L’International Sociological Association ha recentemente pubblicato un articolo di Klaus Dörre, Stephan Lessenich e Ingo Singe dell’Università Friedrich-Schiller-University di Jena, Germania, nel quale gli autori spiegano perché l’Istituto abbia deciso di boicottare l’esercizio di valutazione del CHECenter for the Development of Higher Education, ricevendo la solidarietà della Associazione di sociologia tedesca (GSA) e di numerosi accademici. Riportiamo di seguito la traduzione dell’articolo, che potete leggere nella sua versione integrale qui. Sullo stesso tema era intervenuto qualche giorno fa anche il Times of Higher Education, proponendo una articolata ricostruzione degli avvenimenti. Anche in Italia la classificazione di riviste e i criteri della VQR, esercizio di Valutazione della Qualità della Ricerca, sono stati sottoposti ad aspra critica. Non vi è stata, tuttavia, una presa di posizione così netta, che ricorda per determinazione le modalità con cui nel 2012 il Council for the Defence of British Universities, in Inghilterra, si proponeva di difendere la qualità dell’università inglese dalle finalità del mercato. La cosa è interessante, in verità, in quanto in Italia l’esercizio di valutazione è stato notoriamente accompagnato da affermazioni forti. Nonostante il basso numero di laureati italiani, da subito il Coordinatore della VQR aveva esplicitato che al termine dell’esercizio di valutazione “qualche università dovrà essere chiusa”, e questo radicale impatto si fa sempre più concreto con l’introduzione di AVA, un nuovo esercizio di “Auto-valutazione, Valutazione e Accreditamento” che promette di tagliare in tempi rapidissimi una quota sostanziale dell’offerta formativa di ogni ateneo. Quali le ragioni di questa differenza? Questa è la domanda aperta che gli eventi ci restituiscono, mentre proponiamo di seguito la traduzione dell’articolo di di Klaus Dörre, Stephan Lessenich e Ingo Singe.

“Le università e le istituzioni dell’istruzione terziaria di tutto il mondo stanno attraversando una trasformazione strutturale, guidata dai principi dell’università-impresa. L’imposizione del New Public Management significa che le università sempre di più vengono gestite come imprese private. Le risorse vengono allocate sulla base della performance e di obiettivi predeterminati. Il capitalismo accademico è entrato in Germania, e i suoi strumenti principali sono ranking di dipartimenti e classifiche. Gli svantaggi includono una routine accademica incentrata su indicatori quantitativi di performance (fondi di ricerca, numero di studenti di dottorato e laureati) che trascura gli indicatori qualitativi. Il lavoro accademico è profondamente cambiato nei suoi contenuti e nella sua struttura. Didattica e ricerca sono continuamente inibite dalla crescita delle responsabilità amministrative. C’è una logica incrementale in questi esercizi di misurazione della performance (“sempre di più e mai abbastanza”), che si traduce in un’intensificazione del lavoro, stress e sovraccarico in tutti i gruppi di lavoro accademico. Gli effetti negativi sulla qualità della ricerca e della didattica sono un’esperienza sempre più diffusa.”

La German Sociological Association (GSA) ha pertanto deciso di prendere posizione contro il capitalismo accademico e di boicottare il ranking CHE del 2013 (Center for the Development of Higher Education), che è certamente la classifica più influente nel mondo tedesco. […] L’annuncio è stato dato poco dopo la pubblicazione dei risultati del ranking del 2011. La mozione del dipartimento diceva:

“Il nuovo CHE Ranking 2011/12, pubblicato in Die Zeit, ha valutato l’Istituto di Sociologia della Friedrich-Schiller-University tra i migliori in classifica. Siamo compiaciuti per questa espressione di apprezzamento del nostro lavoro. Ciononostante, siamoprofondamente scettici circa lo strumento del ranking come tale. Crediamo che le informazioni veicolate dal ranking di CHE siano di scarsa qualità, se non altro per una ragione, un numero significativo di istituti è stato valutato sulla base di dati incompleti. Innanzitutto, i ranking universitari sono strumenti finalizzati a introdurre una cultura competitiva in accademia. Producono sistematicamente vincitori e vinti ma non aiutano ad aumentare la qualità del lavoro scientifico. L’Istituto di Sociologia pertanto ha deciso di non partecipare a questo ulteriore giro di competizione. Come già affermato, ci consulteremo con il direttivo e il consiglio della GSA per coordinare un approccio unitario della nostra disciplina. In questa occasione, deve esserci uno scambio per trovare sturmenti appropriati in grado di garantire qualità e modalità per offrire agli studenti informazioni sui differenti programmi di sociologia nelle università tedesche”.

Il boicottaggio, ampiamente seguito dalla stampa, ha ricevuto l’adesione della German Sociological Associatio (GSA) e della maggioranza dei dipartimenti di sociologia della Germania. È stato anche supportato da altre discipline. Storici, studiosi di letteratura inglese, pedagogisti e politologi hanno deciso di non partecipare alle classificazioni del CHE per il momento.

La protesta non ha ricevuto il supporto incondizionato delle amministrazioni universitarie. E la GSA ha puntualizzato che non rifiuterà la valutazione della performance per ragioni di principio. Nell’ottobre 2012 il consiglio direttivo della GSA ha deciso di introdurre un sistema informativo esclusivamente descrittivo per gli studenti. Ha anche deciso di organizzare un gruppo di lavoro chiamato: “Task Force Studiengangsevaluation” che intende discutere modalità alternative per stabilire criteri di valutazione validi. Il boicottaggio entrerà nella sua “fase calda” nel semestre estivo del 2013. I mesi successivi mostreranno se il boicottaggio viene supportato da un numero sufficiente di studenti e studiosi. Per il momento, il suo risultato è incerto, ma i sociologi di Jena, e in generale della Germania, stanno chiedendo alla comunità scientifica internazionale di dare solidarietà alla loro iniziativa e di boicottare i ranking universitari”.

Per maggiori informazioni www.soziologie.de/che

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