“L’azione militare contro la Siria non è una opzione da escludere” inizia così un’intervista di France 2François Hollande. Il neo eletto presidente della Francia ha poi specificato: “La condizione è che si faccia nel rispetto del diritto internazionale, vale a dire con l’avallo del consiglio di sicurezza dell’Onu”. Quella dell’inquilino dell’Eliseo è una sorta di rilancio di “opzione libica” per Damasco. Ipotesi molto diversa da quella prospettata nei giorni scorsi dalla Casa Bianca (che pensava all’esilio del presidente siriano Assad, come avvenuto alcuni mesi fa in Yemen). Questo succede anche perché il giudizio severo di Hollande segue l’evoluzione tragica degli eventi nel Paese mediorientale. 

Poi Hollande torna sulla serie di espulsioni degli ambasciatori siriani dai principali Paesi occidentali (Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia tra gli altri): “Non potevo restare senza reagire rispetto al massacro in Siria di questi ultimi giorni”. Ma la sola protesta diplomatica per l’inquilino dell’Eliseo non è sufficiente, infatti ha insistito sulla necessità di “rafforzare le sanzioni, che devono essere ancora più dure”. Il presidente francese sottolinea che Mosca è il maggior ostacolo ad azioni incisive verso la Siria: “Dobbiamo convincere il presidente russo Vladimir Putin della necessità di una nuova risoluzione del consiglio di sicurezza dell’Onu per fermare la repressione in Siria”. L’occasione per uno scambio di opinioni faccia a faccia non è lontana: venerdì prossimo i due rispettivi capi di stato si riuniranno per un colloquio. Secondo il presidente francese poi bisogna dialogare anche con la Cina per sbloccare il dossier siriano.

La Russia, infatti, dopo le resistenze ripetute ai provvedimenti più severi che il resto della comunità internazionale avrebbe voluto, ha espressamente spiegato che non espellerà il rappresentante diplomatico siriano a Mosca. “Certamente questa misura non viene presa in considerazione dal mio Paese”, ha detto l’ambasciatore russo all’Ue, Vladimir Chizhov, durante un briefing in vista del vertice Russia-Unione Europea in programma il 3 giugno a San Pietroburgo. Il diplomatico russo ha anche sottolineato che sull’eccidio di Hula ci sono responsabili “molto probabilmente da entrambe le parti”. Chizov ha ribadito che Mosca “non ha risparmiato alcuno sforzo” per indurre il regime a fermare la violenza e “ci aspettiamo che altri che parlano a sostegno dell’opposizione facciano pressioni simili” su di loro.

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