Cesare Battisti sarà espulso dal Brasile, probabilmente verso la Francia o il Messico. La giudice federale di Brasilia Adverci Rates Mendes de Abreu ha revocato il visto di residenza dell’ex terrorista rosso e ha sollecitato il governo a verificare la possibilità di consegnarlo alle autorità dei Paesi in cui aveva soggiornato dopo la fuga dall’Italia. “Trattandosi”, ha detto la giudice, “di uno straniero senza documenti, condannato in patria per un crimine, non ha il diritto di rimanere qui o di ottenere un permesso di residenza e quindi deve essere espulso. Per la giudice è infatti da considerarsi nullo l’atto con cui il Brasile gli ha concesso nel gennaio 2009 lo status di rifugiato. I legali brasiliani di Battisti hanno annunciato che ricorreranno contro la sentenza. “Non capiamo come si possa modificare una decisione della Corte costituzionale e del presidente della Repubblica”. Il legale Igor Sant’Anna Tamasauskas ha commentato al sito Estadao: “Ci è arrivata la richiesta, ma non c’è ancora una data precisa”.

Battisti, 60 anni, condannato in contumacia in Italia a due ergastoli per quattro omicidi compiuti durante gli anni di piombo, venne arrestato nel 2007 a Rio de Janeiro ma l’ex presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva respinse la richiesta di estradizione presentata dall’Italia e, come ultimo atto del suo mandato, gli concesse lo status di rifugiato politico. “Gli istituti di espulsione e estradizione”, ha specificato il giudice federale, “sono ben distinti. L’espulsione non contraddice la decisione del presidente della Repubblica di non estradare, visto che non è necessaria la consegna del cittadino straniero al suo Paese di origine, in questo caso l’Italia, potendo essere espulso verso un altro Paese disposto ad accoglierlo”. Il figlio del gioielliere ucciso nel 1979, Alberto Torregiani, ha chiesto al governo di chiedere l’estradizione. “E’ una sorpresa sicuramente piacevole”, ha commentato, “ma anche da prendere con le pinze perché l’espulsione non vuol dire che sarà estradato in Italia e per questo mi appello al governo e al presidente del Consiglio Matteo Renzi affinché mostrino la giusta determinazione sul caso e tornino a chiedere che l’ex terrorista rientri in Italia e sconti la sua pena”.

Arrestato nel 1979, Battista riuscì ad evadere due anni più tardi e a fuggire in Francia, dove trascorse la prima fase della sua latitanza. Nuovamente arrestato in Brasile nel 2007, Battisti fu detenuto in carcere a Brasilia fino al 9 giugno 2011. Il 31 dicembre 2010 il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva annunciò il rifiuto dell’estradizione in Italia. Della questione fu investita la Corte costituzionale brasiliana, che l’8 giugno 2011 negò l’estradizione. Nel periodo della latitanza parigina l’ex leader dei Pac, grazie alla ‘dottrina Mitterand’, si era rifatto una vita: abbandonata la lotta armata, Battisti si era dato alla scrittura, diventando un giallista di fama e pubblicando opere in cui proponeva alcune analisi sull’esperienza dell’antagonismo radicale. Nel gennaio del 2009 Battisti ottenne lo status di prigioniero politico in Brasile, concessogli dall’allora ministro brasiliano della Giustizia Tarso Genro.

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