Maurizio Lupi ha difeso Ercole Incalza: “Era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro Paese abbia” aveva detto poche ore dopo l’arresto dell’ex superdirigente. Il piacere è reciproco: durante l’interrogatorio di garanzia Incalza ha difeso il ministro Lupi dicendo al gip di aver avuto con lui “solo ed esclusivamente rapporti istituzionali“. In questo modo l’ex capo struttura di missione per le grandi opere avrebbe sgombrato qualsiasi ombra sull’operato del ministro. Incalza ha risposto a tutte le domande del giudice, respingendo ogni addebito. L’interrogatorio, all’interno del carcere di Regina Coeli, è durato circa due ore. L’avvocato di Incalza, Titta Madia, ha spiegato che l’ex dirigente ministeriale “ha fornito risposte su ogni singola contestazione”. “L’interrogatorio si è svolto in un clima sereno in cui Incalza ha risposto in maniera esaurente a tutte le domande – spiega Madia – Sono fiducioso che la vicenda si chiuda presto in modo soddisfacente”. Per la difesa di Incalza in questa vicenda “non c’è un euro che viene contestato al di fuori delle sue prestazioni professionali: è tutto registrato da fatture e dichiarazioni dei redditi, non si è mai visto un caso di corruzione nel quale il corrotto percepisce somme emettendo fatture e pagando Irpef”. Per l’avvocato Incalza, fino a oggi, “ha collezionato 14 assoluzioni, questa sarà la quindicesima”.

Nel frattempo, quasi contemporaneamente, nel primo intervento in Aula durante il question time il ministro Lupi ha anche escluso che Incalza abbia avuto una qualsiasi influenza sulle dinamiche e sugli atti del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: “Dal 31 dicembre 2014 non è più direttore dell’unità tecnica di missione e non ha né un rapporto di consulenza né di collaborazione con il ministero”. Al momento di presentare l’interrogazione la deputata del Movimento Cinque Stelle Mirella Liuzzi aveva definito Lupi “il portavoce del ministro” riferendosi al presunto rapporto di subalternità dell’esponente di Ncd nei confronti dell’ingegnere che emerge da alcune telefonate. I pm sono più chiari nella loro richiesta d’arresto poi in parte accolta dal gip: “Ercole Incalza non si è mai mosso dalle posizioni di potere conseguite già dagli anni Ottanta” scrivono gli inquirenti che parlano della “spregiudicatezza” di Incalza, un uomo che “pur essendo da almeno un decennio in pensione rimane tutt’ora al vertice del ministero con la stessa capacità decisionale, seppure sotto il singolare inquadramento di consulente del ministro”.

Una descrizione che si avvicina a quella che era stata data in precedenza da Antonio Di Pietro che da ministro delle Infrastrutture aveva allontanato temporaneamente Incalza: “Uno come Incalza che per 40 anni ha gestito appalti sa più cose di Gesù Cristo, è la Miss Universo degli affari” aveva detto a La Stampa. Secondo Di Pietro Incalza serviva “a garantire” un “sistema”, ovvero “una realtà politica, imprenditoriale e finanziaria”. “Se Incalza parla – ha aggiunto Di Pietro a L’aria che tira – crolla mezzo sistema Paese”.

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“Incalza? Solo un consulente e quindi fuori da ogni possibile controllo”

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