Grazie all’ultimo prestito ponte di banche e Cdp “abbiamo accelerato l’attuazione dei provvedimenti previsti nell’Aia. Il 31 luglio è dopodomani ma siamo già largamente al di là dell’80%”. È quanto ha annunciato il commissario straordinario per l’Ilva Piero Gnudi durante la sua audizione alla Camera sullo stato dei lavori di adeguamento dello stabilimento tarantino alle prescrizioni imposte dall’autorizzazione integrata ambientale.

Gnudi, quindi ha parlato di obiettivo “raggiunto” e il suo collega Corrado Carrubba ha aggiunto che nel traguardo fissato “vi è un po di tutto”, dalle operazioni “gestionali” a quelle “progettuali” fino a quelli “propedeutici agli interventi più importanti”. Insomma, tiene a precisare il commissario, “non ci sono solo i cartelli affissi”, ma anche ”interventi cantieristici rilevanti, che con grande fatica sono stati portati avanti”. Nel loro intervento i commissari hanno evidenziato che “il 35 percento della copertura dell’estensione totale dei nastri della torre di caduta degli impianti; abbiamo ambientalizzato l’Afo 1, abbiamo installato le cappe sul raffreddamento rotante dell’agglomerato, chiuso edifici, installato i sistemi di monitoraggio sui camini dell’area coke, sono stati istallati misuratori in continuo per la regolamentazione del combustione delle torce”.

Significa tuttavia, che in realtà il grosso dei lavori per eliminare le emissioni pericolose non è ancora stato realizzato. Nell’80 percento citato dai commissari non c’è, ad esempio, la copertura dei parchi minerali, misura che più di tutte servirebbe a migliorare le condizioni di vita degli abitanti del quartiere Tamburi. Il decreto del Governo Renzi con il quale sono stati allungati i tempi del piano ambientale di risanamento, infatti, non specifica quali interventi far rientrare nell’80 percento da adottare entro il 31 luglio e quindi quelli più significativi, che sono anche quelli più onerosi, sono rimasti nel 20 percento. Lo stesso Carrubba ha ammesso che la copertura dei parchi minerari non rientra tra quelli realizzati finora “perchè è l’intervento economicamente, progettualmente e ingegneristicamente più importante”” e “prevede interventi, giusti e dovuti, di messa in sicurezza ovvero di bonifica delle aree sottostanti i parchi stessi. Prima di realizzare la copertura occorre mettere in sicurezza il sedime”.

La copertura dei parchi, eviterebbe lo dispersione incontrollata di polveri nelle case del quartiere a pochi metri dalla fabbrica: secondo i periti del gip ogni anno erano circa 700 le tonnellate di minerale di ferro e carbone che si abbattevano sul quartiere Tamburi. Oggi i cumuli di materie prime sono stati ridotti e spostati di pochi metri rispetto al 2012, ma questo non ha ovviamente eliminato il pericolo dello spolverio. E l’allungamento dei tempi accordato all’azienda dal sesto decreto Renzi, fece infuriare anche Giorgio Assennato di Arpa Puglia che è sempre stato l’unico a mettere nero su bianco la necessità di coprire i parchi. Per il direttore generale, Assennato, infatti, quel provvedimento era in “antitesi” con il Piano ambientale del comitato di esperti.

In una lettera inviata lo scorso anno all’onorevole Alessandro Bratti,  Assennato evidenziò le “criticità” causate “dall’introduzione di ulteriori genericità” rispetto al piano ambientale che “definiva le azioni e, soprattutto, i tempi necessari a garantire il rispetto delle prescrizioni impartite ad Ilva spa” dall’Autorizzazione integrata ambientale mentre con il sesto decreto si diede il via libera all’allungamento dei tempi di alcune misure che invece appaiono necessarie. Assennato denunciò anche la concessione all’Ilva di “piena autonomia” sull’80 percento di prescrizioni da realizzare entro il 31 luglio 2015 che non consente allo Stato “di aver alcuna consapevolezza degli effetti della norma stessa che si va ad approvare, dato che non si conosce il 20 percento delle prescrizioni derogate”. A distanza di un anno, però, sono note: sono quelle più importanti. Ma il Governo è comunque pronto a festeggiare.

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