Dopo l’ondata di arresti di due giorni fa, quando sono finiti in manette 26 attivisti No Tav, il popolo che si oppone alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione è tornato in piazza. In realtà la manifestazione era in programma da circa un mese, e l’operazione ordinata dalla procura di Torino è servita come cassa di risonanza per chiamare a raccolta molti più manifestanti. Tant’è che uno degli slogan più scanditi durante il percorso è stato: “Gli arresti non ci spaventano”.

Sotto una pioggia mista a neve, qualche migliaio di dimostranti ha attraversato le strade del centro del capoluogo piemontese verso piazza Castello, sotto la sede dell’amministrazione regionale.

Il corteo è stato aperto da un cordone di manifestanti che spingevano alcune carriole contenenti le macerie del cantiere della Maddalena di Chiomonte: tronchi di alberi, pezzi di recinzione e bossoli di lacrimogeni. “Restituiamo ai signori del Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un intera valle”, hanno detto i dimostranti. Attorno a loro un folto gruppo di clown, alcuni travestiti da militanti No Tav, altri da militari, che hanno messo in scena una rappresentazione ispirata “all’occupazione militare della Val Susa e dell’area dove sorgeva il presidio della Maddalena” sgomberato a giugno dalle forze dell’ordine.

Una volta arrivati a destinazione, i manifestanti hanno rovesciato il contenuto delle cariole nello spiazzo antistante il palazzo della Regione che era protetto da un ingente schieramento di polizia. “Oggi riportiamo a casa loro le macerie che hanno fatto in Valle, ci hanno distrutto la Val Clarea e la Maddalena”, ha spiegato Alberto Perino, uno dei portavoce storici del movimento.

Anche alla luce della recente operazione della Digos, la paura era che l’iniziativa di oggi si potesse trasformare in una giornata di scontri e violenze. Gli ordini di custodia cautelare sono scattati in seguito agli episodi del 27 giugno, in seguito allo sgombero del presidio di Chiomonte da parte delle forze dell’ordine, e del 3 luglio, giorno di un’altra manifestazione contro i cantieri dell’Alta velocità teatro di gravi incidenti fra polizia e manifestanti. Il rapporto della Digos parla di “strategia militare” delle frange più radicali del movimento e hanno definito il presidio sgomberato quest’estate come un “ricettacolo permanente di esponenti della violenza organizzata nazionale ed europea”.

I timori per eventuali incidenti sono cresciuti ieri, dopo la contestazione avvenuta a Chivasso contro l’assessore regionale Claudia Porchietto. Una ventina di esponenti del movimento ambientalista della cittadina piemontese ha protestato contro gli arresti e ha lanciato uova contro i muri esterni della pro-loco dove si teneva l’incontro con l’assessore. Anche per questo, da più parti è arrivato l’invito a mantenere la calma e a manifestare in modo pacifico: dal sindaco di Torino Piero Fassino, al governatore piemontese Roberto Cota fino al ministro del Welfare Elsa Fornero.

Per fortuna le preoccupazioni che hanno accompagnato la vigilia della manifestazione si sono rivelate infondate e il corteo ha attraversato la città in modo pacifico e a tratti festoso. Gli unici episodi degni di nota sono un lancio di uova contro i muri della libreria della Stampa in via Roma e qualche scritta sui muri inneggiante alla liberazione degli attivisti arrestati nei giorni scorsi.

“Un ottima manifestazione”, ha detto Perino che ha condannato duramente l’operazione di giovedì scorso: “Hanno messo in galera  qualcuno che tirava i sassi, per dimostrare che il movimento No Tav non è pacifico ma che ci sono degli infiltrati”.

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