“Se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo”. A dirlo è stato l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, al convegno “Unthinkables” degli ex allievi dell’università Bocconi. Il suo ragionamento era partito da lontano, cioè dal 1968: secondo Marchionne, quello del Sessantotto, fu un “movimento di lotta pienamente condivisibile che ci ha permesso di compiere enormi passi avanti nelle conquiste sociali e civili”, ma dall’altro lato ha avuto “purtroppo un effetto devastante nei confronti dell’atteggiamento verso il dovere”.

“Oggi – ha continuato – viviamo nell’epoca dei diritti, il diritto al posto fisso, al salario garantito, al lavoro sotto casa, a urlare, sfilare e pretendere”. Certo, l’ad di Fiat ha precisato che si tratta di “diritti sacrosanti che vanno tutelati, ma se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo”. Per questo il manager invita a “tornare ad un sano senso del dovere, alla consapevolezza che per avere bisogna anche dare”.

Durante lo stesso convegno Marchionne ha rassicurato, in qualche modo, spiegando che delocalizzare per un’azienda è pericoloso ed è tornato agli episodi drammatici degli ultimi due giorni con un artigiano edile e un operaio che si sono dati fuoco il primo davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate di Bologna, il secondo – che non riceve lo stipendio da 4 mesi – davanti al Comune di Verona: “I gesti drammatici che hanno coinvolto in modo indistinto operai, artigiani e imprenditori sono lo specchio di una situazione insostenibile”. “Si tratta – ha aggiunto – di sofferenze umane legate al mondo del lavoro, quel lavoro su cui è fondata la nostra Repubblica e che sta scomparendo sotto i colpi della crisi”. Per cui “quei gesti disperati non sono isolati fatti di cronaca”.

La Fiom: “Idea autoritaria”. La dichiarazione sui diritti ha fatto inevitabilmente arrabbiare il segretario della Fiom Maurizio Landini: Marchionne, secondo lui, “ha un’idea autoritaria” dell’impresa che “non porta frutti”. “Sarebbe necessario – ha affermato Landini – tornare ai prodotti. Marchionne ha una idea autoritaria di gestione che non sempre ha portato frutti. Marchionne si contraddice sempre, dimostri di saper fare auto con buoni diritti perché fare cattivi prodotti con pochi diritti, non è una novità”. In particolare la Fiom sottolinea che il piano della Fiat per Mirafiori “sta continuando a slittare” e che per lo stabilimento si prevedono “montagne di cassa integrazione”.

Damiano: “Si muore anche di promesse mancate”. Ma una risposta arriva anche dall’ex ministro del Lavoro (piemontese) Cesare Damiano: “Io penso che si possa anche morire di promesse mancate” spiega, riferendosi a Fabbrica Italia “investimento da tempo annunciato con l’obiettivo di rilanciare produzione, occupazione e nuovi modelli della Fiat ma del quale si è visto per il momento abbastanza poco. Promesse non mantenute che non sono estranee ai record negativi, in particolare del marchio Fiat, registrati nell’ultimo periodo nel mercato dell’auto. Se vogliamo che il paese esca dalla crisi è necessario abbandonare una linea esclusivamente rigorista e prevedere, accanto all’indispensabile obiettivo del pareggio di bilancio e della diminuzione del debito, anche quello di investimenti per la ripresa produttiva e per lo sviluppo”.

Il crollo delle vendite. Marchionne ha poi parlato anche a un convegno di Italia Futura, l’associazione di Luca Cordero di Montezemolo, e si è soffermato sul crollo delle vendite: “Il mese di marzo è stato orribile, il calo dei volumi di auto in Italia si aggira intorno al 40% e non è colpa solo delle bisarche”. Lo sciopero degli autotrasportatori era stata la giustificazione inserita in una nota dalla Fiat quando erano usciti i dati delle immatricolazioni. “Il mercato – ha aggiuntoMarchionne – si attesterà nel 2012 a quota 1 milione 500 mila. Abbiamo perso un milione di vetture, siamo al 40% dei volumi in meno rispetto al 2007”.

La riforma del lavoro. Il manager della Fiat non ha tralasciato neanche il dibattito sulla riforma del lavoro, sulla quale ha le idee chiare: “Bisogna fare la riforma non c’è alternativa. Mi dica quanti altri Paesi – ha aggiunto parlando con i giornalisti – hanno un sistema come il nostro. Nessuno, quindi bisogna cambiarlo. Come lo decide Monti e il suo governo, abbiamo grandissima fiducia in lui come persona e come gestore. Non potevamo avere di meglio, facciamolo gestire”. Secondo Marchionne “è stata tradizione del sistema italiano trovare sempre compromessi, ora questo non funziona”. Mai Marchionne penserebbe di dare consigli a Monti: “Mai e poi mai” ha risposto a chi gli chiedeva se c’è una possibilità che entri in politica. “Ognuno fa il suo mestiere, lui il suo, io il mio – dichiara – Sarebbe come chiedere a Monti come avrebbe fatto la Panda. Poi si può anche criticare ma non si può fare l’allenatore del lunedì mattina, non è una buona cosa”. Preoccupato per la Up, nuova auto a 5 porte della Volkswagen? “No, non mi preoccupa”.

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