“Le inchieste dimostrano che la corruzione ha raggiunto dimensioni intollerabili anche per il frequente suo intreccio con le organizzazione di tipo mafioso. Questo ha effetti devastanti sul piano economico e per i cittadini”. Il Guardasigilli Andrea Orlando rivendica l’azione del governo nella relazione annuale alla Camera sull’amministrazione sull’amministrazione della giustizia – poi passata con 222 voti a favore e 89 contrari, respinte tutte le risoluzioni presentate dall’opposizione – e rilancia l’allarme sulle tangenti, oggetto di interventi in ordine sparso da parte dell’esecutivo Renzi, molti dei quali ancora in fase di discussione in Parlamento. Ma nel contempo difende la scelta del governo sul reato di falso in bilancio, spesso funzionale al pagamento di tangenti, che ripropone alla lettera le soglie di non punibilità introdotte dalla celebre legge ad personam berlusconiana del 2003. Soglie che erano scomparse nel disegno di legge anticorruzione firmato in origine da Piero Grasso (anche lui del Pd) attualmente in avvio di discussione in Commissione al Senato (oggi il termine ultimo per le richieste di modifica), ma che il governo ha chiesto di reintrodurre con un emendamento depositato l’8 gennaio.

FALSO IN BILANCIO, IL SILENZIO SULLE SOGLIE DELLA DISCORDIA. Il falso in bilancio, ha detto il ministro alla Camera, è “un tema cruciale nel contrasto delle più gravi forme di criminalità economica”, e per questo gli emendamenti usciti da via Arenula chiedono un inasprimento delle pene, oltre a una classificazione che passi da reato di danno al più grave reato di pericolo. Orlando non ha fatto però alcun accenno diretto alla diatriba sulle soglie, sollevata in Senato dal Movimento 5 Stelle. Con l’attuale legge di berlusconiana memoria (l’articolo 2621 del codice civile) non è punibile penalmente il falso che non superi il 5% dell’utile di esercizio o l’1% del patrimonio netto. Un limite che Orlando ha giustificato nei giorni scorsi con l’esigenza di non ingolfare ulteriormente i tribunali e, soprattutto di tutelare “le piccole imprese che possono anche non essere supportate da figure tecniche adeguate”. Calcolatrice alla mano, però, queste stesse soglie permettono ai grandi gruppi evasioni da centinaia di milioni di euro – e la creazione di fondi neri che tipicamente servono anche a pagare le tangenti su grandi opere e commesse – senzia un rischio penale. Nel pomeriggio il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, intervenuto a un convegno a Napoli, si è pronunciato in favore della riformulazione del falso in bilancio, “che sia utile e che non punisca comportamenti di scarso significato”, come aveva anticipato qualche giorno fa a ilfattoquotidiano.it. Il problema, ha spiegato Cantone, è appunto come stabilire la soglia di non punibilità e di “individuare una sanzione penale adeguata quando la soglia viene superata”. Il commissario anticorruzione, nominato proprio dal governo Renzi, non si è sbilanciato nel merito. Resta quindi da vedere se i falsi in bilancio da centinaia di milioni di euro che l’attuale legge di fatto consente ai giganti dell’economia rientrino, agli occhi di Cantone, nei “comportamenti di scarso significato”.

Lo stesso problema che si era posto le scorse settimane con l’intervento sulle frodi fiscali, di cui poi il premier Matteo Renzi si è assunto la piena responsabilità. Così come Orlando rivendica uno dei pochi provvedimenti sulla criminalità economica diventati legge dello Stato, l’autoriclaggio. Anche in questo caso, però, l’introduzione del nuovo reato è stata accompagnata da polemiche sulle “maglie larghe” della normativa, in particolare sull’esclusione della punibilità in caso di beni acquistati sì con denaro sporco, ma per “godimento personale”.

“FASCICOLI PENDENTI SOTTO PER LA PRIMA VOLTA SOTTO I 5 MILIONI”. E mentre i fantasmi berlusconiani continuano ad aleggiare sul “cambio di verso” promesso da Renzi, è lo stesso Orlando a rilevare: “La giustizia è stata terreno di aspro scontro politico che per 20 anni ha impedito che fossero attuate le riforme”. E “il mal funzionamento della giustizia è uno dei più grandi macigni sulla strada della crescita. Il mio auspicio –  dice il ministro – è che questa stagione possa dirsi chiusa”. I numeri, ha affermato il ministro, mostrano una prima inversione di tendenza: “L’analisi dei fascicoli pendenti al a giugno 2014 indica una cifra di 4milioni 898 mila, con un calo del 6,7%: per la prima volta dal 2009 si scende sotto 5 milioni”. Orlando ha riferito le cifre sulla pendenze della giustizia civile, che segnano una diminuzione, anche se il calo “costante dell’arretrato dal 2009 ad oggi, mostrano che rimane comunque elevato il livello del carico di lavoro dei Tribunali; circostanza, questa, che si traduce, inevitabilmente, in un allontanamento nel tempo della risposta di giustizia ai cittadini e alle imprese”. Il Guardasigilli annuncia anche “una assoluta novità” ovvero “la gestione dei fondi europei. Per la prima volta il ministero della Giustizia sarà il centro coordinamento fondi strutturali”. Il ministro ha fatto anche il punto sulla riduzione degli uffici giudiziari in base alla riforma avviata sotto il governo Monti, da cui si evince che la scura ha colpito in larghissima misura i giudici di pace: “Dei complessivi 1.398 uffici di primo grado esistenti prima della riforma 946 sono stati soppressi: 30 tribunali, 30 procure, 220 sezioni distaccate e 666 uffici del giudice di pace, corrispondenti al 68% del totale”.

SVUOTACARCERI, 10MILA DETENUTI IN MENO IN UN ANNO. Un capitolo corposo dell’intervento è stato dedicato alle carceri. Anche qui i numeri sono in calo, dopo i provvedimenti “svuota carceri” approvati su impulso del presidente Napolitano e in seguito alle sentenze europee contro l’Italia: “Al 31 dicembre 2014 i detenuti presenti nelle carceri italiane erano 53.623, dato oramai stabilizzato da qualche mese. A dicembre del 2013 erano 62.536, mentre al momento della condanna da parte della Corte europea erano oltre 66.000 e nel corso del 2010 si erano registrate quasi 70.000 presenze. Contemporaneamente sono aumentate le misure alternative alla detenzione sino ad arrivare al 31 dicembre 2014 a 31.962″. Il ministro ha sottolineato il calo dei detenuti in custodia cautelare, passati “dai 24.409 di dicembre 2013 ai 18.475 del 31 dicembre 2014; soltanto nel 2010 i detenuti in attesa di giudizio di primo grado erano 30.184”.

RESPONSABILITA’ CIVILE GIUDICI: “SOLO 4 CONDANNE, LEGGE VA CAMBIATA”. Altro nodo delicato, anche all’interno della maggioranza, la responsabilità civile dei giudici. Orlando ha ribadito, in sostanza, che la legge va cambiata perché finora ha prodotto pochi risarcimenti ai cittadini che si reputano vittime di malagiustizia: “Dai dati dell’Avvocatura dello Stato raccolti dalla prima applicazione della legge, sino alla fine del 2010 risultava che sulle 400 cause proposte solo 34 avevano superato il vaglio di ammissibilità e di quest’ultime 34, ne erano state decise 18, tra cui solo in 4 casi vi era stata condanna dello Stato”, ha spiegato il ministro della Giustizia. “Sono numeri che parlano chiaro e che rivelano un obiettivo deficit di effettività nella tutela dei cittadini lesi dall’esercizio dell’attività giudiziaria”.

TERRORISMO: “MISURE CONTRO GLI STRANIERI COMBATTENTI”. Sul tema del terrorismo Orlando non può che concordare con il ministro dell’Interno, Angelino Alfano: “La crescente minaccia del terrorismo pone obbligo di un rafforzamento degli strumenti di prevenzione e repressione” ed è “ineludibile introdurre nuove misure per rendere selettivi e stringenti i controlli sui materiali che potrebbero essere usati per attentati e sulle misure contro gli stranieri combattenti. Allo stesso modo – ha aggiunto Orlando – sul piano della efficacia degli strumenti di repressione, appare ormai condivisa e matura l’idea di introdurre strumenti centralizzati di coordinamento delle investigazioni in materia di terrorismo. “Una scelta di questo tipo appare anche funzionale all’individuazione di un interlocutore unitario e adeguatamente informato sul fronte della cooperazione giudiziaria internazionale, nel quadro di un organico sviluppo di una sempre più sentita esigenza di politiche europee di contrasto al terrorismo internazionale. Credo”, ha concluso, “che sempre in quest’ottica vadano sfruttate al massimo le potenzialità che offre il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, nello specifico l’articolo 86, che prevede la possibilità dell’istituzione della procura europea“.

Quanto alla traduzione da idea ad azione dei provvedimenti proposti dal governo Renzi, nella discussione in aula Orlando ha voluto precisare che “i disegni di legge usciti dal Cdm del 29 agosto sono – ad eccezione della delega sul civile – tutti incardinati nei due rami del Parlamento, pur essendoci un problema di overbooking”.

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