Si chiama Alde. E’ il gruppo dei liberali democratici europei. A guidarli c’è Guy Verhofstadt, ex premier belga e candidato alla presidenza del Parlamento Ue. Soprattutto è uno degli schieramenti più europeisti che siedono a Bruxelles. E di certo non sarà alleato del M5s, perché l’ingresso dei grillini nel gruppo è stato stoppato da Verhofstadt. Secondo fonti interne, l’accordo tra i leader dei due schieramenti sarebbe frutto della decisione di Beppe Grillo e del leader di Alde, che avrebbero tenuto all’oscuro i propri membri creando non pochi mal di pancia all’interno degli schieramenti. Fatto sta che la bozza di accordo tra il gruppo europeo e i pentastellati sottoposta al voto degli iscritti era basata su trasparenza, progresso ed energie rinnovabili, con quattro punti cardine: il rinnovamento della democrazia europea, la riforma dell’Eurozona, diritti, libertà e immigrazione. Non se ne è fatto nulla.

Alde è il gruppo dei liberali democratici che più spesso ha votato con la maggioranza al Parlamento Europeo, quindi di fatto schierato con il Partito Popolare Europeo e il Gruppo dei Socialisti Democratici. Il gruppo è lo stesso di cui fanno parte Mario Monti e Romano Prodi. Di orientamento liberale, Alde è un contenitore di idee che si dipana dal centrodestra al centrosinistra, è il frutto dell’unione tra Partito Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa e il Partito Democratico Europeo. Al suo interno si ritrovano diversi schieramenti politici, da Ciudadanos, il movimento populista centrista spagnolo, al Freie Demokraten Partei tedesco, ex alleato della cancelliera Angela Merkel.

Da un punto di vista strettamente politico il gruppo guidato da Verhofstadt, è a favore di un’Europa federale, alla sua espansione e grande sostenitore della moneta unica. Non solo, Alde è un grande sostenitore del patto di stabilità e, come si può leggere nel manifesto programmatico, sostiene che tutti gli investimenti fatti anche in tempo di crisi debbano in ogni caso rientrare nel 3%, posizione molto distante da quella del partito italiano che è favorevole all’abolizione del Fiscal Compact e all’esclusione dal 3% di alcune tipologie di investimenti. Diametralmente opposta a quella del M5s è la posizione di Alde sulla moneta unica: mentre i grillini vorrebbero un referendum sull’Euro, il gruppo di Verhofstadt è profondamente favorevole a questo strumento anche se sostiene che alcune modifiche vadano fatte almeno a livello di politica monetaria.

Diverse anche le linee guida di politica estera, a partire dal TTIP, il trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico, che sostiene a gran voce e i 5 stelle rifiutano in toto, per continuare con il referendum su Brexit. Su quest’utlimo Grillo si dichiarò felice del risultato, mentre Verhofstadt, mediatore sul processo di uscita del Regno Unito dall’Ue, è sempre stato duro, proponendo una “Hard Brexit”. Infine l’atteggiamento nei confronti della politica del leader russo Putin che i pentastellati vedono spesso di buon occhio e verso il quale ALDE nutre una forte ostilità.

I due schieramenti condividono l’obiettivo della democrazia diretta, il desiderio di riformare i meccanismi europei e quello di tagliare le spese della macchina burocratica, come l’eliminazione della sede del Parlamento Europeo a Strasburgo. Queste idee simili, però, non sono bastate a tenere uniti i due schieramenti. Senza dubbio alcuni punti di contatto tra i due schieramenti ci sono, per quanto riguarda le votazioni al Parlamento infatti, ALDE e M5S hanno votato più del 50% delle volte nello stesso modo, in particolare su immigrazione e ambiente, mentre meno del 25% su economia, mercato e politica estera, confermando le differenze di visione. Rimanendo su un’analisi legata al voto parlamentare, il Movimento 5 Stelle sarebbe più affine al gruppo GUE e a quello dei Verdi.

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