campania compie 17 anni. Allora il governo decise di commissariarne la gestione. La camorra, nonostante le promesse gestiva il trasporto e la localizzazione dei terreni, le istituzioni locali non riuscivano a trovare una soluzione per uscire dalla crisi, al governo arrivò, dopo Ciampi, Berlusconi con ministro dell’Interno Roberto Maroni. Un quadro sostanzialmente immutato.

Il primo commissario fu Umberto Improta fino al 1996, dopo di lui altri 9 commissari, tra politici, uomini dello stato e presunti salvatori della patria come Guido Bertolaso, che non sono riusciti a risolvere il problema. Ancora a processo per la mala-gestione gli ex vertici di Impregilo e gli uomini del commissariato, su tutti Antonio Bassolino. Per l’ex governatore, il prossimo 28 aprile nuovo processo per peculato, sotto accusa le consulenze d’oro durante il periodo di gestione commissariale.

L’emergenza, per volere del governo Berlusconi, è finita ufficialmente nel dicembre 2009, ma il governatore della regione Campania Stefano Caldoro, proprio in questi giorni, ha nominato i nuovi commissari, per le discariche da realizzare e per l’inceneritore di Napoli est. Si tratta rispettivamente del viceprefetto Annunziato Vardè e del professore Alberto Carotenuto. Il primo impegnato da commissario al comune di Malnate, in provincia di Varese, dopo lo scioglimento anticipato del consiglio comunale ora arriva in Campania alla ricerca di nuovi buchi. Resta in pista la possibilità di localizzare una discarica nel nolano, in provincia di Napoli, territorio che si contraddistingue per il rispetto delle cifre percentuali di raccolta differenziata stabilite dalle norme in materia. “Ogni bozza che ci arriva dalla provincia prevede un buco da realizzare nella nostra zona nonostante siamo comuni virtuosi, se da noi prevedono una discarica per gli altri ambiti dove non differenziano cosa prevedono? Noi abbiamo già dato con due discariche chiuse e un impianto Stir ancora in funzione”. Così Raffaele De Simone, sindaco di Roccarainola, comune del nolano che differenzia il 70% dei rifiuti con una gestione autonoma. In questi giorni l’amministrazione ha dovuto far fronte ad un raid contro i mezzi del comune, un automezzo bruciato e quattro gasoloni rubati.

La ricetta, dopo 17 anni, è sempre la stessa: cercare nuovi invasi dove riversare anni di malagestione e i sacchetti maleodoranti. Il Wwf rilancia la raccolta differenziata come unica risposta. “ La soluzione alla crisi cronica dei rifiuti che coinvolge Napoli è rappresentata dalla raccolta differenziata ‘porta a porta’ che farebbe risparmiare 40 milioni all’anno, lasciando alle spalle definitivamente 17 anni di emergenza”. In 7 quartieri napoletani già viene effettuato il servizio porta a porta con risultati eccellenti, un modello salutato positivamente anche dai cittadini, come si evidenzia dallo studio realizzato da una equipe di docenti e ricercatori del Dipartimento di Sociologia dell’Università Federico II di Napoli su un campione di 1.341 cittadini napoletani.

Mentre continua la corsa all’inceneritore, in Regione mancano impianti di compostaggio per trattare la frazione umida, con una spesa media intorno ai 100 euro a tonnellata per portare l’organico differenziato in altre regioni d’Italia. Manca la reale applicazione delle direttive europee che impongono riduzione e riciclo come priorità. Intanto dopo l’approvazione del milleproroghe, la regione Campania potrà aumentare i tributi a carico dei cittadini. Le regioni in cui sia stato dichiarato lo stato di emergenza, infatti, possono decidere aumenti dei tributi, delle addizionali e dell’imposta regionale sulla benzina. Per la Campania si potrà aumentare l’addizionale all’accisa dell’energia elettrica per far fronte all’emergenza rifiuti. Una nuova stangata per i cittadini. Intanto il Pd denuncia il passaggio, a partire dal primo marzo, della riscossione della Tarsu dai comuni campani alle province. “E’ una decisione gravissima – secondo la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro – contenuta nel milleproroghe che non solo priva i Comuni di una loro prerogativa costituzionale ma, nell’assenza di regole, apre un ulteriore varco alle attività della malavita organizzata”.

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