E’ guerra nel Pdl, spaccato dal nodo delle ‘liste pulite’. O meglio ‘quasi’ pulite, perché se da una parte Marcello Dell’Utri fa un passo indietro, è ancora in bilico la candidatura di Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’Economia oggetto di due richieste d’arresto (respinte dalla Camera) e definito dal gip di Napoli Egle Pilla “il referente politico nazionale del clan dei Casalesi”. Nel primo pomeriggio di domenica, dall’account twitter del Pdl Campania è stato linkato un articolo del sito Notix, che lo dà per certo al Senato. Notizia che finora non ha trovato alcun riscontro ufficiale, mentre Berlusconi a SkyTg24 ha spiegato che la sua candidatura è ancora “sub iudice”.

Promossi invece Denis Verdini, indagato per finanziamento illecito e truffa aggravata e Roberto Formigoni, indagato nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che ha travolto la Regione Lombardia. Resterebbero invece fuori Laboccetta, Landolfi, Viespoli, Papa. Lo stesso Papa, tuttavia, ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di ritirare la propria candidatura. “Non intendo ritirare la mia candidatura”, ha detto il deputato, invitando – ma forse si dovrebbe dire sfidando – il Cavaliere a decidere lui stesso cosa fare. “Com’è noto al presidente Berlusconi la mia ferma volontà di portare avanti la battaglia per un sistema carcerario rispettoso della dignità umana e per una riforma organica della giustizia nasce dalla mia esperienza e dal desiderio di dare voce ai troppi che soffrono. Mi era stato chiesto di proseguire nel mio lavoro e così ho fatto”, aggiunge Papa.”Se Berlusconi intenderà far prevalere una linea giustizialista, io ne prenderò atto – conclude – mi sembra però inderogabile la necessità che sia Silvio Berlusconi e solo lui ad assumersi una tale responsabilità di tipo politico, culturale e storico”.

Ancora incerta la posizione di Marco Milanese, mentre l’avrebbe spuntata Luigi Cesaro che fa pesare la decisione di aver rinunciato alla presidenza della Provincia di Napoli proprio per partecipare alle elezioni. Nel corso del sofferto vertice di sabato a Palazzo Grazioli, si è trattato su due tavoli: uno per definire le candidature dei cosidetti ‘impresentabili’ ed uno per il resto delle liste. Secondo alcuni quotidiani locali casertani on line, Cosentino avrebbe “chiamato i suoi e detto di aver vinto la battaglia per la candidatura” al Senato. Ma la notizia non ha trovato conferma. L’unica certezza è che il braccio di ferro tra il segretario Angelino Alfano e Denis Verdini si prospetta ancora lungo e promette sorprese. Le liste vanno consegnate lunedì entro le 20. “Fino ad allora – spiega una fonte – cambieranno molte volte”.

A sorpresa, il Cavaliere ha sposato la linea dura: fuori chi “ha problemi con la giustizia”. Ma c’è da superare la resistenza dei diretti interessati. E a poco è valso, per il Cavaliere, citare “l’esempio” dato da Claudio Scajola, che ha deciso di fare un passo indietro. Il quale, peraltro, ha dato un addio tutt’altro che “sereno” allo scranno parlamentare. L’ex ministro ligure ha detto basta agli “esami da parte di qualcuno” ed ha ritirato polemicamente la propria candidatura, dopo una telefonata dell’avvocato Nicolò Ghedini. E la porta sbattuta da Scajola rischia di avere conseguenze in Regione Liguria, dove il Pdl si è spaccato e c’è la concreta possibilità che nasca un gruppo ‘scajolianò.

Berlusconi, che fino a prima del vertice a Palazzo Grazioli sembrava propenso a ‘salvare’ gli ‘impresentabili’ per garantismo ma anche per calcolo elettorale (hanno un ampio bacino di voti), ha cambiato idea dopo aver letto alcuni sondaggi preparati da Alessandra Ghisleri. Avere liste ‘non pulite’ avrebbe un effetto zavorra per il Pdl su tutto il territorio nazionale. Ci sarebbero forti ripercussioni in Campania, ma soprattutto in Lombardia, regione chiave per gli equilibri del Senato. Insomma, sarebbero più i voti persi con le candidature sotto accusa che quelli del loro bacino di preferenze. Di diverso avviso, riferiscono fonti, è Denis Verdini. Il coordinatore del Pdl avrebbe sottolineato che in Campania il risultato al Senato è in bilico ed i voti di Cosentino sarebbero determinanti.

A dare forza alla tesi delle ‘liste pulite’ arriva la mossa del Pd. I democratici hanno escluso quattro candidati dalle liste elettorali, mettendo così in un angolo il Pdl. Non adeguarsi – si spiega – significherebbe prestare il fianco agli attacchi mediatici degli avversari. Cosentino, aggiungono, non ha alcuna intenzione di cedere ed ha anche rifiutato la proposta di presentarsi in un’altra lista di centrodestra. Oltre alle ‘liste pulite’, si discute anche delle candidature nel resto d’Italia. E già filtra qualche indiscrezione. Berlusconi potrebbe rinunciare al ruolo di capolista al Senato al Nord. Renato Schifani sarà capolista per il Senato in Sicilia, mentre Angelino Alfano dovrebbe guidare la lista per la Camera (con Antonio Martino). Per Alfano possibile anche la guida della lista nel Lazio, dove invece rischia l’esclusione l’ex An Barbara Saltamartini – riferiscono fonti interne – “per la sua ‘simpatia’ nei confronti di Monti”.

Polemiche interne, invece, per la possibile presenza di Francesco Battistoni, succeduto a Franco Fiorito come capogruppo alla Regione, come numero 4 nella lista Lazio 2. Chiede spazio anche Mariarosaria Rossi, fedelissima del Cavaliere, che ambisce ad un ruolo da capolista. Sembra tramontare, invece, la candidatura di Flavio Briatore in Sardegna. L’imprenditore avrebbe preferito fare un passo indietro. In Liguria il capolista sarà Daniele Capezzone per il Senato e Sandro Biasotti alla Camera. In Calabria, oltre alla conferma di Jole Santelli dovrebbero trovare spazio Dorina Bianchi e Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato ucciso. Il governatore Giuseppe Scopelliti resterà alla Regione, tenendo fede all’impegno preso in campagna elettorale. C’è poi il capitolo dei parlamentari in bilico. Rischiano, a causa del numero di legislature, due pezzi grossi come Osvaldo Napoli e Stefano Saglia. Ci sarà, invece, l’ex ministro Maurizio Sacconi.

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