Questa non è una storia qualunque di speculazione finanziaria, è la storia vera ed attuale di un duello all’ultimo sangue tra due soggetti che operano entrambi nel mercato finanziario americano, ma è come se fossero in una giungla primordiale, e si confrontano senza esclusione di colpi, l’uno nel ruolo del predatore, l’altro nel ruolo della vittima predestinata.

Da una parte troviamo la “Herbalife” (la preda), una società americana che produce e vende in tutto il mondo sostanze dimagranti, supplementi vitaminici e proteine alimentari, dall’altra parte c’è la “Pershing Square Capital Management” (il predatore), un Hedge Fund (fondo investimenti) guidato dall’intraprendente speculatore William A. Ackman, che ha scommesso un miliardo di dollari sulla probabilità che la Herbalife subirà in tempi abbastanza brevi un tracollo in borsa.  

Questa operazione è emblematica non solo per l’importo in gioco, ma soprattutto perché, analizzandola, si riescono a vedere tutte le mosse classiche di una grande operazione speculativa, dove i soggetti (diversi soggetti!), si muovono come su una scacchiera. Il “bianco” muove per primo e stringe sempre di più l’avversario in una morsa dalla quale non potrà sfuggire.

Ackman, proprio come nelle strategie di attacco di una scacchiera, non si muove da solo, circonda sapientemente il suo bersaglio con tutti i suoi pezzi. E tra i suoi pezzi in questo gioco alla caccia del miliardo di dollari ci sono pezzi importanti delle istituzioni americane. I suoi alfieri hanno il nome del senatore del Massachusetts Edward J. Markey, della rappresentante Californiana Linda T. Sanchez, di Minyon Moore, già collaboratrice di Clinton alla Casa Bianca, e altri.

E c’è persino la S.E.C., Securities Exchange Commission, che svolge un ruolo determinante in questa storia.

La Sec ovviamente non si muove al suo comando, ma lui muove le altre pedine sulla scacchiera in modo che sia costretta a farlo.

Qui bisogna fare un passo indietro per spiegare da dove parte la sua strategia.

Herbalife fonda la sua strategia di vendita su aggressive campagne promozionali dove vanta i suoi prodotti come quasi miracolosi e “arruola”, per sostenere questa strategia, migliaia di distributori indipendenti, perlopiù afro-americani e latinos a basso reddito che si improvvisano venditori in proprio.

Ackman già dallo scorso anno ha preso di mira la sua preda, e vede in questa strategia una specie di “schema piramidale” nel quale gran parte del prodotto di Herbalife non viene in realtà venduto a consumatori acquirenti, ma consumato in proprio o trattenuto invenduto dagli stessi agenti, che presto rinunciano, venendo sostituiti da altri.

Poiché questi tipi di schemi piramidali sono proibiti dalla legge, lui ha già presentato alla Sec diverse note per chiedere che intervenga a fermare questo “sfruttamento” su persone che sono già a basso reddito. La strategia di Ackman ora è chiara: se la Sec interviene con una indagine sulla Herbalife, il titolo crolla in borsa. E’ automatico. Quindi con una semplice catena di operazioni “short” si guadagna un sacco di soldi. Ci si posiziona short sul titolo e si aspetta il momento buono per scatenare vendite a ripetizione di modo che il “crollo” sia ancor più sostanzioso. Alla fine della giornata il gioco è fatto! (Vedasi anche il caso Lehman Brothers).

Ma la Sec non si presta al gioco di Ackman, e prende tempo. Il tempo passa e Ackman si trova virtualmente già in perdita, perché invece nel frattempo il titolo Herbalife sale.

Ackman è costretto a muovere i suoi “alfieri” all’attacco. Sono loro adesso a far lobby in suo favore presso la Sec. Però non basta ancora. Allora Ackman recluta gli stessi ex agenti della Herbalife, e le loro organizzazioni sindacali o civili in difesa delle minoranze, a organizzare manifestazioni di protesta in alcune grandi città americane. Lui stesso organizza meeting in New York dove invita centinaia di agenti, avvocati, contabili, giornalisti, ecc. al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla “truffa di Herbalife” ai danni dei poveri “migrantes”.

Alla fine il cerchio finalmente si chiude. La torre (la Sec) si muove e sulla Herbalife viene aperta una indagine amministrativa. Il re nero (Herbalife) rimane allo scoperto, ora è sotto scacco! Il titolo di Herbalife, che a gennaio quotava sopra i 73 dollari ad azione, adesso è già sceso a poco più di 60 dollari.

La partita non è ancora conclusa, ma se la Sec dovesse dar ragione ad Ackman sullo “schema piramidale”, per la Herbalife le cose si metterebbero molto male.

Ma anche per Ackman non è detto che tutto si concluda a suo vantaggio. Un conto è operare per far emergere la verità su una società che organizza schemi piramidali a danno di povera gente, altra cosa è organizzare una serie di azioni allo scopo di muovere al ribasso il prezzo di un titolo per specularci sopra. In questo caso ci potrebbero essere gli estremi dell’insider trading.

Entrambi i soggetti rischiano ora la prigione.

politologo@tx.rr.com

Articolo Precedente

Sanità: i tagli si possono evitare. Ma serve una riforma

next
Articolo Successivo

Governo Renzi, nella ruota del criceto

next