L’estensione anche ai servizi dei liberi professionisti del meccanismo dello split payment, cioè l’obbligo per la pubblica amministrazione di versare l’Iva direttamente all’erario invece che al fornitore, rischia di “stritolarli“. L’allarme arriva dalla Rete delle professioni tecniche, che ha diffuso una nota in cui critica la decisione del governo di inserire nella manovra correttiva anche questa novità, con l’obiettivo dichiarato di ridurre l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto.

“La drastica contrazione della liquidità determinata dal mancato incasso dell’Iva comporterà per i professionisti il ricorso sempre crescente a fonti di finanziamento bancario, con conseguente aumento degli oneri per interesse“, fa notare il comunicato. “Senza considerare che i compensi dei professionisti sono già soggetti alla ritenuta d’acconto”.

“Se impediamo ai professionisti – continua la nota – di scaricare l’Iva sui costi sostenuti, la situazione è destinata a diventare esplosiva, perché va a sommarsi agli effetti di una contrazione dei redditi professionali che ormai deve considerarsi strutturale. Senza contare il fatto che il limite al di sopra del quale i crediti di imposta possono essere usati in compensazione si riduce dagli attuali 15mila a 5mila euro”.

“A fronte di un Parlamento che si appresta ad approvare per la prima volta un provvedimento organico di tutela del lavoro autonomo, il governo con questa annunciata disposizione rischia di far saltare il già precario equilibrio finanziario in cui si trovano centinaia di migliaia di professionisti. Senza contare il fatto che si vengono a creare disparità di comportamento e quindi diseguaglianze fra i professionisti che operano per gli enti pubblici e chi opera solo o prevalentemente con i privati. Per questi motivi chiediamo che il governo ci ripensi e, come già era accaduto nel 2015, escluda i compensi dei professionisti dall’applicazione dello split payment”.

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