Nelle questioni legate al cambiamento climatico la donna dovrebbe essere uno dei punti di riferimento per ogni discorso, a causa della sua importanza nella società e della sua maggiore vulnerabilità. Nel dibattito internazionale, al contrario, la rappresentanza femminile non è proporzionata ai rischi cui le donne sono esposte in caso di disastri ambientali. Nel contesto dell’imminente COP22 di Marrakech, è importante presentare il lavoro di quante, diplomatiche o attiviste locali, si stanno distinguendo nel campo della giustizia climatica.

di Federica Pastore

Il Pacifico è noto per essere tra le regioni del mondo più colpite dai disastri naturali e dal cambiamento climatico. È proprio lì, a metà strada tra le Hawaii e l’Australia, che si trovano le isole Marshall: 29 atolli abitati da poco più di 70.000 persone. Le isole Marshall hanno già subìto gli effetti del cambiamento climatico e continuano ad essere particolarmente vulnerabili: con una media di soli due metri sopra il livello dal mare, secondo le previsioni dell’Ipcc due terzi della loro superficie saranno completamente sommersi entro il 2100.

“Il cambiamento climatico non colpisce solo noi abitanti delle isole, ma è una minaccia per tutti“. Le parole di Kathy Jetnil-Kijinerpoetessa, scrittrice e giornalista marshallese di 28 anni – sono state pronunciate durante il suo discorso al Summit dell’Onu sul Clima di New York e riassumono l’attualità e l’urgenza nell’affrontare tale minaccia.

L’essere stata testimone fin da piccola di movimenti impegnati nella difesa dell’ambiente nel suo Paese ha ispirato il suo lavoro e la sua arte. Dagli studenti delle scuole ai leader presenti all’Assemblea generale delle Nazioni unite il passo è stato breve, e ora K. Jetnil-Kijiner concilia il suo lavoro da insegnante di studi sul Pacifico con quello di attivista e poetessa.

cropped-photo1L’attività di sensibilizzazione di Kathy è iniziata nel 2011 con la pubblicazione di alcune sue poesie e articoli nel blog Jep Jeltok. I temi toccati riguardano questioni che da anni affliggono le isole Marshall e i suoi abitanti, come i test nucleari e l’innalzamento del livello del mare. Dal 1946 al 1968, infatti, gli Stati Uniti hanno fatto esplodere 67 testate nucleari (solo durante l’operazione Castle Bravo il dispositivo sganciato è stato mille volte più potente di quelli di Hiroshima e Nagasaki), causando la distruzione di tre isole e gravissimi problemi di salute agli abitanti per i livelli estremamente alti di radioattività a cui furono esposti, e che li vide costretti ad abbandonare alcune delle loro isole.

Il collegamento con le conseguenze dovute all’innalzamento del livello del mare è inevitabile: così come 50 anni fa, i Marshallesi rischiano di dover abbandonare le loro case e le loro terre. Kathy Jetnil-Kijiner, attraverso le sue poesie e le sue performance dal vivo, si è fatta portavoce internazionale di questa situazione e delle preoccupazioni della sua gente. Ma se gli effetti del cambiamento climatico riguardano tutta la società, coloro che ne vengono più colpiti sono anziani, bambini e donne. E in una cultura matrilineare come quella delle isole Marshall, dove le madri conferiscono il diritto alla terra e hanno il ruolo di motore della famiglia e della comunità, questa vulnerabilità – ormai comprovata anche scientificamente – è ancora più esacerbata.

Per questo motivo, K. Jetnil-Kijiner e i suoi cugini hanno co-fondato l’organizzazione no-profit Jo-Jikum – “la tua casa” nella lingua marshallese – con l’obiettivo di promuovere la conoscenza delle questioni ambientali da parte dei giovani e di fornire alla popolazione marshallese gli strumenti necessari per rispondere al cambiamento climatico. Tra questi, il Climate Disaster Relief Fund ha lo scopo di aiutare le famiglie a coprire i costi di ricostruzione delle loro case: “[…] Meritiamo qualcosa di più della sopravvivenza, meritiamo di prosperare”, recita in una sua poesia la giovane Kathy.

Secondo il più recente Rapporto della Banca mondiale le isole del Pacifico devono aumentare la loro resilienza al cambiamento climatico, con l’attuazione di politiche e investimenti volti a migliorare la gestione del rischio in caso di disastri naturali. Il costo stimato varia tra l’1 e il 13% del Pil, ma risulta più alto per gli Stati costituiti da atolli come le isole Marshall: un investimento oneroso, ma altrettanto necessario.

A meno di un mese dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi (che ha visto le isole Marshall tra i primi a porre la firma) e della COP22 di Marrakech, non solo azioni dall’alto ma anche l’attività di advocacy di donne come Kathy Jetnil-Kijiner sono fondamentali per la lotta al cambiamento climatico e per un pieno raggiungimento della giustizia climatica.

Leggi la storia di Patricia EspinosaMary Robinson – Hindou Oumarou Ibrahim

Articolo Precedente

Rifiuti, boom di incendi in centri e impianti. Veneto “terra dei fuochi”. “Così ne beneficiano discariche e inceneritori”

next
Articolo Successivo

Abruzzo, nel fiume arsenico 12 volte i limiti. “Così hanno avvelenato il Pescara”

next