Il Parlamento sta per chiudere

Entri alla Camera, una di queste mattine, e ti rendi conto che la fine della legislatura è già incominciata. Chi segue le giornate – allo stesso tempo spente e tumultuose – del Senato, si rende conto che – anche là – il percorso è già finito.

Da tempo il Senato respira a fatica sotto il peso morto di Renato Schifani. Per lui presiedere vuol dire obbedire al governo.
Ma è la Camera che rappresenta in pieno il dramma, perché il continuo sforzo di rianimazione di Gianfranco Fini resta senza esito. Il Parlamento – da una parte e dall’altra – è inerte nonostante gli occasionali guizzi e sussulti della Lega e dell’Italia dei Valori (che però comunicano, ciascuno, con una loro piazza, fuori da queste mura).

Per il resto le due assemblee della Repubblica sono le braccia corte di un governo tanto imperioso quanto incapace. Guida male, ma guida tutto. E devi prendere atto del vasto silenzio (non imbarazzato, assente) della sua parte che un tempo, almeno, era maleducata e vivace.

Il Pd, tutto il Pd, almeno alla Camera, tace. Eppure contiene (ma è vero anche per la destra) pezzi di valore, vite rispettabili, esperienza, cultura. Gli scontri, se ci sono, sono brevi. I colleghi giornalisti non ci sono mai, non uno in aula. Ma le tv della Camera e del Senato sono neosovietiche.
Vedi solo chi parla in quel momento, vedi solo chi presiede senza audio "d’ambiente".

Qui qualcosa è accaduto e qualcosa sta per accadere. Gruppi e sottogruppi si formano, si sfaldano, si separano, si trattano come se fossero già separati. Parlo del Pd, non saprei dire della destra. Ho l’impressione che un po’ più di apparente compattezza copra faglie larghe, profonde e non rimediabili. La legge sul processo breve appena votata ha umiliato il Senato e, certo, ha umiliato molti anche a destra (tranne l’entusiasta Gasparri). Fra poco umilierà la Camera (ma non l’affannato pubblicista Cicchitto).

I giornali e i corrispondenti tv se la cavano con la solita frase: "Bagarre in Parlamento".
La realtà è molto più brutta. Il Parlamento è un treno fermo sul quale il governo scarica l’immondizia di leggi vergognose. Quel treno, popolato di cooptati senza senza autorità, ormai poco rispettabile perché non c’è stata resistenza, difficilmente potrà ripartire.
Questa brutta legislatura è finita. O è come se fosse finita. Non conta.

Da Il Fatto Quotidiano del 21 gennaio

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