La notizia che Federico Pizzarotti è indagato per abuso d’ufficio, il M5s l’ha scoperta sfogliando i giornali per la rassegna stampa mattutina. Sarà che il sindaco grillino di Parma non parla con il direttorio da autunno, sarà che i suoi continui appelli per non essere “lasciato solo” non hanno ricevuto risposta: “il fatto è che non ci ha mai avvisato di aver ricevuto l’avviso di garanzia”, commentano fonti vicino al direttorio. La procura di Parma oggi ha infatti confermato che il primo cittadino è stato informato di essere iscritto nel registro degli indagati per le nomine del Teatro Regio nella seconda metà di febbraio. Ora dai quartieri generali di Roma e Milano dicono che la linea di difesa fino al primo grado di giudizio non è in discussione, ma dentro al Movimento si fatica a nascondere il fastidio per quello che considerano l’ennesimo sfregio nei confronti dei vertici nazionali. Questa volta è tutto diverso: non è più solo un botta e risposta stizzito come tra separati in casa. La reticenza di Pizzarotti per quasi 3 mesi potrebbe valergli l’espulsione già invocata più volte in passato. A Parma il clima però resta tutto sommato sereno: “Sono settimane che li chiamiamo praticamente ogni giorno. Abbiamo mandato mail e raccomandate per parlare di altri problemi e nessuno ci ha mai considerato”, dicono dal gruppo grillino. “Come potevamo dire una cosa così delicata a qualcuno che nemmeno alza il telefono?“.

Il paragone che fanno i vertici è con il caso di Livorno scoppiato pochi giorni fa con la notizia che il sindaco M5s Filippo Nogarin è indagato per bancarotta fraudolenta pre-fallimentare nell’inchiesta sul dissesto dell’azienda dei rifiuti: l’avviso di garanzia in quel caso è partito intorno alla metà di aprile e il primo cittadino ha avvisato i vertici non appena lo ha ricevuto. “Con Nogarin abbiamo condiviso le mosse”, continuano, “e preparato una strategia, mentre con Pizzarotti è stata una corsa contro il tempo”. Questa mattina, come confermato dal capogruppo M5s a Parma Marco Bosi, lo staff del direttorio e i Cinquestelle parmigiani si sono sentiti al telefono proprio per dare qualche dettaglio in più rispetto a quanto letto sui giornali. Questo non ha impedito al sindaco di Parma di essere difeso dai vertici M5s: si aspetta, anche per evitare valanghe mediatiche, sperando che l’attenzione si affievolisca prima delle elezioni amministrative, in particolare quelle di Roma, sulle quali i grillini contano molto.

Pizzarotti approfitta del vento e si mette in scia con chi protegge Nogarin. Se per il sindaco di Livorno non “sono automatiche le dimissioni con l’indagine”, è il ragionamento, così deve valere anche per lui perché il Movimento non può permettersi in campagna elettorale di avere due versioni diverse per casi simili. Certo è che il gelo tra le parti non aiuta: Pizzarotti da mesi invoca il direttorio di essere ricevuto o almeno che gli rispondano al telefono e in cambio ottiene solo il silenzio glaciale.

L’ultimo tentativo di mediare tra le parti è stato a ottobre scorso in occasione della due giorni “Italia 5 stelle” a Imola. Lì il vicepresidente della Camera e membro del direttorio Luigi Di Maio ha visto i principali sindaci grillini in un incontro a porte chiuse: c’era anche Pizzarotti. Sembrava una tentativo di fare la pace, soprattutto con il passo di lato di Grillo in vista, ma è servito a poco. Tanto che quando poche settimane dopo il M5s di Parma ha chiesto ai parlamentari sostegno per la battaglia in difesa del Festival Verdi si sono visti sbattere la porta in faccia “perché è una questione troppo locale”. Poi è andata sempre peggio: nessuna chiamata, nessun contatto. E con nessuna delle due parti interessate a ricucire. La notizia dell’indagine sulle nomine del Regio, senza i nomi degli indagati, era uscita sui giornali a dicembre scorso. A Parma si aspettavano una chiamata, da Roma pure: l’orgoglio e le questioni di principio hanno lasciato che i telefoni rimanessero muti. E ora forse è già tardi per tornare indietro.

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