Sergio Marchionne consolida l’asse con Matteo Renzi. “Bisogna smetterla di dire no, costi quel costi e anche a Fiat, credo che la misura del governo vada nella direzione giusta“. Dal Salone dell’Auto di Parigi l’ad Fiat-Chrysler ha risposto così a chi gli chiedeva di esprimere un parere sull’ipotesi del tfr in busta paga avanzata dal premier. Marchionne ha ammesso un impatto “significativo” per i bilanci delle imprese, soprattutto per le piccole e medie imprese, ma “credo che l’intenzione del presidente sia quella di creare le condizioni per un rilancio della domanda, e questo tipo di misure vanno bene”. Un altro assist arriva sul tema delle modifiche all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori annunciate dal presidente del consiglio: “Abbiamo sentito tanto da tutti, non posso aggiungere nulla, che si debba aggiornare il sistema lo dicono tutti, qualcosa dovremo pure farla”.

Al Salone francese per presentare la nuova creatura del Lingotto, la 500X, Marchionne parla del presente e del futuro dell’azienda: “I target del 2014 sono confermati, certamente non cambio i target in conferenza stampa, aspettiamo il cda di fine ottobre” e “non è necessario alcun aumento di capitale“. Il mercato comincia a far intravedere segno di miglioramento, ma l’amministratore delegato rimane cauto: “E’ un segnale positivo, ma non so se siano basi solide per fare ripartire il mercato italiano ed europeo. Continuo ad avere dei dubbi. E’ comunque un mercato non in condizioni floride, riflette le condizioni dell’economica. Sono contento dei risultati buoni ma voglio vedere quali siano le prospettive del 2015. Non so se ha ragione Ghosn (ad di Renault-Nissan, ndr) quando stima un incremento del 3-4%. Io non lo vedo”. A che gli domanda  un parere sulle parole del patron di Tod’s, Diego Della Valle, che lo ha definito “una sòla”, l’ad risponde: “Infastidito? No, scherziamo? Se l’avesse detto qualunque altro sì, ma se da uno scarparo questo è un complimento: la suola è una parte integrante di una scarpa”. 

Sulla testa di Fiat pende però la spada di Damocle costituita dalla procedura aperta dall’Antitrust europeo per i presunti aiuti di Stato garantiti dal Lussemburgo a Fiat Finance and Trade, società controllata che si occupa dei servizi di tesoreria del gruppo torinese in Europa: “Queste cose sono tutte cavolate – risponde Marchionne – in Lussemburgo abbiamo un’azienda nel gruppo che raccoglie i fondi per finanziare tutte le nostre attività europee. Il numero che rimane in Lussemburgo – ha aggiunto – è minimo e li si paga il 30 per cento di tasse, non è un paradiso fiscale”. “Tutto questo casino che è venuto fuori per noi è solo imbarazzante, non so da dove sia uscito ma è solo un mal di testa che dobbiamo risolvere e non gioverà né a loro né a noi”, ha concluso l’ad. In mattinata il Fiat aveva preso posizione sulla questione con una nota: “Il processo di tax ruling relativo a Fiat Finance in Lussemburgo è “legittimo” – si legge – e, “in ogni caso il potenziale impatto finanziario sul gruppo non è significativo“. “La società  – aggiunge la nota – non ha mai chiesto qualsivoglia esenzione o facilitazione fiscale in connessione con il ruling”.

L’altro fronte aperto per Sergio Marchionne sul piano aziendale è quello della Ferrari: “Ho preso un impegno e lo porterò avanti – ha detto l’ad, che assumerà anche la presidenza del Cavallino rampante da metà ottobre al posto di Luca Cordero di Montezemolo – qui a Parigi Luca presenta una vettura straordinaria. Quello che non va bene, e anche Luca è d’accordo, è la gestione sportiva. E come ho già detto questa cosa mi dà un fastidio enorme“.

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