Il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca è indagato dalla procura di Milano per l’ipotesi di corruzione internazionale in Brasile insieme al fratello Paolo, al nipote Lodovico e al cugino Roberto Bonatti. La notizia, scrive il Corriere della Sera, emerge dalla proroga dei termini per le indagini chiesta dai pm, che a luglio hanno disposto la perquisizione della cassaforte lussemburghese San Faustin attraverso cui la famiglia Rocca controlla la multinazionale delle infrastrutture Techint, il gruppo leader nei tubi in acciaio Tenaris e l’ospedale Humanitas. La vicenda riguarda contratti che Techint, di cui l’ex numero uno di Confindustria è presidente, ha ricevuto dal gruppo petrolifero brasiliano Petrobras ed è la stessa per cui, come si è saputo un anno fa, Techint stessa e Saipem (gruppo Eni) erano state iscritte nel registro degli indagati in base alla legge 231 sulla responsabilità degli enti.

Rocca, che siede nei consigli di amministrazione di Allianz, Brembo e Buzzi Unicem, è dal 2013 alla guida della più grande associazione territoriale di imprenditori italiana. Nel giorno in cui il quotidiano di via Solferino ha reso noto che è indagato ha partecipato alla presentazione a Milano del piano nazionale industria 4.0 con il premier Matteo Renzi. Era in prima fila ad ascoltare le parole del presidente del Consiglio.

Il fascicolo aperto dai pm Donata Costa, Fabio De Pasquale e Isidoro Palma, come riporta il quotidiano di via Solferino, è nato dalle dichiarazioni di due indagati nell’ambito della “Mani pulite brasiliana” Lava Jato, maxi inchiesta sui presunte fondi neri versati da Petrobras a politici di governo e opposizione – tra cui l’ex presidente Lula Da Silva, accusato di essere stato l’artefice del sistema di corruzione – e sulle presunte mazzette di imprese di ingegneria e costruzione alla stessa Petrobras per aggiudicarsi appalti.

João Antônio Bernardi Filho, ex rappresentante di Saipem in Brasile, e Jorge Luiz Zelada, ex capo area internazionale di Petrobras, hanno raccontato ai pm brasiliani di tangenti per 9,5 milioni di dollari pagate al direttore area servizi di Petrobras Renato Duque (arrestato nel 2014) per “propiziare” l’aggiudicazione a Confab, società di Techint, di forniture di tubi per oleodotti. Il denaro, sempre stando a quanto raccontato dai due indagati sudamericani, è stato veicolato a Duque attraverso offshore alimentate da società della galassia Techint. San Faustin, secondo quanto riporta il Corriere, ha commentato attraverso il segretario argentino del board Fernando Mantilla sostenendo che “non è a conoscenza di alcun illecito nelle proprie operazioni” e “un audit interno non ha evidenziato alcuna irregolarità nell’operato”.

La vicenda delle presunte mazzette a Petrobras non è l’unica che vede coinvolto il gruppo Techint in Brasile. A febbraio, infatti, dalle carte dell’inchiesta sulla sanità lombarda che ha portato agli arresti del consigliere regionale Fabio Rizzi è emerso che lo stesso Rizzi e il suo factotum Mario Valentino Longo hanno “operato per pilotare”, grazie alla conoscenza con il segretario di Stato del Goiàs Alexandre Baldy, “l’affidamento al gruppo Techint della realizzazione dell’ospedale pediatrico del Goiàs”. Secondo gli inquirenti, dalle intercettazioni emerge che “da tale operazione” speravano “di poter trarre vantaggi economici personali del tutto estranei alla pubblica amministrazione che fingono di rappresentare”. Dalla stessa inchiesta era emerso come “lady dentiera” Maria Paola Canegrati, la ras dell’odontoiatria ritenuta dalla procura il fulcro del giro di mazzette, avesse “capacità di influire sulle decisioni del gruppo Techint” cui fa capo l’Humanitas.

 

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