È bastata una mattina per ascoltare a Palermo i fratelli Graviano. Tra i due solo Filippo ha accettato di rispondere alle domande del procuratore generale Nino Gatto. Giuseppe, il più importante tra i due, si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. Filippo, che non è un collaboratore di giustizia,  ha ovviamente negato di conoscere Marcello Dell’Utri e ha sostenuto di non aver mai detto, nel 2003, al pentito Gaspare Spatuzza, “se non arriva qualcosa da dove deve arrivare, anche noi dovremo metterci a parlare con i magistrati”. 

 

Dal punto di vista processuale le sue parole, così come quelle di Cosimo Lo Nigro (uno dei condannati non pentiti per le stragi del ’93 pure interrogato in video-conferenza), valgono zero. Filippo infatti è ancora a pieno titolo inserito in Cosa Nostra. E quindi si limita a inviare  precisi messaggi: Spatuzza lo rispetto; ha ragione: a Tolmezzo gli ho parlato davvero, non però di promesse della politica. L’imputato Marcello Dell’Utri è rimasto favorevolmente impressionato dal capomafia, un uomo che, dopo le condanne all’ergastolo, dice di essere “oggi impegnato in un percorso di legalità”. Il senatore azzurro, dopo essersela presa con la trasmissione Annozero, ha avuto frasi di stima per lui: “Sentendo la deposizione di Filippo Graviano mi è sembrato sinceramente una persona ravveduta. Mi ha colpito la dignità di questo signore, il suo mi sembra un pentimento vero, sono parole che mi hanno meravigliato”. Parole che ricordano molto l’elogio all’eroismo di Vittorio Mangano. Silvio Berlusconi, invece, non parla dei Graviano con i giornalisti: “Qui siamo alle comiche, ma come si fa?”. Di seguito pubblichiamo dunque la seconda parte della riduzione della sentenza che in primo grado ha condannato Dell’Utri a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Per il tribunale i rapporti tra i Graviano e il senatore erano “accertati”. E per sicuro veniva dato pure l’accordo politico-mafioso tra l’ideatore di Forza Italia e Cosa Nostra. 
 

Leggi e scarica l’articolo di Marco Travaglio e Peter Gomez da il Fatto Quotidiano del 10 dicembre (PDF 1,40 MB)

 
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