L’amministratore delegato di Volkswagen Italia Massimo Nordio e il presidente Luca De Meo sono tra gli indagati nell’inchiesta per frode in commercio aperta dalla procura di Verona in seguito allo scandalo sulle emissioni dei motori diesel truccate. Oltre a Nordio e De Meo sono stati iscritti nel registro degli indagati il consigliere delegato Paolo Toba, la rappresentante del gruppo Annamaria Borrega, l’ex presidente del cda di Volkswagen Italia Rupert Johann Stadler e l’ex consigliere Michael Alexander Obrowski. La notizia è emersa dopo che, giovedì mattina, i pm hanno incaricato la Guardia di Finanza di eseguire una serie di perquisizioni nella sede di Verona della casa tedesca, dove sono ospitati gli uffici commerciali e finanziari e il magazzino, e in quella della controllata Lamborghini a Bologna. Mercoledì Nordio, in audizione al Senato, aveva contestato l’istruttoria dell’Antitrust che punta a verificare eventuali pratiche commerciali scorrette del gruppo in grado di indurre in errore i consumatori. Nessun commento dalla Lamborghini, che nello stabilimento di Sant’Agata Bolognese ha annunciato a maggio un investimento da 700 milioni (complici 80 milioni di contributi pubblici dello Stato italiano) per produrre il suo primo suv.

Nuovi guai, dunque, per la casa di Wolfsburg. Che secondo Marcel Fratzscher, presidente dell’istituto tedesco per la ricerca economica Diw nello scenario peggiore dovrà sostenere per far fronte al diesel gate un esborso di 100 miliardi di euro, pari a oltre il 3% del pil della Germania. Nel tentativo di arginare il danno di immagine, giovedì Volkswagen ha comprato una pagina de La Stampa, il quotidiano torinese controllato da Fiat Chrysler, per pubblicare una lettera di scuse ai clienti. Una scelta certo non casuale, visto che il gruppo guidato da Sergio Marchionne ha approfittato del diesel gate per lanciare una promozione riservata agli automobilisti che vogliono rottamare la propria auto Volkswagen e sostituirla con una Fiat, Lancia, Abarth, Alfa Romeo o Jeep. “Faremo di tutto”, si legge, “per riconquistare la vostra fiducia. Recentemente abbiamo commesso un grave errore: abbiamo compromesso il rapporto di fiducia che ci lega”. L’azienda continua dicendo che sta “lavorando a pieno ritmo” per fare chiarezza sulle emissioni di ossido di azoto: “Quando la soluzione tecnica sarà disponibile, provvederemo in forma gratuita ad intervenire su tutti i veicoli coinvolti”, garantisce Volkswagen, che si impegna a contattare direttamente i proprietari di veicoli con i motori della famigerata famiglia ‘Ea 189‘. “Non ci fermeremo finché non avremo riconquistato pienamente la vostra fiducia”, conclude l’annuncio.

Nel frattempo il nuovo amministratore delegato del gruppo Matthias Mueller ha scritto al ministro dei Trasporti Graziano Delrio, manifestando “la volontà di collaborare con le autorità e l’impegno a offrire una soluzione per i clienti”. Il ministero ha diffuso un comunicato che riporta alcuni passaggi della missiva in cui si legge che “l’interesse pubblico per le irregolarità riscontrate nelle prove di emissione è assolutamente comprensibile. Anche noi vogliamo sapere come questo sia potuto accadere e vogliamo individuare i responsabili. Ci stiamo adoperando al massimo per chiarire la questione in modo coerente e completo”. L’ad conclude affermando che l’azienda “si trova ad affrontare una difficile sfida, ma siamo una compagnia forte. Riusciremo a gestire l’attuale crisi e ne trarremo le necessarie conseguenze agendo conformemente. Faremo dei cambiamenti strutturali rinnovando anche la nostra filosofia aziendale. Ma principalmente è nostra intenzione lavorare duro per riguadagnarci la fiducia”.

Il primo passo è il richiamo delle auto con il software truffaldino. La casa tedesca ha annunciato il richiamo di 8,5 milioni di macchine diesel in Europa di cui 2,4 in Germania. A imporlo è stato il ministero dei Trasporti tedesco. L’ufficio federale dei mezzi a motore (Kba) ha specificato al giornale Bild che l’operazione inizierà a gennaio 2016 e i difetti tecnici saranno risolti entro la fine dell’anno prossimo. Fuori dall’Europa, sottolinea Volkswagen, toccherà ad ogni singolo paese valutare quali sono le auto con motore Ea189 che vanno ritirate dal mercato.

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