Aveva detto: “Mercoledì per la prima volta si abbassano le tasse. Non ci crede nessuno? Lo vediamo”. Oggi però in consiglio dei ministri Matteo Renzi non ha presentato un provvedimento fatto e finito da approvare. “Confermiamo per l’ennesima volta – spiega il presidente del Consiglio – che nei prossimi 100 giorni faremo una lotta molto dura per cambiare ad aprile la Pubblica amministrazione, a maggio il fisco e a giugno la giustizia, provvedimenti che non fanno parte, non fanno parte, del pacchetto di oggi”. Il consiglio dei ministri ha approvato la relazione di Renzi e non un provvedimento che inizi il suo percorso in Parlamento, ma – assicura lui – è come cosa fatta: “Se volete aspettare per vedere, lo capisco”. Certo, ci sono molti impegni precisi su tasse e lavoro. Ma ancora mancano i provvedimenti. Sul fisco in particolare Renzi non riuscirà a completare il suo piano prima le Europee perché tutti i benefici che ha promesso scatteranno dalle buste paga del 27 maggio: “C’ho provato, ma sono stato respinto con perdite”. E per giunta mentre alcune coperture sono tutte da vedere (sui margini del deficit e sullo spread), su altre ci sono come minimo delle contraddizioni: dalla revisione della spesa il commissario straordinario Carlo Cottarelli prevede di recuperare 3 miliardi, Renzi e Padoan parlano di 7. Sui 10 che dovrebbero essere impegnati per il taglio del cuneo fiscale non sono pochi.

Ecco com’è spiegato, nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi diffuso in serata, il provvedimento sul cuneo fiscale: “Tra le misure previste, la relazione approvata ha individuato in 10 miliardi di euro le risorse per consentire l’aumento della detrazione Irpef in busta paga ai lavoratori dipendenti sotto i 25 mila euro di reddito lordi, circa 10 milioni di persone, dal 1 maggio prossimo, per un ammontare di circa 1000 euro netti annui a persona. Gli atti tecnici e legislativi verranno approvati nelle prossime settimane”. 

“Mille euro all’anno a chi ne guadagna meno di 1500 al mese”
Ma Renzi promette che dal primo maggio finiranno “1000 euro netti all’anno a chi guadagna meno di 1500 euro al mese“. Un taglio al cuneo fiscale che riguarderà “10 milioni di italiani che prenderanno 10 miliardi di euro: 80 euro netti in busta paga. Il limite su cui noi ci attestiamo sono 25mila euro lordi, circa 1.500 euro netti. I destinatari del nostro intervento non sono solo i ceti meno abbienti, ma anche un po’ di ceto medio”. “Ho provato a fare avere in busta paga prima delle elezioni, ma sono stato respinto con perdite” racconta Renzi. “Per noi – aggiunge – è evidente che mettere intasca mille euro in più aiuta la propensione al consumo ma è anche una misura di attenzione, di equità ed è frutto di una politica che dà il buon esempio. Un’operazione che definirei di portata storica“. E perché non dal primo aprile anziché dal primo maggio? “Per il 1 aprile non ci sono i tempi tecnici da punto di vista della strumentazione dei Ced per adeguare le buste paga. Non je a famo”. Detto in altre parole: “Se voi volevate che oggi attraverso una procedura di decreto legge, o di 42-43 decreti, si stabilisse che da domani mattina il mondo cambia, ve lo dico da misero laureato in diritto amministrativo: questo è impossibile”. Quindi è stata approvata una relazione del capo del governo, non provvedimenti, ma, precisa Renzi, “oggi il consiglio dei ministri, che è l’organo di governo di un paese, ha votato e approvato misure, non è che si è recato al bar. Ha trovato 10 miliardi per dare un ritorno economico a tutte le famiglie entro maggio. E’ atto e fatto”. “I dubbi sono legittimi ma le coperture sono evidenti – conclude – E a chi ha dubbi suggerisco di aspettare il 27 maggio per vedere santommasianamente se i denari ci sono”.

Le coperture per il taglio del cuneo fiscale
E la copertura? “E’ totalmente fatta dal governo sulla base del risparmio di spesa, dei numeri macroeconomici generali che vi indicherò ma senza aumento della tassazione. Ho letto in questi giorni una polemica sulla copertura semplicemente incredibile. In-cre-di-bi-le. I soldi per mettere in tasca i 10 miliardi ci sono”. Sotto il profilo della revisione della spesa Renzi conferma la cessione delle auto blu: “Dal 26 marzo al 16 aprile le auto blu andranno all’asta come abbiamo fatto a Firenze, sono oltre 150. Dal 26 marzo ‘venghino signori, venghino’ andranno all’asta”. Sul piano più generale, dice il presidente del Consiglio, “la spending è uno strumento che secondo i dati di Cottarelli arriva nel 2016 a valere 35 miliardi, nel 2015 vale 19 miliardi e nel 2014 sette miliardi. Cottarelli ha parlato prudenzialmente di 3 miliardi”. Il piano sarà presentato entro 15 giorni.

Per quanto riguarda “il limite del 3% del deficit, abbiamo un margine di 6 miliardi. Abbiamo margini nel rapporto al 3% dello 0,4% visto che siamo al 2,6%”. “Per rimanere al debito dello Stato – prosegue – si vede un abbassamento del costo: il debito è calcolato su uno spread a 250 punti base. Se lo calcoliamo a 200 punti c’è un margine di 2,2 miliardi”. “Con le coperture per questa operazione siamo ben oltre 10 miliardi di euro e non voglio utilizzare tutto il margine dal 2,6% al 3%. E vado in Europa a raccontare cosa vogliamo fare e non per chiedere procedure di maggiore esborso del denaro pubblico”.

Taglio dell’Irap e aumento della tassazione sulle rendite
Ma dal primo maggio verrà effettuata un’operazione anche sull’Irap che sarà ridotto del 10%: “Si finanzierà con l’aumento della tassazione sulle rendite dal 20 al 26% (2,6 miliardi)” ma – assicura il presidente del Consiglio – non saranno toccati i titoli di Stato. “La stragrande maggioranza degli imprenditori – aggiunge – dicono ‘fai benissimo’ a mettere i soldi in tasca dei lavoratori. Ma noi ci occupiamo dei costi delle imprese, dal primo maggio i costi Inail saranno di 1 miliardo in meno, una legge del governo precedente ma che noi attuiamo”.

I debiti della P.a., la scuola, la casa, il Terzo Settore
Il consiglio dei ministri ha prodotto però anche una serie di numeri per investimenti e fondi. Nell’ordine: sui crediti alle imprese sblocco ”immediato e totale dei debiti della P.a.: 22 miliardi già pagati e 68 miliardi che pagheremo entro luglio” (il cdm ha dato l’ok ad un ddl che sarà seguito da un decreto); 500 milioni di euro in più per il fondo di garanzia per le Pmi per la lotta al credit crunch, “vero o presunto che sia e che ha già garantito 10 miliardi di accesso al credito: una misura che le aziende sanno essere rilevante”; sulla scuola “abbiamo alimentato a 3,5 miliardi il plafond a cui attingere per Comuni, Province per le scuole e chi vuole attingere lo farà con procedure semplificate. E l’unità di missione sarà attiva a Palazzo Chigi e lavorerà in collaborazione con il Miur”; sui fondi europei “tutte le volte diciamo ‘ce lo chiede l’Europa’ e mettiamo una serie di vincoli: l’Europa ci chiede di spendere bene i soldi che abbiamo bloccato e che investiremo da subito: 3 miliardi di fondi europei”; sulla casa il governo ha approvato un decreto con un piano casa che avrà un impatto di 1,7 miliardi; sul Terzo settore dal primo giugno ci saranno 500 milioni di fondo per le imprese sociali, per chi vuole creare imprese sociali. E’ una misura che caratterizza questo governo, sono grato a chi dal terzo settore me lo ha suggerito, il terzo settore che poi è il primo e va incoraggiato”; sulla ricerca il Governo prevede un “aumento del credito di imposta per i ricercatori. L’obiettivo, da qui al 2018, è creare 100mila posti di lavoro. Il tutto per 600 milioni”; sul costo dell’energia “un taglio per le Pmi pari a 14 miliardi di euro verrà ridotto del 10% attraverso la rimodulazione del paniere della bolletta energetica”.

Lavoro, contratto a termine: il limite innalzato da uno a tre anni
Per quanto riguarda il lavoro sono previsti un decreto legge ed un disegno di legge per il lavoro: “Il ddl è una delega per riorganizzare l’intero sistema e sarà il Parlamento a discuterne”. Tra i punti contenuti nel decreto, il prolungamento da uno a tre anni della durata massima del contratto a termine, “applicabile senza causale per un massimo del 20% sul totale dei lavoratori”. Renzi ha parlato di un allargamento della “Garanzia giovani alla fascia 18-29 anni”. Il programma Ue (18-24 anni) nasce per garantire ai giovani entro 4 mesi dal termine degli studi o dalla disoccupazione una opportunità di lavoro o di proseguimento degli studi. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha annunciato la riforma dei contratti di lavoro che il governo tenterà di completare entro 6 mesi. 

Quanto alle imprese, quelle virtuose pagheranno “un miliardo in meno in premi Inail”, ha aggiunto Poletti spiegando che “noi premiamo chi merita di essere premiato, non chi è in morosità. Ci sono dei criteri chi è dentro avrà riduzione”. 

Poi la riforma degli ammortizzatori sociali. Nel ddl delega sul lavoro si andrà verso l’esaurimento della cig in deroga, spiega il ministro del Lavoro, perché “pensiamo più correttamente ad uno strumento universale per tutti i disoccupati, in cui recupereremo Aspi e mini Aspi”. Sussidio che sarà “graduato in ragione del tempo in cui la persona ha lavorato”. Nel ddl delega sul lavoro “si mantengono la cig ordinaria e straordinaria”, introducendo però un “meccanismo premiante, cioè abbassiamo il contributo di tutti ma chi la usa tanto pagherà di più”. Mentre la cassaintegrazione in deroga “deve sparire”.

Le riforme istituzionali
Capitolo importante resta quello delle riforme istituzionali. “Ho illustrato ai ministri un testo di riforma del Senato – ha detto il capo del governo – un ddl costituzione che daremo a forze politiche e sociali. Diamo 15 giorni e poi si porta in Parlamento”. Renzi definisce la trasformazione dell’assemblea di Palazzo Madama in camera delle autonomie un “punto centrale”: “Il Senato non voterà mai più la fiducia al governo, mai più la legge di Stabilità. Oggi la legge elettorale sarebbe già approvata”. E l’Italicum? “La legge elettorale ha molti limiti – dice il presidente del Consiglio – ma non ci saranno mai più larghe intese e chi vince governa 5 anni. E’ una rivoluzione impressionante, c’è un cambio strutturale”. In generale, assicura Renzi, “non si è mai visto un percorso di riforme così corposo e significativo. Se non riesco a superare il bicameralismo perfetto considero chiusa non l’esperienza del Governo ma la mia esperienza politica. Non ho paura a rischiare me stesso”.

 

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