Vacilla l’establishment del Partito democratico: dopo le primarie di Milano, in cui gli elettori hanno preferito il più “radicale” Giuliano Pisapia al prescelto Stefano Boeri, la sinistra di Bersani fatica a ritrovare la bussola. I vertici indicano ciò che gli elettori nel segreto dell’urna non scelgono e dimostrano di non sentire il polso della base. I cittadini, invece, cercano il rinnovamento, ma il partito offre lo status quo. Basti leggere quanto ha dichiarato Roberto Cornelli, segretario del Pd metropolitano, che ha preferito liquidare con l’epiteto di «giovane settantenne rottamatore» anche Valerio Onida, terzo candidato alle primarie meneghine. Un termine tutt’altro che dispregiativo per chi cerca una boccata d’aria, perché definisce una nuova corrente intenzionata a mettere in soffitta i sepolcri imbiancati della nomenklatura piddina. Dal 5 al 7 novembre scorso i rottamatori, guidati dal sindaco di Firenze Matteo Renzi e dal consigliere lombardo Pippo Civati, hanno organizzato alla stazione Leopolda del capoluogo toscano Prossima Fermata Italia: tre giorni per promuovere il ricambio generazionale in politica, culminati nella stesura di una bozza di programma, la Carta di Firenze, affinché il paese, anziché discutere di “bunga bunga e società offshore”, ricominci a credere “nel bene comune, nella cosa pubblica, nell’impegno civile”. 7000 i partecipanti, oltre 120 interventi e 30mila persone che hanno seguito l’evento in streaming su Internet.

Sui giornali si è parlato di cifre e affluenza, senza dare però un volto al pubblico eterogeneo che ha affollato la stazione Leopolda, che ha espresso anche posizioni discordanti su temi importanti, da Marchionne ai sindacati fino alla privatizzazione dell’acqua.

Tra i partecipanti Fausto Raciti, classe 1984, Segretario nazionale dei Giovani democratici, convinto, ad esempio, che Massimo D’Alema non sia da rottamare. “Il rinnovamento del partito deve essere fisiologico, il Pd ha un gruppo parlamentare di ex addetti stampa e segretari personali. È stato più coerente Bersani a non venire che Realacci o la Melandri a parlano di rinnovamento, viste le legislature multiple alle spalle”. Lontana dal colpo di spugna ideale dei rottamatori, secondo Raciti la tre giorni di Firenze “ha creato una nuova corrente che, al momento, presenta contenuti contraddittori. Oltre a Marchionne e ai sindacati, infatti, ho sentito interventi antitetici sull’acqua pubblica, pro o contro il referendum”. Per quanto riguarda le proposte programmatiche della Carta di Firenze, Alessandro Bandiera, 39 anni, dirigente di Verona, è “d’accordo sul limite dei tre mandati parlamentari, ma anche Renzi deve essere più chiaro: pure lui, che fa politica da 15 anni, in base a questo criterio, potrebbe essere rottamato. A Firenze c’erano tanti ventenni ma anche Staino, giovani amministratori locali e militanti di lungo corso, ma non ho sentito il peso delle correnti. L’idea è ottima, ora serve una proposta sui contenuti. Dovessimo andare a votare a marzo i ‘rottamatori’ non sarebbero pronti”.

Prima delle elezioni ci sarebbe il banco di prova delle primarie chiosa Stefano Rimini, 31enne consigliere comunale di Modena. “E’ ancora prematuro, ma potrebbero avanzare una loro proposta, anche se Renzi si è detto più volte indisponibile. Il movimento del ‘partito del caffè’, come lo ha chiamato Pippo Civati, ha un leader ma non una struttura simile al Movimento democratico di Veltroni, ad esempio”. Proprio quello che organizzerà il Lingotto 2 il 15 gennaio. “A differenza dei ‘rottamatori’ il Movimento democratico nasce da un gruppo parlamentare da cui, di certo, non può scaturire la rivoluzione del Pd”. Secondo Giovanni Pagano, Segretario Provinciale dei Giovani democratici di Palermo, 27 anni, “sui giornali si è discusso di più se Renzi fosse o meno educato, o se Civati fosse pronto per le primarie”. Sulla presenza delle bande interne, tra bersaniani e bindiani, è evidente che, almeno a Palermo “non si frequenta il Pd, ma una corrente. E la polverizzazione non serve a nessuno”. E aggiunge: “Sul tema del lavoro a Firenze ci sono state grandi discrepanze tra chi era con la Fiom e chi poneva al centro il mercato ”. Minore la presenza delle regioni del sud, secondo Pagano, alta invece la partecipazione di Emilia Romagna, Toscana e Veneto come Lombardia e Piemonte e il motivo è riconducibile ai promotori dell’iniziativa. “A sud ci stiamo lavorando ma non abbiamo ancora figure come Renzi e Civati. Puntiamo però su Davide Faraone, deputato Pd della Regione Sicilia”. Ottimo il bilancio dei tre giorni per Giuseppe Catizone, sindaco di Nichelino in provincia di Torino, anche se ora è necessario “non disperdere le energie e realizzare le proposte uscite dalla Carta di Firenze. I rottamatori hanno presentato la politica come servizio sul territorio e respinto l’accusa di chi li credeva senza contenuti. E’ inevitabile che il prossimo leader del Partito democratico esca da lì. Ora serve darsi una struttura o finiremo come dopo il primo Lingotto”.

Non ha dubbi neanche Manuela Rontini, 32 consigliere comunale a Faenza, secondo cui Renzi “buca”. “Preferirei avere il sindaco di Firenze come segretario anziché Bersani. Civati credo non abbia la stessa stoffa di leader ma insieme formano una bella coppia”. Sulla Serracchiani invece i toni sono meno entusiastici: “Debora ha cercato di unire Firenze e Roma, è stata molto più tenera nei confronti della classe dirigente. Oggi ha meno grinta rispetto ai tempi del suo intervento ai Circoli quando era ancora segretario Franceschini. E’ entrata nel ruolo della politica di professione con l’elezione a Bruxelles”. Aldilà delle preferenze personali, per Luca Rizzo Nervo, 32enne consigliere comunale a Bologna della ex giunta Delbono, “Prossima Fermata Italia deve continuare a parlare di precarietà e degli strumenti per affrontarla, di casa e del futuro delle giovani generazioni. I rottamatori, a differenza delle altre correnti del Pd, non hanno buttafuori all’ingresso e offrono uno spazio interessante per chi aspettava un segnale dalla sinistra. Deve rifuggire la logica dei ‘capetti’. Sì, invece, ai primus inter pares”. E se l’innovazione della politica passa dai giovani per Damiano Zoffoli, consigliere 51enne dell’Emilia Romagna, lo si è notato anche dalla comunicazione dell’evento di Firenze “dall’attivismo su Facebook e dalle dirette streaming”. Lì’, spiega Zoppoli, “i militanti erano protagonisti. Le idee nuove richiedono teste nuove, anche se ‘rottamare’ è un termine improprio. Bisogna trovare un’alternativa a Lele Mora e la sinistra deve recuperare libertà e sussidiarietà, temi usati in maniera impropria dalla destra”.

Il cammino dopo Firenze è in divenire e il popolo è eterogeneo, per estrazione, provenienza ed età. Sulla pagina Facebook intanto continuano i commenti. Francesco Cofone, di sinistra ma non tesserato, pur commentando favorevolmente l’iniziativa, trova che i giovani ventenni che si atteggiano a politici “navigati” siano poco credibili e “molto indottrinati”.

Per Laura Bonaffini, invece, prevale in assoluto l’entusiasmo: “Stazione di Mantova: uomini e donne in attesa al binario. Speriamo che il treno non venga soppresso”. Piccoli rottamatori crescono. E, visto anche l’esito che hanno avuto le primarie milanesi, alle prossime elezioni del centrosinistra si faranno sentire.

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