Gli ultimi sono due cittadini inglesi di origine irachene. Erano arrivati a Bari con un traghetto salpato dalla Grecia e avrebbero dovuto proseguire il loro viaggio verso il Nord Europa. Li hanno fermati gli uomini della Digos e del Ros dei carabinieri nell’ambito di un’indagine sul terrorismo internazionale condotta dal procuratore della Repubblica, Giuseppe Volpe, e dal pm Renato Nitti. Oltre al loro passaporto britannico, ne avevano altri, non autentici, da consegnare in città. Sono stati arrestati per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e possesso di documenti falsi: “Fanno parte del gruppo Ansa Al Islam”, dicono gli investigatori. Come Majid Muhamad, fermato dalla Dda barese a dicembre perché, attendendo l’espulsione, sarebbe tornato in contatto con la rete di jihadisti che gli era già costata una condanna a dieci anni di carcere. C’è poi un altro iracheno fermato qualche settimana fa nel capoluogo pugliese perché trovato in possesso di documenti falsi e sempre dal porto di Bari passò ad agosto, per due volte in pochi giorni, anche Salah Abdeslam, tra gli autori della mattanza parigina e arrestato a Bruxelles dopo quattro mesi di latitanza. E da novembre la procura indaga su “una decina di persone”, ritenute quanto meno simpatizzanti delle organizzazioni terroristiche, i cui spostamenti da e verso la Puglia risultano “poco chiari”.

È diventato l’hub d’ingresso verso l’Europa di combattenti e fiancheggiatori del terrorismo internazionale, il porto di Bari. Non ci sono solo le indagini e gli arresti a dimostrarlo. Basta osservare le recenti mosse del ministero dell’Interno, sempre più attento attorno a ciò che accade nello scalo portuale e nel Cie del capoluogo pugliese, ma anche nelle vicine Brindisi, altro terminal caldo, e Taranto, dove è stato inaugurato un hotspot per ospitare i migranti. Il Viminale ha accelerato la formazione delle “squadre antiterrorismo”, inviato l’Esercito e scelto un profilo qualificato per la Digos brindisina. Il focus del ministero sulla Puglia è condiviso anche dai servizi segreti stranieri, francesi e israeliani in particolare, che almeno da dicembre monitorano sul posto la situazione. Del resto proprio da un’intelligence estera era arrivato il primo importante ‘alert’, lo scorso giugno. Erano stati gli 007 britannici a segnalare i porti di Bari, Brindisi e Ancona come ‘obiettivi sensibili’. Due mesi più tardi Salah Abdeslam sbarcava nel capoluogo pugliese proveniente dalla Grecia, dopo aver coperto la rotta opposta pochi giorni prima. Proprio i numerosi traghetti in partenza verso la penisola ellenica e i Balcani hanno trasformato Bari in una delle porte d’ingresso per l’Europa.

Tanto che il ministro Angelino Alfano, dopo aver denunciato già nel 2014 la strategicità della Puglia per l’ingresso degli jihadisti ma non aver rafforzato le misure attorno allo scalo, come denunciato dal Coisp a ilfattoquotidiano.it a novembre, ha accelerato negli ultimi mesi. Dopo una prima esclusione, il Viminale ha fatto marcia indietro e ha inserito Bari e Brindisi nella “prima aliquota” di città nelle quali il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha istituito e formato “operatori appositamente selezionati e addestrati da personale altamente specializzato” per andare a formare le U.o.p.i, l’acronimo di Unità operativa di primo intervento con cui il ministero identifica le ‘squadre antiterrorismo’. Tre settimane fa una nuova mossa: l’arrivo di cento militari, divisi tra Bari e Taranto. La ragione ufficiale è legata ai recenti fatti di sangue compiuti dalla criminalità organizzata ma, spiega un investigatore al fattoquotidiano.it, “in realtà l’Esercito ha una funzione legata all’allerta terrorismo” sia nel capoluogo regionale, dove oltre al porto è caldo anche il fronte legato alle presenze nel Centro di identificazione ed espulsione, sia a Taranto, dove ha recentemente visto la luce il nuovo hotspot per i migranti. Da non trascurare anche la scelta oculata del nuovo capo della Digos a Brindisi, decisa dal ministero: nel naturale avvicendamento alla guida della Divisione investigazioni generali e operazioni speciali della questura brindisina, il comando è stato preso dal vicequestore Antonio Bocelli, per anni in servizio a Roma negli uffici dell’Ucigos, dov’è stato spesso impegnato in importanti indagini riguardanti il terrorismo.

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