Il suo nome è in cima alla lista dei ricercati. Perché gli investigatori sospettano che sia lui la mente degli attacchi del 13 novembre. In un primo momento si è pensato che fosse in Siria, dove era andato nel 2013. Invece, Abdelhamid Abaaoud non avrebbe mai lasciato la Francia. Né Parigi. La polizia è convinta che sia asserragliato a Sanint-Denis, a nord est della capitale, dove la polizia ha messo a segno un blitz per stanarlo.

La rete del terrore di Abdelhamid Abaaoud
Non è la prima volta che la figura di questo 27enne belga spunta da indagini sul terrorismo islamico. Da tempo Abdelhamid Abaaoud implicato in una serie di complotti contro la Francia, compreso l’attacco sventato al treno Thalys. Secondo le Monde, che ne traccia un ritratto, il 27enne era stato anche in contatto con Mehdi Nemmouche, l’autore dell’attentato al museo ebraico di Bruxelles, e il suo profilo è tale che fin da settembre il suo nome circolava fra i possibili obiettivi degli attacchi aerei francesi. Gli inquirenti francesi sono certi che sia stato lui a ideare, pianificare e realizzare gli attentati che hanno colpito il cuore di Parigi. Noto per i suoi proclami jihadisti sul web fin dal 2013, quando partì per la Siria, il suo nome appare per la prima volta sui giornali poco dopo l’attacco a Charlie Hebdo. Abaaoud, alias Abou Omar Al-Soussi, è infatti considerato capo della cellula di Verviers che viene sgominata il 15 gennaio dalla polizia belga.

“Allah mi ha scelto per portare il terrore in Europa”
“Allah li ha resi ciechi e sono così riuscito a partire (dal Belgio, ndr) e venire in Siria, pur essendo ricercato da così tante agenzie di intelligence”, raccontava un militante con il suo stesso nome, Abdelhamid Abaaoud, in un’intervista dello scorso febbraio alla rivista dell’Isis, Dabiq, del suo ingresso in Belgio e poi del suo rientro in Siria, burlandosi dei “kuffar (infedeli, ndr) resi ciechi da Allah” che non sono mai riusciti a identificarlo e fermarlo. “Allah mi ha scelto, insieme ai compagni Abuz-Zubayr al-Baljiki (Khalid) e Abu Khalid al-Baljiki (Sufyan) per viaggiare in Europa – diceva il jihadista, identificato, come i suoi compagni, con il nome di battaglia al-Bajiki (il belga) – per portare il terrore tra i crociati che fanno la guerra ai musulmani. Come sai, il Belgio fa parte della coalizione crociata che attacca i musulmani in Iraq e nello Sham (Siria, ndr)”.

“Abbiamo passato mesi a cercare il modo di entrare in Europa – raccontava ancora – e alla fine siamo riusciti a trovare il modo di andare in Belgio. Quindi siamo riusciti a ottenere armi e allestire una casa sicura, mentre pianificavamo operazioni contro i crociati”. Poi il volto di Abaaoud è diventato noto alle forze di sicurezza a causa di un video girato da un compagno con una telecamera andata persa, trovata da un “murtadd” (apostata) e consegnata ad alcuni media. “Ho visto improvvisamente la mia faccia su tutti giornali – raccontava “il belga” – sono stato perfino fermato da un agente che mi osservava e mi paragonava alla mia foto, ma che mi ha lasciato andare, perché non ha notato somiglianze. Questo può essere solo un dono di Allah”. Spiegava poi di come i suoi due compagni fossero stati uccisi in un raid della polizia belga e francese (“più di 150 soldati”), con uno “scontro a fuoco durato più di 10 minuti”.

“Tutti conoscono la mia faccia, ma sono riuscito a stare nella loro patria”
L’episodio raccontato è probabilmente l’operazione del 15 gennaio, quando fu sgominata una cellula terroristica a Verviers, cellula di cui proprio Abdelhamid Abaaoud – che nel frattempo era stato brevemente arrestato e rilasciato – era considerato il leader. Ma lui non si trovava lì. “Dopo il raid – raccontava ancora a Dabiq – loro hanno capito che ero stato lì con i miei fratelli e che insieme pianificavamo operazioni. Così hanno radunato agenti dell’intelligence da tutto il mondo, dall’Europa come dall’America, per catturarmi. Arrestarono musulmani in Grecia, Spagna, Francia e Belgio per prendermi. Ma tutti quelli arrestati non erano neppure collegati ai nostri piani”. Così Abaaoud riuscì a fuggire in Siria. “Sono riuscito a partire e a venire nello Sham – raccontava – pur essendo ricercato da così tante agenzie di intelligence. Questo dimostra che i musulmani non devono avere paura dell’immagine esagerata dell’intelligence dei crociati. Il mio nome e le mie foto erano su tutti i media, ma sono riuscito ugualmente a stare nella loro patria, a pianificare operazioni contro di loro e a ripartire in sicurezza quando è diventato necessario”.

I legami con Abdeslam, il terrorista in fuga
Secondo il quotidiano belga la Derniere Heure, Abaaoud era amico d’infanzia di Salah Abdeslam, il terrorista in fuga dopo gli attentati di Parigi, fratello del kamikaze che si è fatto saltare in aria al Comptoire Voltaire. Tutti hanno trascorso l’infanzia a Molenbeek, nella periferia di Bruxelles. Secondo Le Monde Abdelhamid e Salah sono stati anche insieme in carcere in Belgio nel 2010 per questioni legate ad una rapina.

Il 19 aprile, il nome di Abaaoud appare in relazione ad un tentativo di attentato contro una chiesa di Villejuif. L’11 agosto lo jihadista francese Reda Hame viene arrestato al suo ritorno dalla Siria e racconta che, dopo un addestramento di sei giorni a Raqqa, Abaaoud gli ha ordinato di tornare in Francia per colpire “un obiettivo facile” come “una sala di concerti” per fare “il massimo di vittime”. Interrogato su altri progetti terroristici, Hame ha detto: “Tutto quello che posso dire è che succederà presto, laggiù cercano veramente di colpire la Francia e l’Europa“.

Anche nell’attacco sventato al treno Thalys Amsterdam-Parigi salta fuori il nome di Abaaoud. Ayoub El-Khazzani, l’uomo armato di kalashnikov bloccato da tre americani, aveva trascorso qualche tempo in Belgio prima di salire sul treno ed era legato ad un gruppo jihadista a lui vicino. Andato in Siria per la prima volta nel 2013, Abaaoud è apparso nel 2014 in un video dello Stato Islamico in cui guida un’automobile che trascina dei corpi mutilati. Nel 2015, si è vantato sul magazine dello Stato Islamico, Dabiq, di essere andato e venuto più volte fra il Belgio e la Siria. Ha anche detto che si trovava in Belgio fino all’operazione di polizia a Verviers, ma che anche allora era riuscito a fuggire in Siria.

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