Gli americani si ricomprano il Bologna Calcio. E’ arrivato a tarda notte il voto favorevole del cda rossoblù sull’ultima offerta per acquistare il club da parte dell’avvocato Joe Tacopina, ex vicepresidente della A.S. Roma. Con il sì dei tre soci di minoranza, gli imprenditori Rimondi, Romani e Calzolari, l’astensione dell’attuale presidente Guaraldi e dell’avvocato Serafini, oltre all’assenza del presidente onorario Gianni Morandi, la nuova proposta di 6 milioni e 300mila euro messa sul piatto da Tacopina è stata ufficialmente accettata dalla società rossoblù. Ricacciato nell’angolo, invece, quello che era parso il nuovo corso del Bologna calcio: la ricapitalizzazione offerta dell’altro socio di minoranza, Massimo Zanetti, che non più di dieci giorni fa aveva frenato gli entusiasmi a stelle e strisce, promettendo al cda 6 milioni di euro dal suo fondo personale e altri 6-7 entro Natale.

L’imprenditore trevigiano del caffè Segafredo, già presidente del Bologna per 29 giorni, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, dopo mesi di silenzio, era rientrato in gioco all’interno della società che nel giugno scorso era retrocessa in Serie B. In molti hanno letto la sua mossa, accettata dall’attuale presidente Guaraldi, come un modo per frenare il rilancio al ribasso della cordata americana dopo una sorta di pre-accordo da un milione di euro a metà settembre; tanto che gli stessi soci del cda che ieri si sono ritrovati a spedire una mail entusiasta a Tacopina all’una di notte, il 26 settembre scorso avevano bollato come priva di fondamento la cifra del fondo d’investimento di Los Angeles e accolto con piacere il salvataggio di Zanetti. Un piano ponderato e cauto di ricapitalizzazione quello del re del caffè e del fidato amministratore Luca Baraldi – già a.d. della Lazio di Geronzi, e vicepresidente del Parma – che però di fronte al rilancio di Tacopina è stato messo ai voti in cda su richiesta del presidente Guaraldi.

Solo sabato scorso allo stadio di Vicenza, dove Zanetti aveva fatto il suo ingresso in tribuna come presidente in pectore del Bologna, l’atteggiamento dell’imprenditore trevigiano verso gli americani era stato di scetticismo e noncuranza: “Mi hanno chiamato mentre facevo la pennichella, gli ho chiesto di rivolgersi a Baraldi”. Solo che Tacopina, spalleggiato dall’altro investitore nell’operazione Bologna, quel Joey Saputo, patron canadese dei Montreal Impact dell’ex bomber rossoblù Marco Di Vaio, ha rilanciato andando prima di tutto a solleticare la liquidazione dei piccoli soci in cda e fornendo una garanzia di copertura materiale per i 4 milioni di euro che serviranno per estinguere il duplice mutuo che grava sul famoso hotel di Carloforte in Sardegna, lasciato da un altro imprenditore fantasma, il sardo Porcedda, che nell’autunno 2010 rimase per 4 mesi proprietario del Bologna, per poi fuggire lasciando l’hotel a parziale copertura dei debiti.

Ora si attende il 15 ottobre, ultimo giorno per l’ufficialità della ricapitalizzazione della società controllante del Bologna FC. Con Tacopina e Saputo, nel fondo d’investimento gestito da una banca d’affari di Los Angeles, pare esserci anche una quota proveniente dalla proprietà dei Los Angeles Dodgers. Nel piano americano presentato quindici giorni fa a sindaco e curia di Bologna, sul piatto ci sono 60 milioni di euro per il restyling dello stadio e dell’area circostante, come circa altri 40 per ricostruire una squadra che ha sete di tornare tra le prime sette di Serie A. A parte nuovi colpi di scena, a cui oramai i tifosi rossoblù festanti ieri notte con bandiere a stelle e strisce paiono abituati, il Bologna calcio è americano a tutti gli effetti.

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