Sara ha 14 anni, è disabile dalla nascita e lunedì non è andata a scuola. Perché? Perché i suoi genitori le vogliono risparmiare l’umiliazione di farsi la pipì addosso: il suo handicap le impedisce di andare in bagno da sola. Andrea ha bisogno di un educatore specializzato per comunicare con insegnanti e compagni: non c’è. Niente scuola, nemmeno per lui. Succede che quest’anno la Provincia di Napoli, con una delibera datata 7 agosto, ha interrotto l’erogazione dei fondi per le attività e l’inserimento dei disabili, con il risultato che per seicento studenti delle scuole superiori del Napoletano l’anno scolastico non è iniziato. “Ogni impegno di spesa in materia di assistenza e diritto allo studio è sospeso perché non è stato ancora approvato il bilancio dell’ente, i cui termini sono stati prorogati al 30 settembre”, spiega Maurizio Moschetti, assessore provinciale all’Istruzione. “Spero che da qui a venti giorni sia possibile trovare una soluzione”. Dunque non chiedetevi che ne è stato dei principi costituzionali, de “la scuola è aperta a tutti”, dei “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, del “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”. “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”: cosa resta dell’articolo tre della Carta? Una manciata di cifre intricate, di scaricabarile e un tristissimo gioco di prestigio sulla pelle dei più deboli.

I numeri
Nel rapporto annuale Istat 2014 si legge che l’Italia è al settimo posto tra i Paesi Ue per la spesa in protezione sociale (sanità, previdenza e assistenza) destinando il 29,7% del Pil (la media europea è 29%). Ma esiste una forte disomogeneità nelle voci di spesa: le pensioni di anzianità e vecchiaia assorbono oltre il 52 % della spesa totale (media europea 39%), mentre alla disabilità viene riservato il 5,8% contro il 7,7% della media europea e a famiglia, infanzia e maternità destiniamo solo il 4,8% contro l’8% della media europea. Questi numeri ce li racconta Toni Nocchetti, medico napoletano e anima dell’associazione Tutti a scuola, che da anni lotta per il diritto allo studio dei ragazzi con handicap. “Non mi domandi perché lo faccio: tutti mi chiedono, con stupita ammirazione, i motivi del mio impegno visto che non ho figli disabili. Lo faccio perché sono un essere umano, un papà e un cittadino. La disabilità dovrebbe essere considerata come un minimo comune denominatore di civiltà”.

Nella sede di Tutti a scuola i telefoni sono impazziti: i genitori chiamano per sapere come comportarsi. Qualche istituto ha detto “tenete vostro figlio a casa”, qualche altro “portatelo a scuola, ma solo per un paio d’ore”. “Il Miur ha delegato l’assistentato materiale in alcuni territori alla Provincia, in altri ai Comuni ”, spiega ancora Nocchetti. “In termini pratici l’assistentato materiale significa la possibilità di andare in bagno, mangiare la merenda nell’intervallo, entrare e uscire dalla classe. Il ministero, in maniera del tutto impropria, scarica la responsabilità sugli enti locali, ma tra tagli e patti di stabilità non ci sono risorse e quindi ci troviamo in questa situazione”. Nell’anno scolastico 2007/2008  gli alunni disabili, secondo il Miur, erano 174.404 e l’organico di sostegno, che comprende sia i docenti di ruolo che i precari, contava 88.441 unità. L’anno scorso gli alunni disabili erano 209.814, gli insegnanti erano 110.216. “Quasi la metà: questo vuol dire che ogni allievo è seguito da un insegnante di sostegno per la metà del tempo scolastico. Voglio sottolineare che la sentenza 80 della Corte costituzionale del febbraio 2010 ha messo a disposizione oltre 15.000 insegnanti di sostegno, dopo centinaia di ricorsi delle famiglie ai Tar di tutta Italia. Ma la politica non ha fatto nulla.

La situazione per l’anno scolastico 2014
E per quest’anno? “Il Miur comunica che gli alunni disabili cresceranno solo di mille unità e ammonteranno a 210.909. E ancora una volta saremo costretti a segnalare al ministro che il Servizio statistico del Miur pratica un gioco che a Napoli è fatto per imbrogliare gli ingenui avventori, il gioco delle tre carte, mescolando i numeri e lasciando apparire cose non vere. Vuole un esempio? Sembra che le 13.342 immissioni in ruolo di insegnanti di sostegno varate dal governo Letta-Carrozza (legge n. 128/2013) in tre anni successivi (con tranche di 4.447 lo scorso anno, 13.342 questo e 8.895 il prossimo) rappresentino nuove cattedre. Si tratta invece di insegnanti che di fatto venivano già utilizzati. È semplicemente, lo dico con pacatezza, vergognoso. Una classe politica seria non mette tre bambini con difficoltà nella stessa classe,  piazza un insegnante di sostegno e risolve la questione: sono prove tecniche delle classi differenziali. Sarà anche difficile da digerire, ma se le risorse non ci sono la politica ha l’onere di reperirle. O almeno di dire la verità”.

Il Fatto quotidiano con Tutti a scuola
Da oggi e fino al 15 ottobre Il Fatto quotidiano, insieme all’associazione Tutti a scuola (www.tuttiascuola.org), promuove una campagna di sensibilizzazione nazionale sulla situazione sempre più insostenibile dei ragazzi disabili nelle scuole italiane. Per questo vi chiediamo di segnalare all’indirizzo info@tuttiascuola.org le situazioni di difficoltà e i disservizi negli istituti italiani. Alla fine il dossier con tutte le storie verrà consegnato al governo. L’hashtag della campagna su Twitter è #scuolaxtutti: facciamola diventare virale, ogni contributo è benvenuto.

 

C'era una volta la Sinistra

di Antonio Padellaro e Silvia Truzzi 12€ Acquista
Articolo Precedente

“La vita a ostacoli di mia figlia Gaia, che non può andare a scuola come gli altri”

next
Articolo Successivo

Scuola, “corto circuito” per le carrozzine e i banchi dei disabili: il caso Campania

next