Sono quasi 400mila le slot installate in Italia e 40mila le videolottery. Sempre di più anche coloro che giocano e, spesso, si rovinano con queste macchinette. A Virgilio, comune dell’hinterland mantovano, gli amministratori si sono inventati un sistema nuovo per combattere questa dipendenza: bloccare gli aiuti sociali a chi verrà trovato a giocare. “Ci sono persone – spiega il vicesindaco Francesco Aporti – che a Virgilio ‘bruciano’ i contributi sociali nelle macchinette. Li abbiamo visti noi giocare nelle sale slot e poi fare la fila agli sportelli dei servizi sociali per richiedere gli aiuti economici”. Sono indigenti, che hanno diritto a quei soldi. Ma sono malati, ludopatici

“Per cercare di mettere un freno a questo fenomeno – prosegue il vicesindaco – abbiamo pensato di applicare una modifica al regolamento comunale sulle misure di contrasto alla povertà. Questa ci consente di bloccare l’erogazione dei contributi in denaro a persone, iscritte negli elenchi dei servizi sociali, che vengano trovate più volte, in seguito a controlli di Polizia Locale, a giocare nelle sale slot o nei bar che hanno queste macchinette. In questo modo abbiamo anche gli strumenti per rimodulate l’aiuto, magari sostituendo il denaro con forme alternative, quali il pagamento da parte nostra di utenze o la consegna diretta di aiuti alimentari”.

Ma come si arriva a scovare chi si gioca i contributi sociali? “La Polizia Locale – continua Aporti –  due volte a settimana entra in queste sale e identifica le persone presenti. Il verbale di intervento viene poi inviato ai servizi sociali che incrociano i dati con i loro elenchi di indigenti. Se qualche nome compare in maniera assidua nei rapporti degli agenti, allora spetterà all’assistente sociale decidere come intervenire. Anche bloccando l’erogazione degli aiuti”. Insomma, i Comuni cercano di difendersi come possono.Per aprire una sala slot basta l’autorizzazione della Questura. Il Comune può solo prenderne atto: “Lo Stato ci mette in difficoltà – prosegue il vicesindaco – e abbiamo le mani legate. Vediamo crescere questo fenomeno del gioco legalizzato e non possiamo fare nulla per contrastarlo, neppure a fronte di problemi sociali come le dipendenze”.

Una legge della Regione Lombardia, che sta per diventare operativa, potrebbe dare una mano ai comuni che combattono, disarmati, contro il proliferare delle sale. Contiene direttive virtuose, come il divieto di collocare nuovi apparecchi entro un limite massimo di 500 metri da ‘luoghi sensibili’ (scuole, oratori…) e prevede incentivi ai bar che disinstallano le slot. Per renderci conto delle dimensioni del fenomeno, abbiamo provato a entrare in alcune di queste sale aperte 24 ore e già frequentate di prima mattina. Abbiamo trovato molta ostilità da parte dei gestori. Uno di loro ci ha detto che per lui quella di aprire una sala da gioco è stata una scelta forzata, dettata dalla crisi. Fa il costruttore edile, ma il mercato è fermo. Ora, però, apriranno una nuova sala slot a cinquanta metri dalla sua e il suo investimento, da 300mila euro, rischia di andare in fumo. Per lui il giocatore ideale è quello che spende 50 euro (non specifica se al giorno, a settimana…) non quello che si rovina, perché quello, poi, non torna più. Dice che è stanco di ipocrisie sul gioco, perché il primo a guadagnarci è lo Stato. “E poi – conclude – pensa che se i Comuni avessero un ritorno economico, continuerebbero a fare battaglie per arginare il fenomeno della ludopatia?”.

Video di Giulia Zaccariello

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